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Santo Natale/Augurio di sr Anna Monia Alfieri

Ai genitori, agli studenti, ai gestori della scuola italiana, agli amici, alle Istituzioni

SANTO NATALE 2019

Carissimi tutti,

in occasione delle prossime feste natalizie e dell’inizio del nuovo anno, desidero raggiungerVi e ringraziarVi per il sostegno e la fiducia che mi dimostrate. Vorrei condividere tre passaggi positivi che rappresentano importanti passi in avanti nella nostra azione culturale seria, a favore di un diritto di apprendere senza discriminazione economica.

1) Nel 2020 ricorrerà il ventennale della legge sulla parità. Certamente tutti siamo convinti, riguardo a tale questione, che era quanto mai necessario assumere un linguaggio chiaro riguardo ai diritti lesi. Dal 1948 ad oggi, abbiamo lamentato un sistema scolastico incompiuto. Vorrei rispondere a quanti si domandano: 1) Chi o che cosa impedisce che anche in Italia i genitori possano esercitare liberamente la propria responsabilità educativa a costo zero, avendo già pagato le tasse? 2) Se la libertà di scelta domanda un sano pluralismo (già presente in tutta Europa), come mai assistiamo inerti alla chiusura di tante scuole paritarie, più di 380 all’anno, soprattutto concentrate nel Centro-Sud e con una retta inferiore ai 3.500 euro… vale a dire quelle accessibili anche alla classe media? 3) Che cosa impedisce di completare la legge sulla parità, se è stato ampiamente dimostrato che un allievo della scuola statale costa, in tasse dei cittadini, 10.000 euro e dagli ultimi risultati OCSE-PISA emerge che il nostro è un sistema di scarsa qualità, iniquo e colpevole di perpetuare discriminazioni gravi verso i poveri e i disabili? Un sistema con un alto precariato? Sarebbe bizzarro che i genitori si vedessero garantire il diritto di scegliere… senza aver più la materia da scegliere! Difficilmente, quando una scuola chiude nelle aree del Centro-Sud, potrà riaprire a breve. Inoltre il sistema scolastico italiano è regionalista: agli ultimi posti OCSE-PISA ci collochiamo in quanto la Campania e la Sicilia sono al di sotto della media, mentre Lombardia e Veneto, che puntano al pluralismo educativo, e quindi alla qualità, conquistano i primi posti.

Ora i cittadini domandano chiaramente che, come avviene in tutta Europa, anche in Italia i genitori possano scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria a costo zero. Occorre eliminare la discriminazione che vede il ricco scegliere e il povero accontentarsi, e che vede la famiglia del disabile emarginata. Occorre eliminare anche la sussidiarietà al contrario che vede le famiglie finanziare lo Stato italiano con le tasse prima e con la retta poi. Lo Stato ritrovi dunque il suo ruolo di soggetto garante dei diritti che riconosce, altrimenti non solo non sarà più Stato di dritto, ma cancellerà gli articoli 2, 3, 30 e 33 della Costituzione, per istituire un regime di monopolio educativo dove l’unica scuola è quella statale, contro ogni logica di diritto, di economia e di buon senso, e contro ciò che avviene in Europa.

Malgrado ci siano studi internazionali che indicano nell’autonomia e nella parità tra scuole la strada migliore per elevarne la qualità, nel nostro Paese si continua a difendere il centralismo in nome di una presunta uguaglianza di opportunità. In realtà l’appiattimento del livello dell’istruzione svantaggia proprio i giovani delle famiglie meno abbienti.

Occorre rispondere, invece, con l’attuazione di un effettivo pluralismo, assegnando alla famiglia (o alla scuola tutta, statale e paritaria) una quota capitaria da spendere per la scuola scelta e innalzando il livello di qualità sotto lo sguardo garante dello Stato. Si tratterebbe di 5.500 euro, contro i 10.000 spesi oggi. Si taglierebbero gli sprechi, non i servizi. Che la soluzione dei costi standard di sostenibilità per allievo come quota capitaria sia scientifica e che abbia incontrato convergenze politiche e sociali trasversali è ormai assodato.

