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Rebus Regno Unito. Numeri e scenari secondo Villafranca (Ispi)

I britannici tornano al voto. Oggi dovranno decidere se il premier Boris Johnson resterà alla guida del Paese. Secondo gli ultimi sondaggi, i conservatori dovrebbero portare a casa la vittoria. Il dubbio è sulla misura. Riusciranno a governare da soli? O servirà, anche in Regno Unito, un governo di coalizione?

Per Antonio Villafranca, coordinatore della ricerca dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) e co-responsabile del Centro Europa e Governance globale, gli scenari sono due. “Se i voti raccolti dai conservatori fossero tra l’8 e il 10% questo assegnerebbe una maggioranza di seggi a Johnson – ha spiegato in una conversazione con Formiche.net -. Quindi, un governo monocolore, soltanto conservatore, che a questo punto, anche con relativamente pochi problemi, potrà portare a casa la Brexit entro la scadenza massima della proroga di fine gennaio. Anzi, nell’intenzione di Johnson addirittura anche prima”.

Il secondo scenario vede invece i laburisti che riescono ad accorciare le distanze – cosa che hanno fatto nelle ultime settimane, ma non abbastanza – fino al 5-6%, e allora in questo caso Johnson non avrebbe la maggioranza di seggi. In questo caso, spiega Villafranca, “ci sarebbe un ‘Parlamento appeso’. Bisognerebbe fare un governo di coalizione. In questo scenario, paradossalmente, sarebbero favoriti i laburisti. Perché hanno maggiori possibilità di creare una coalizione di governo o un governo di minoranza con un appoggio esterno, per esempio, con i liberal democratici e con nazionalisti scozzesi. Sulla base di una base elettorale condivisa che sarebbe ad esempio un nuovo referendum sulla Brexit”.

Per i conservatori, invece, l’ipotesi di un’alleanza per creare un governo di coalizione è molto più complicata. Villafranca sottolinea che “potrebbero ancora ricorrere agli unionisti nordirlandese, ma dovrebbero rimettere in discussione l’accordo che lui ha rivisto, perché quell’ accordo non è stato votato e ben voluto dagli unionisti nordirlandesi”. E, comunque, bisognerebbe vedere se i numeri sarebbero sufficienti.

E l’Europa? In caso di una vittoria dei conservatori, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea a fine gennaio sarebbe abbastanza pacifica. Ma questo non significa che la Brexit è finita lì. “Sarà soltanto l’inizio – spiega Villafranca -. L’accordo di recesso disciplina i termini del divorzio, i termini dell’uscita. Ma dice pochissimo – peraltro giuridicamente non vincolante della dichiarazione politica – su quello che saranno i futuri rapporti tra Londra e Bruxelles. Si avvierà una lunghissima negoziazione che andrà avanti per anni”.

L’analista sostiene che il periodo di transizione, che è previsto nell’accordo di recesso che dovrebbe finire a dicembre 2020, potrebbe essere prorogato: “In realtà, contrariamente a quello che molto spesso si dice, nel momento che si realizzerà l’uscita dalla Gran Bretagna, lì inizierà un altro negoziato che potrebbe andare avanti per molti anni. L’Europa dovrà, suo malgrado, destinare risorse e tempo a questa negoziazione”.

Per quanto riguarda gli scozzesi e la possibilità di una ripresa del movimento indipendentista, Villafranca ricorda che la leader del Partito Nazionale Scozzese, Nicola Sturgeon, aveva offerto il ritiro dei candidati nei seggi con vantaggio per i conservatori in Scozia a patto che Corbyn si esprimesse a favore di un nuovo referendum: “Questo però non è successo, il che vuole dire che si potrebbe creare una situazione in cui in Scozia i conservatori prendano i seggi. Sul fatto che con un governo di Johnson i nazionalisti spingerebbero per un nuovo referendum, il problema vero è dove andrebbe questa richiesta di referendum sulla Scozia. Un’altra consultazione richiede un processo molto complicato: non solo deve passare dal Parlamento scozzese, deve andare a Westminster, sia Camera dei Lord, sia Camera dei Comuni devono approvarlo, fino ad avere la firma finale da parte della Regina”.

Uno scenario poco verosimile in un governo conservatore o anche laburista. Ma diversamente dalla scorsa volta, in cui in realtà ci si aspettava che vincesse in maggioranza il remain all’interno del Regno Unito, ora nella prospettiva della Brexit dall’Unione europea, potrebbero veramente vincere gli indipendentisti, secondo Villafranca: “Sicuramente ci saranno delle richieste. Bisognerebbe vedere che concessione sapranno e vorranno fare per evitare una degenerazione di tipo catalano”.

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