Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Così lo Spazio Usa cerca di sganciarsi dai russi. Debutto (con anomalia) per la navicella Starliner

Houston, abbiamo un problema. Con l’obiettivo di raggiungere l’agognata autonomia nell’accesso allo Spazio dei propri astronauti, gli Stati Uniti hanno lanciato questa mattina la navicella Starliner di Boeing, diretta verso la Stazione spaziale internazionale (Iss). Non ci arriverà, o almeno non lo farà domani come era previsto. A un’ora dal lancio da Cape Canaveral, infatti, il veicolo spaziale ha sbagliato la manovra per collocarsi nell’orbita corretta. Tornerà “in sicurezza a terra” nel giro di 48 ore per essere utilizzato in altre missioni, spiegano i responsabili del programma, ma per la Nasa si prospetta una nuova battuta d’arresto in una tabella di marcia che ha già accumulato diversi ritardi, apparendo oggi più che stringente nel tentativo di liberarsi dai russi per accedere alla stazione spaziale.

SEGNALE “OFF-NOMINAL”

Il test è riuscito a metà. A bordo di un vettore Atlas 5 della United Launch Alliance, la CST-100 Starliner è infatti partita correttamente dalla base di lancio di Cape Canaveral, quando in Florida stava sorgendo il sole. Dopo circa 60 minuti, a distacco del lanciatore già avvenuto e nel corso delle complesse manovre per porsi sull’orbita corretta, “l’accensione necessaria per il rendezvous con l’Iss non è avvenuta”, ha detto il numero uno della Nasa Jim Bridenstine. L’anomalia, le cui cause sono ancora da accertare, ha colpito il “Mission elapsed time”, il sistema attraverso cui la navicella esegue in modo automatico i vari passaggi, ognuno a tempo debito, per raggiungere l’orbita. Ciò ha provocato un’attivazione della propulsione nel momento sbagliato, con conseguente collocazione su un’orbita errata, più bassa del previsto, ma comunque stabile. I controllori di volo hanno dunque tentato di gestire da terra le ignizioni, trovando una collocazione utile per il rientro a terra in sicurezza. Impossibile pensare di rialzare l’orbita, visto il consumo eccessivo di propellente.

UN BICCHIERE MEZZO PIENO

Ha debuttato così il veicolo riutilizzabile di Boeing, selezionato insieme alla Crew Dragon di SpaceX nell’ambito del programma Commercial crew. Dalla dismissione dello Shuttle nel 2011, gli americani sono stati costretti ad acquistare posti a bordo della Soyuz, situazione scomoda nella crescente competizione extra-atmosferica tra le due super potenze. I responsabili del programma, apparsi tutti in conferenza stampa a sole due ore dall’anomalia, hanno cercato di mostrare il bicchiere mezzo pieno, sottolineando che il viaggio della Starliner e il suo rientro controllato a terra permetteranno comunque di raccogliere dati importanti per le successive missioni. L’ambizione è d’altra parte molto alta. La Starliner, con a bordo il manichino di prova Rosie, accompagnato da un peluche di Snoopy e da circa 270 chilogrammi di rifornimenti per la stazione spaziale, avrebbe dovuto impiegare più o meno un giorno prima di attraccare all’Iss, dove sarebbe dovuta restare fino al 28 dicembre per poi tornare a terra puntando al New Mexico. La missione della Nasa, denominata Orbital flight test (Oft), anticipa poi l’atteso test con equipaggio a bordo.

VERSO IL TEST CON EQUIPAGGIO

Per quest’ultimo manca ancora una data, anche se sono già stati selezionati gli astronauti della Nasa Michael Fincke e Nicole Mann insieme al collega di Boeing Chris Ferguson per parteciparvi. L’annuncio sulla loro partenza dovrebbe arrivare una volta conclusa con la Oft. Prima dell’anomalia riscontrata, si prevedeva comunque il lancio nel primo quadrimestre dell’anno. D’altra parte, la configurazione della Starliner partita dalla Florida è identica a quella che utilizzeranno i tre astronauti, ad eccezione di due elementi. Per oggi, infatti, il sistema di aborto del lancio è stato posto in modalità passiva, mentre manca il sistema d’emergenza per l’ossigeno che verrà invece montato quando saliranno a bordo viaggiatori umani.

I PIANI AMERICANI

Il lancio della Starliner, e il suo fallimento nella fase successiva sono stati accompagnati dal costante monitoraggio dell’amministratore della Nasa Jim Bridenstine. L’amministrazione ha posto da subito un’attenzione particolare al programma Commercial crew, identificandolo come una delle priorità dell’agenda spaziale a stelle e strisce. L’urgenza e forte. L’ultimo posto a disposizione della Nasa su una navicella Soyuz è fissato per aprile 2020, con seri rischi per gli americani di non rispettare la rotazione dei propri astronauti sulla Stazione spaziale. Tra l’altro, quel posto era stato assegnato al giapponese Akihiko Hoshide in base a un accordo tra Nasa e l’omologa Jaxa. A fine ottobre, a causa dei nuovi ritardi sui progetti Starliner e Dragon, Bridenstine era stato costretto ad annunciare che quel posto sarebbe stato impiegato per un passeggero americano, così da garantire più tempo per l’esecuzione dei due programmi.

IL PROGRAMMA

A inizio marzo, Bridenstine ed Elon Musk avevano esultato per il debutto di successo della Crew Dragon di SpaceX, correttamente attraccata all’Iss con la missione Demo-1 priva di equipaggio. La successiva Demo-2 con astronauti a bordo, inizialmente prevista per il giugno successivo, non è ancora stata calendarizzata. Sulle tempistiche ha pesato l’incidente di aprile, quando un’esplosione ha fatto fallire il test di abbandono allungando l’attesa. Per il programma Commercial crew transportation capability (CCtCap) i problemi non sono mai mancati. Quando fu firmato il contratto nel 2014 con Boeing e SpaceX, si prevedevano i primi lanci entro la fine del 2017. Da allora sono però iniziati i ritardi, continui per entrambe le navicelle, tanto da arrivare alla proposta di utilizzare i voli di test per assicurare la rotazione di astronauti sull’Iss.

IL VALORE GEOPOLITICO

Il lancio della Starliner serviva per far tornare l’ottimismo. Il senso del test è d’altra parte molto più geopolitico di quanto non si creda. L’aria tesa tra Washington e Mosca si è già fatta sentire a più riprese oltre l’atmosfera. A inizio gennaio, Bridenstine è stato costretto ad accogliere le pressioni del Congresso e a cancellare l’invito all’omologo dell’agenzia russa (Roscosmos) Dmitry Rogozin. Pace fatta dopo pochi giorni, ma l’episodio resta emblematico. Lo Spazio è d’altronde un ambiente a crescente competizione. Nel maxi budget del 2020 per il Pentagono approvato dal Congresso (738 miliardi di dollari) ci sono anche i fondi per la creazione della Space Force, la sesta forza armata statunitense. L’obiettivo dichiarato è fronteggiare l’attivismo di Pechino e Mosca, dimostratesi particolarmente ambiziose in questo campo. E mentre la Cina lavora per una propria stazione spaziale, per Washington l’accesso autonomo allo Spazio serve anche a questo.

×

Iscriviti alla newsletter