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Perché il ministro Fioramonti si è dimesso

Con una lettera al premier Giuseppe Conte il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti lascia il suo incarico. Nessuna sorpresa, l’esponente pentastellato avrebbe voluto dimettersi il 23, subito dopo l’ok della Camera alla manovra. Ma Fioramonti si è preso qualche altro giorno. Tra stasera e domani mattina dovrebbe ufficializzare il passo indietro.

Secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera nella lettera Fioramonti “avrebbe spiegato che secondo lui bisognava rivedere l’Iva, anche lasciando l’aumento, per incassare i 2-3 miliardi che chiedeva per il suo ministero e che di fronte al blocco dell’aumento ha capito che non c’era volontà di fare maggiore gettito e dunque non ci sono più le condizioni per andare avanti”.

“Sulla scuola abbiamo fatto passi avanti importanti. Alcuni proprio in queste ore e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E alla fine vedremo se saranno sufficienti”, aveva detto il ministro dell’Istruzione in merito allo stanziamento previsto nella manovra finanziaria in tema di istruzione.

A Trieste, a margine del vertice dei ministri della ricerca, Fioramonti aveva ricordato che “la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza” ma rappresentano “la linea di galleggiamento”.

Era stato il leader della Lega Matteo Salvini a sfidarlo alla vigilia di Natale: “Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo”, aveva detto il leghista.

 

 

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