Nell’anno delle celebrazioni del settantesimo anniversario dalla sua fondazione, i leaders dei governi dell’Alleanza Atlantica si sono incontrati a Londra, per un vertice che ha permesso loro di confrontarsi sul futuro della Nato e sulle sfide strategiche che la attendono nei prossimi anni.
L’agenda della discussione era infatti particolarmente densa di temi fondamentali per la sicurezza comune: dal terrorismo globale alle nuove minacce ibride, dal confronto con la Russia alle nuove tecnologie alla corsa allo spazio fino al tema dell’ascesa cinese, particolarmente sentito da parte americana, e sempre più di rilevanza generale per tutti gli alleati, visti gli interessi cinesi crescenti in Africa e in Europa.
Se sul versante della spesa, questa volta, sono stati ben evidenziati i passi avanti fatti anche dagli alleati europei, sono state questioni di natura diversa, politica ed economica, a segnare un dibattito a tratti aspro tra alcuni partecipanti.
Le cronache di questi giorni, infatti, hanno riportato alcuni episodi, e dichiarazioni, relativi alle divergenze tra i partecipanti al vertice. In particolare, fin da prima del suo inizio, sono stati il presidente americano Donald Trump, ma anche il turco Erdogan e quello francese, Emmanuel Macron ad attirare le maggiori attenzioni.
Non pochi analisti hanno rilevato le difficoltà che l’Alleanza starebbe attraversando in questo fase, a partire dalle nuove minacce di dazi americani verso i prodotti francesi, o dalle posizioni assunte dalla Turchia in Medio Oriente. Pesano indubbiamente polemiche e difficoltà nelle relazioni tra Paesi alleati che nel corso degli ultimi mesi, su alcuni dossier, hanno visto emergere non poche divisioni, pesa la diffidenza di alcuni paesi europei verso gli Usa, ma non sono ovviamente nemmeno passate inosservate le dichiarazioni del Presidente Macron, all’Economist, in cui aveva dichiarato celebralmente morta l’Alleanza Atlantica.
È indubbio che questo vertice sia caduto in momento storico e politico molto complesso per tutti i suoi protagonisti. La Gran Bretagna, Paese ospitante, immersa in una difficile campagna elettorale e alle prese con il complicato percorso della Brexit, gli Usa alla vigilia dell’anno elettorale presidenziale e in pieno confornto sull’Impeachment, numerosi Paesi europei alle prese ognuno con propri problemi politici interni. Il contesto internazionale, sempre più competitivo, con un protagonismo sempre più forte delle potenze estranee alla Nato e un generale clima di nazionalismo crescente in molti paesi. Non mancano, è vero, elementi di frizione e divisione, frutto anche di visioni strategiche differenti tra alcuni paesi sulle due sponde dell’Atlantico: il disegno francese verso l’Europa è chiaramete diverso, per motivi storici, da quello americano o britannico. Invece sarebbe importante investire tutti insieme, a prescindere dalle differenze, su un rilancio politico dell’Alleanza. Su questo il vertice comunque delle risposte le ha date, trovando un’ampia convergenza su molti obiettivi comuni per la sicurezza di tutti.
Dunque è evidente che in questo momento i rapporti interni alla Nato siano molto tesi, tra alcuni dei suoi protagonisti, soprattutto per motivi che originano anche da visioni differenti o da problemi di natuta interna. Sarebbe sbagliato negarlo, ma questo non significa che la Nato sia ormai immersa in una crisi irreversibile. Anzi. Non sarà questo il primo momento di difficoltà interno, nella sua lunga storia, che ha vissuto o vivrà.
Proprio per la natura che il vertice aveva è utile invece riflettere sul suo senso storico più profondo. Perché soprattutto nei momenti di difficoltà, cercare di ripartire trovando una sintesi nei valori, nella storia e nei successi comuni può essere molto importante.
La Nato settanta anni fa nasceva con dodici Paesi membri. Oggi sono ventinove.
In settanta anni di storia è sopravvissuta a vari momenti di tensione e alla Guerra Fredda, mentre i suoi principali avversari per lungo tempo, dal Patto di Varsavia all’Unione Sovietica, sono scomparsi. Oggi molti dei paesi che un tempo militavano dall’altro lato della cortina di ferro, in orbita russa, oggi sono membri dell’Alleanza, come lo sono paesi usciti pochi decenni fa dalle ombre di regimi dittatoriali. Si pensava che dopo la Guerra Fredda avesse esaurito la sua funzione, invece ha saputo adattarsi ai cambiamenti e riorganizzarsi, rafforzandosi.
Ha affrontato, con successo, molte delle crisi che si sono prodotte nella nuova epoca post Guerra fredda, dalle crisi balcaniche, concluse anche grazie all’intervento della Nato, all’11 settembre 2001, fino alle crisi più recenti. Ancora oggi non solo rimane la più importante e potente alleanza politico-militare del pianeta, non solo è una garanzia di sicurezza per i suoi aderenti, ma rimane anche il principale consesso in cui i paesi del mondo libero, tra Nord America ed Europa, possono stabilmente confrontarsi. Tutto questo non è affatto poco.
Anche in un momento difficile della politica europea e internazionale, poter contare su questo luogo di confronto transatlantico è un fatto di primaria importanza. I primi a doversi battere per il suo rilancio dovrebbero essere proprio gli europei, in considerazione del fatto che anche grazie alla nascita della Nato è stato poi possibile costruire un perimetro di valori comuni, democrazia e sicurezza che ha reso possibili molte delle conquiste successive al 1949. Per un Paese come l’Italia, l’adesione alla Nato ha permesso di uscire dall’isolamento successivo alla guerra mondiale e di poter giocare un ruolo importante fino ad oggi, a livello politico, diplomatico e militare, non solo nel Mediterraneo.
Certamente un’alleanza si fonda anche sul rispetto e la fiducia reciproca tra i suoi aderenti. Indubbiamente, negli ultimi anni, certi toni e scelte di alcuni membri dell’Alleanza possono aver leso sia l’uno che l’altra. Ma anche questo si può superare, come è già successo in passato.
La Nato resta un punto fermo necessario a tutti i suoi membri. E questo punto è stato ribadito di fatto da tutti i partecipanti al vertice di Londra. Perché è evidente che non solo la garanzia della sicurezza reciproca, ma soprattutto il confronto con i nuovi scenari internazionali e l’ascesa di protagonisti globali come Russia e Cina, rendono indispensabile l’esistenza di un soggetto politico forte e coeso come la Nato. Che come lo è stato per settanta anni, potrà continuare a cambiare e crescere, adattandosi e rispondendo alle nuove necessità e ai cambiamenti del mondo.