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I disastrosi risultati OCSE-PISA che mettono la politica italiana di fronte ad un OUT-OUT

 

Risultati Ocse-Pisa. Numeri disastrosi, in una lucida e onesta comparazione con i risultati positivi degli altri Paesi si conferma che la causa del sistema scolastico italiano iniquo e fallimentare è lo statalismo imperante.

Abituati allo charre che solo la cronaca nera oggi ottiene la soluzione sembra interessare poco. Ma noi da inguaribili ottimisti siamo qui a rilanciarla.

Nel 2020 ricorrerà il ventennale della legge sulla parità. Certamente tutti siamo convinti, riguardo a tale questione, che era quanto mai necessario assumere un linguaggio chiaro, capace di porre in fila le questioni. Quali i diritti lesi? Non certamente quelli della scuola paritaria, tanto più se confessionale! Eppure, forse abbiamo per anni sbagliato campo di battaglia, impiegando energie che, se da un canto rivendicavano un giusto diritto, dall’altro confondevano le persone, alimentando letture ideologiche e strumentalizzazioni a danno dei più deboli…

Dopo oltre 15 anni di studio e di ricerca, ho maturato una chiara consapevolezza.

Dal 1948 ad oggi, abbiamo lamentato un sistema scolastico incompiuto, eppure abbiamo ceduto alla tentazione di chiederne il completamento in modo relativo. Il pensiero è sempre in un certo senso relativo, cioè condizionato dal soggetto, dalle sue ipotesi, da quella dose di individualismo che ciascuno di noi si porta dentro e da una serie di influenze esterne che potremmo tradurre con la formula: «Opzioni! Sempre meglio avere un piano B».

E così spesso, pur nella bellezza del pluralismo delle voci, ci si è scontrati con un limite, quello dato dalla necessità di mediare, di mettersi d’accordo e concertare… spinti da un lato da una politica in continuo cambiamento, con la difficoltà ad avere un interlocutore che restasse al Governo almeno 5 anni, dall’altro dalla effettiva difficoltà interna di trovare un accordo. Ma come dimenticare la discussione dei nostri autorevoli Costituenti in fase di elaborazione degli articoli 30 e 33? Quale grande spessore il confronto fra Aldo Moro, Codignola, Gramsci, Dossetti! E potremmo dire che queste dissertazioni hanno animato tutto il percorso italiano lungo questi 70 anni, forse con la differenza di aver avuto contenuti progressivamente sempre meno solidi.

Non possiamo più concederci il lusso della mediazione/compromesso/perdita di tempo, dato che questa dura ormai già da 70 anni e stiamo perdendo tutto, il pluralismo in primis. Sarebbe bizzarro che i genitori si vedessero garantire il diritto di scegliere… senza aver più la materia da scegliere! Difficilmente, quando una scuola chiude nelle aree del Centro-Sud, potrà riaprire a breve. Ragion per cui (come nell’ultimo convegno a Roma si è affermato) si resta, ci si indebita, si combatte e si vince.

La mediazione, se diventa occasione per veicolare patti di non belligeranza interna ed esterna, oggi non fa che alimentare la discriminazione assolvendoci tutti.

La politica è a fronte di un out- out occorre una riforma che completi il processo di Autonomia, parità e libertà di scelta educativa. Ne va della vita della Nazione.

L’auspicio è che importi ancora a qualcuno.

Le istituzioni, oggi, non si trovano più di fronte una varietà di argomentazioni che le legittimano all’inerzia… Non c’è più spazio per rispondere con slogan del tipo “senza oneri per lo stato”, “la scuola privata dei ricchi per i ricchi”, “la scuola confessionale” e sciocchezze simili. Non sto a riportare qui pagine e pagine che potete leggere direttamente sul sito.

Ora il mondo politico, i sindacati e le associazioni si trovano davanti cittadini che, rifuggendo dalla confusione e dalla divisione della guerra tra poveri, domandano chiaramente che, come avviene in tutta Europa, anche in Italia i genitori possano scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria a costo zero.
Basta con la discriminazione che vede il ricco scegliere e il povero accontentarsi! Basta con la discriminazione che vede la famiglia del disabile emarginata! Basta con la sussidiarietà al contrario che vede le famiglie finanziare lo Stato italiano con le tasse prima e con la retta poi! Il “senza oneri per lo Stato” è divenuto chiaramente un “con benefici e onori per lo Stato”!

Lo STATO ritrovi dunque il suo ruolo di SOGGETTO GARANTE dei diritti che riconosce, altrimenti non solo è a rischio lo Stato di dritto, ma i politici dovranno affermare chiaramente che intendono cancellare gli articoli 2, 3, 30 e 33 della Costituzione, uscire dall’ONU e istituire un regime di monopolio educativo dove l’unica scuola è quella statale, contro ogni logica di diritto, di economia e di buon senso, e contro ciò che avviene in Europa.

Si risponda, invece, con l’attuazione di un effettivo pluralismo, assegnando alla famiglia (o alla scuola tutta, statale e paritaria) una quota capitaria da spendere per la scuola scelta e innalzando il livello di qualità sotto lo sguardo garante dello Stato. Si tratterebbe di 5.500 euro, contro i 10.000 spesi oggi. Tranquilli: non si taglierebbero gli stipendi o i servizi, bensì gli sprechi!

La politica, insomma, è di fronte ad un out-out. Che la soluzione dei costi standard come quota capitaria sia scientifica e che abbia incontrato convergenze politiche e sociali trasversali è ormai assodato.

Chi si sente legittimato ad insinuare il dubbio su questo se ne assuma la responsabilità di fronte a famiglie, scuole, docenti, e di fronte ai propri tesserati.



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