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Il governo non faccia da spettatore su Psa-Fca. La versione di Bentivogli

Questa mattina è stato siglato il combination agreement vincolante tra Fca e Psa che porterà in circa 12-15 mesi alla fusione paritetica (50/50) dei rispettivi gruppi. L’accordo contiene le garanzie per tutti gli stabilimenti e la prosecuzione dei piani industriali già avviati. Per l’Italia ciò rappresenta la conferma di 5 miliardi di euro per nuovi modelli e ibridazione ed elettrificazione di tutta la gamma.

È di grande interesse la svolta verso la partecipazione dei lavoratori per cui da tempo la Fim Cisl premeva sul vertice Fca. La Fusione con Psa può essere veramente un’opportunità industriale per Fca per colmare il gran ritardo sull’elettrico dove Psa è molto avanti con la sue piattaforme Cmp per le auto di segmento B e C e la piattaforma Emp2 per i Suv, uniche oggi in grado di competere con la forza della piattaforma Mqb utilizzata su tutte le versioni di Volkswagen.

In questo nuovo scenario globale di riassetto dei grandi produttori di auto è necessario che il governo italiano non faccia la parte dello spettatore ma, così come sta facendo il governo tedesco, investa risorse per creare una nuova rete di infrastrutture in grado di traguardare l’elettrico nel 2026, scongiurando il rischio di essere il fanalino di coda d’Europa. Un rappresentante dei lavoratori Psa e uno di Fca siederanno nel cda del gruppo e ciò rappresenta una svolta nelle relazioni industriali italiane. Nel nostro Paese, Manfrotto e pochissime altre azienda hanno una governance partecipata come le imprese del Nord-Europa.

In Italia le imprese oscillano tra paternalismo e antagonismo e speriamo che questa novità rappresenti uno scossone per tutto il sistema industriale italiano. Nasce così il quarto gruppo costruttore di automobili al mondo in termini di volumi e il terzo per fatturato con vendite annuali di 8,7 milioni di veicoli e ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro, un utile operativo corrente di oltre 11 miliardi di euro e un margine operativo del 6,6% sulla base dell’aggregazione dei risultati del 2018, e con la possibilità di investire in veicoli alimentati a energie alternative, della mobilità sostenibile e della guida autonoma e connessa. Il gruppo sarà diversificato grazie alla solidità di Fca in Nord America e in America Latina e a quella di Psa in Europa con la prospettiva di ridefinire la strategia in altre regioni.

Le sinergie annuali sono stimate a circa 3,7 miliardi di euro, senza chiusure di stabilimenti conseguentemente all’operazione. Si prevede che le sinergie genereranno un flusso di cassa netto positivo già nel primo anno con il 46% dei ricavi generati in Europa e il 43% in Nord America.
Il nuovo gruppo avrà “a livello globale un portafoglio di brand iconici e altamente complementari a copertura di tutti i principali segmenti da luxury a premium, dai veicoli passeggeri mainstream fino ai Suv, ai truck e ai veicoli commerciali leggeri.

Il consiglio di amministrazione sarà composto da 11 membri, la maggioranza dei quali indipendenti. Cinque membri saranno nominati da Fca e dal proprio azionista di riferimento, incluso John Elkann in quanto presidente, e cinque da Psa e dai propri zionisti di riferimento, incluso il Senior Non-executive director e il vicepresidente. Al perfezionamento dell’operazione il Consiglio includerà due membri in rappresentanza dei lavoratori di Fca e di Psa. Carlos Tavares sarà chief executive officer, oltre che membro del Consiglio di amministrazione, per un mandato iniziale di cinque anni.

La nuova capogruppo con sede in Olanda sarà quotata su Euronext (Parigi), Borsa Italiana (Milano) e al New York Stock Exchange e beneficerà della sua forte presenza in Francia, Italia e Stati Uniti.
Previsti 7 anni di assetti stabili a partire dal perfezionamento della fusione per le partecipazioni azionarie di Exor., Bpifrance, Dongfeng Group (cinese) e la famiglia Peugeot che si sono individualmente e irrevocabilmente impegnati a votare a favore dell’operazione nelle rispettive assemblee di Fca e Psa.

Venerdì alle 14 presso Mirafiori approfondiremo i dettagli dell’accordo e avvieremo un percorso perché siano definite le garanzie di sviluppo e occupazione per i siti italiani. La scommessa partita a Pomigliano e Mirafiori nel 2010 continua, ci auguriamo che il governo italiano si occupi di questa fusione che rappresenta una delle operazioni di politica industriale più grande degli ultimi 20 anni.
Il percorso non sarà semplice: si tratterà di integrare gli stabilimenti più innovativi del mondo in termini di organizzazione del lavoro che abbiamo in Italia con le avanzatissime piattaforme modulari e multienergetiche come Cmp di Psa.

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