Non occorre andare lontano quando si parla di paradisi fiscali. A fare il bilancio è Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, intervenuto al convegno “La comunicazione al tempo dei social” organizzato da SocialCom alla Camera dei deputati. “Fino a qualche anno fa, quando si parlava di paradisi fiscali, si pensava a Panama, alle isole Cayman o alle isole Vergini. Oggi non occorre andare tanto lontano: questi paradisi fiscali si trovano in Europa e usano l’euro”, ha detto Rustichelli partecipando a un incontro insieme all’ex presidente Antitrust, Antonio Catricalà, dedicato all’evoluzione dei potenziali informativi.
“Sul piano della concorrenza fiscale – ha aggiunto Rustichelli – ci troviamo di fronte a una distorsione estremamente grave, che mina l’idea stessa di una Europa solidaristica. Da pochi giorni Paolo Gentiloni è stato nominato commissario europeo per l’economia e a lui rappresenterò quanto prima il rischio che stiamo correndo, se continueremo a tollerare simili distorsioni”.
“Per venire al merito del problema – ha chiarito il presidente dell’Agcm – , considerate che Olanda, Lussemburgo, Irlanda e Malta adottano delle tassazioni fiscali non sulla base dell’acquisizione del valore all’interno del loro territorio, ma semplicemente come agevolazione fiscale”. Si tratta di “una normativa che produce delle distorsioni di mercato impossibili da giustificare, nel momento in cui viene concessa ad alcune big company una tassazione inferiore all’uno per cento” .
Rustichelli ha ricordato quanto accaduto con Apple che “in Irlanda ha prodotto decine di miliardi di utile, a fronte dei quali ha pagato lo 0,085 per cento di tasse. La Commissaria Margrethe Vestager ha sanzionato la società con una multa di 13 miliardi più gli interessi, ma a beneficiare di questo provvedimento non sono state le casse dell’Europa, ma quelle irlandesi. Teniamo conto – ha proseguito – che nel 2017 l’Irlanda aveva un Pil che era un settimo di quello italiano, di conseguenza sarebbe come se Apple avesse pagato allo Stato italiano cento miliardi di euro. Ora, immaginate cosa avrebbe potuto significare un introito di cento miliardi per le finanze del nostro Paese”.
Il Pil dell’Irlanda negli ultimi cinque anni è cresciuto del 65%, il Pil italiano del 5% , quello del Lussemburgo è cresciuto del 16% e quello olandese del 12%. “A contribuire a questo aumento – ha spiegato Rustichelli – sono le stesse aziende italiane che hanno le loro sedi in Irlanda, in Olanda, in Lussemburgo e pagano la metà delle tasse che paga un loro dipendente. Il reddito pro capite in Lussemburgo è di 81.000 euro , in Irlanda di 58.000, in Olanda di 41.000, in Italia di 26.800: 15 anni fa il reddito pro capite in Italia era superiore a quello odierno”.
È indubbio, ha detto ancora il presidente dell’Antitrust, che “l’Europa deve ritrovare il senso della solidarietà, anche attraverso l’aiuto ai singoli Paesi, a condizione però che questo non diventi, come accade in alcune nazioni dell’Europa dell’est , un ulteriore strumento di distorsione del mercato del lavoro. Il costo mensile del lavoro di un operaio slovacco equivale al costo di una giornata di lavoro di un operaio tedesco e a poco più di una giornata di lavoro di quello italiano. È chiaro che se io devo produrre delle lavatrici, l’azienda in Italia la dovrò chiudere e andrò a produrle dove il costo del lavoro è enormemente più basso. Ma non basta: quegli stessi Paesi investono in sicurezza sul lavoro e in tutela ambientale infinitamente meno di quanto facciano le nostre aziende”.
“Questo non va bene e rischia di mettere in pericolo la natura stessa dell’Europa, quella stessa Europa che ha portato un grande benessere alla mia generazione e a quella precedente, ma che oggi rischia di non poter più garantirlo alle generazioni future – ha concluso Rustichelli -. Dal punto di vista dell’Autorità che presiedo dobbiamo puntare la nostra attenzione su questi pericolosi disallineamenti perché minacciano la libertà d’impresa, una sana concorrenza e i diritti dei lavoratori”.