Nel gioco degli scacchi si chiama “mossa del cavallo”. Il cavallo è, nella scacchiera, l’unico pezzo che può scavalcare gli altri e, quindi, in modo inatteso e imprevedibile, cambiare le coordinate del discorso. Spiazzare, in sostanza. Chissà? Forse Matteo Salvini, per uscire dallo stato scomodo in cui si trova (maggioranza nel Paese e opposizione al governo), sta per tentare proprio questa mossa. O forse, prima di tentarla, sta gettando dei sassolini di prova, “per vedere di nascosto l’effetto che fa”, come diceva la canzone.
Oggi, il Salvini che non ti aspetteresti se ne è uscito a Milano con una frase a cui ha voluto dare così tanto risalto da postarla sui social (ove “l’effetto che fa”, almeno sugli aficionados, si vede subito, dai like e dai commenti in calce): “Stiamo vivendo – ha detto – un momento drammatico in cui dovremmo fermarci e smettere di fare polemica. Se vogliamo salvare l’Italia sediamoci ad un tavolo, scegliamo alcuni interventi urgenti comuni e ridisegniamo le regole, altrimenti il Paese rischia di affondare”.
Parole che avrebbe certamente potuto affermare un vecchio democristiano, ma che suonano come una novità in bocca ad uno dei protagonisti dello scenario politico attuale, che sulla divisività è fondato. Con una scelta a mio avviso da maestro, lo ha fatto proprio il giorno in cui, nella mitica Piazza San Giovanni delle lotte sindacali, le “Sardine” hanno promesso di portare ben centomila persone. Cosa altro fanno, infatti, le “Sardine” se non dividere, se non dire “noi e loro”, anzi “noi e Lui”? È dato scorgere, dietro la faccia da bravi e sprovveduti ragazzi dei loro leader, un minimo di proposta politica che vada oltre il “no a Salvini”? Quella delle “Sardine” è in verità una delle più prevedibili sedicenti “novità” del dibattito pubblico italiano: movimenti apparentemente spontanei (dal “popolo viola” ai “girotondi” per intenderci) che ogni tanto sorgono non “per” ma “contro” qualcuno (ieri Craxi e Berlusconi oggi Salvini).
Oltre a questo, null’altro se non il generico richiamo al fascismo e le note di “Bella Ciao” in sottofondo. Sapessi che novità? D’altronde, anche dall’altra parte, oltre al richiamo alle malefatte della sinistra, spesso poco altro si sente. Ma anche in questo senso, l’ultimo Salvini sta cercando di rompere il gioco a somma zero. Significativo, in tal senso, il contesto in cui la frase suddetta è stata pronunciata: una delle tante manifestazioni del “no tax day” indetto oggi in varie parti d’Italia dalla Lega. Che è certamente un no forte alla politica tutta tasse e redistribuzione del governo, ma è anche uno spostare il tiro su un terreno, quello economico, ove i segni della crisi e del declino sono evidenti e in prospettiva potrebbero addirittura degenerare in tensioni sociali (in Francia già ci siamo). Segni che toccano la pelle stessa delle persone e dove effettivamente un minimo di concordia nazionale, almeno sulle regole, è necessaria. Di fronte al dramma degli esclusi e delle ipertassate partite Iva, Salvini ha capito che l’happening di Piazza San Giovanni sembrerà ai più un gioco da ragazzini viziati o da attempati radical chic (quelli, per intenderci, con “il cuore a sinistra e il portafogli a destra”). Anche dal punto di vista comunicativo, la “mossa del cavallo” sembra riuscita.