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Chi sono Magallanes e De Grazia, i parlamentari venezuelani arrivati in Italia

I deputati venezuelani Mariela Magallanes e Americo De Grazia sono atterrati a Roma domenica mattina. Sono partiti da Caracas in compagnia del senatore Pier Ferdinando Casini. I due parlamentari venezuelani, oppositori del regime di Nicolás Maduro, vivevano nell’ambasciata italiana in Venezuela dal 9 maggio, quando sono stati accusati dal governo di avere partecipato al fallito colpo di Stato di aprile e hanno visto revocata la loro immunità parlamentare da parte del Tribunale Supremo di Giustizia venezuelano.

Il viaggio di Magallanes e De Grazia ha scatenato un altro attacco dell’opposizione contro il regime di Maduro. In un comunicato ufficiale, i deputati del partito di opposizione La Causa R hanno denunciato Maduro di aver commesso “un nuovo crimine di lesa umanità”, costringendo all’esilio i deputati. Hanno annunciato “azioni davanti ad organizzazioni internazionali per la violazione dell’articolo 50 della Costituzione, che vieta l’espulsione dal territorio nazionale di venezuelani”.

L’ambasciata italiana del Venezuela ha risposto con un’altra nota, nella quale sostiene che Magallanes e De Grazia hanno deciso liberamente di partire in Italia, mentre l’obiettivo di Casini è quello di collaborare nella risoluzione della crisi venezuelana: “L’uscita verso l’Italia di Mariela Magallanes e Americo De Grazia, con Pier Ferdinando Casini, è il risultato di un negoziato che ha come finalità quella di raggiungere azioni umanitarie concrete di fronte alla disponibilità di offrire rinnovate opportunità per la soluzione pacifica della crisi venezuelana”.

“I due parlamentari, ospiti nella residenza dell’ambasciatore in Italia dal 7 e 8 maggio – prosegue il comunicato – non sono stati esiliati e hanno manifestato liberamente il loro interesse a incontrare i loro familiari in Italia. Così come la volontà di sfruttare l’opportunità offerta dalla missione di Casini per raggiungere questo proposito […] Il negoziato cominciato con tutti gli attori in Venezuela è, inoltre, indirizzato a risolvere positivamente altre situazioni delicate che coinvolgono cittadini italiani nel Paese”.

Molto meno pacifico l’atteggiamento del regime di Maduro. Il leader socialista ha ordinato al ministero della Difesa la consegna di 13mila fucili a operai e “corpi di combattenti” del settore civile, e ha deciso di trasformare le fabbriche in caserme per fare fronte alla presunta minaccia militare del governo colombiano.

Circa 15 giorni fa, Maduro annunciò la consegna di altri 320mila fucili a miliziani chiamati a difendere la rivoluzione bolivariana: “Ho dato ordine alle nostre forze armate di restare vigili per difendere la pace a la sovranità della patria, davanti alla pretesa dell’oligarchia colombiana di promuovere azioni di provocazione alla nostra frontiera e così sviare l’attenzione dalla loro situazione interna”.

In una cerimonia trasmessa dal canale della tv statale Venezolana de Televisión, Maduro ha anche spiegato il suo piano per far ripartire l’economia del Venezuela, sfruttando le imprese di ferro, alluminio e bauxite del complesso industriale della Corporazione Venezuelana della Guayana.

Intanto, è partita la strategia di utilizzare le criptomonete nel sistema economico venezuelano. I lavoratori dell’amministrazione pubblica del Venezuela sono stati sorpresi nel vedere molti dei loro stipendi erogati in “petro”, la moneta virtuale promossa dal governo ma che nessuno accetta ancora come pagamento.

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