2) A sigillo di questo percorso un evento significativo che registriamo nel 2019 è stato il Seminario Autonomia, parità e libertà di scelta educativa tenutosi il 14 novembre. In tale sede, la Presidente del Senato CASELLATI ha evidenziato che «la Costituzione indica la via: sancisce i diritti, prescrive i doveri» e che, ciò premesso, «è compito delle Istituzioni fare in modo che quei diritti vengano garantiti, che quei doveri siano assolti».

Alla seconda carica dello Stato ha fatto eco il Presidente dei Vescovi Italiani, card. BASSETTI. «La finalità di una scuola cattolica – ha affermato – non è solo quella di assicurare un generico servizio scolastico, ma quella di offrire un valore aggiunto al percorso educativo dei suoi allievi mediante l’ispirazione evangelica. Un’ispirazione che non contraddice la laicità della scuola italiana. Questa, infatti, non si identifica con un indifferentismo religioso, bensì si esprime anche con un’apertura alla dimensione religiosa, riconoscendo come il cristianesimo abbia contribuito a dare forma ai valori e alla cultura del nostro Paese e dell’Europa». Il seminario, segnato da una significativa pluralità di voci trasversali (oltre alla Presidente del Senato e al Presidente della CEI, hanno partecipato associazioni come Agesc, Fidae, CdO, Fism, Confap, Agidae, Usmi e Cism) ha visto una chiara convergenza e un rilancio alle Istituzioni.

3) A conferma di ciò si pone un chiaro intervento trasversale della destra e della sinistra nel corso del convegno con la UIL svoltosi a Milano l’8 novembre scorso, voluto proprio per restituire a ciascuno la certezza che una politica saggia, a qualunque estrazione e colore appartenga, sa riconoscere che il centralismo statalista ha prodotto danni gravissimi.

A quasi vent’anni dalla parità scolastica, le associazioni hanno infatti domandato al neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti di dare compimento alla legge 62/2000 attraverso l’introduzione dei costi standard di sostenibilità per allievo.

In forza di questi tre passaggi abbiamo ragione di credere che nel 2020 verrà seriamente presa in considerazione l’ipotesi di garantire finalmente questi diritti riconosciuti da anni con una così ampia convergenza. In questo spirito di cittadini al servizio di un diritto che li supera, possiamo celebrare un Natale che ricordi a tutti, credenti o non, che si può scegliere di vivere per cambiare la società in meglio. In realtà quel presepe, quella grotta, quei pastori in cammino, se ai credenti parlano di un Dio che si fa uomo, ai non credenti potranno certamente dire che non si può vivere per se stessi, trascurando quel senso di responsabilità che porta a uscire da sé e a dare la vita per un bene più grande.

In questo spirito ringrazio ciascuno di voi, perché ogni giorno credete che, dando in mano ad un bambino una penna ed un quaderno, lo avrete reso libero. Il santo Padre, nel suo discorso di avvio del percorso verso l’evento del Patto educativo mondiale, ha detto: «Cerchiamo insieme di trovare soluzioni, avviare processi di trasformazione senza paura e guardare al futuro con speranza. Invito ciascuno ad essere protagonista di questa alleanza, facendosi carico di un impegno personale e comunitario per coltivare insieme il sogno di un umanesimo solidale, rispondente alle attese dell’uomo e al disegno di Dio». Credo che il nostro impegno sia un contributo necessario per trovare risposta alla domanda: «Di cosa ha bisogno oggi la Nazione?». Forse ha bisogno proprio di libertà di scelta in educazione: restituita, garantita esercitata.

A tutti il mio rinnovato augurio di un Santo Natale colmo di pace e di tenerezza.



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