Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Scintille di Natale tra Kim e Trump

“Spetta interamente agli Stati Uniti scegliere quale regalo di Natale ricevere” ha scritto la Kcna, agenzia stampa statale della Corea del Nord, citando Ri Thae Song, vice ministro degli affari esteri incaricato delle relazioni statunitensi, il quale ha anche ribadito che Pyongyang ha dato “un limite di fine anno” agli Usa.

Ad aprile, i media di Stato nordcoreano avevano già riferito che il satrapo Kim Jong Un “non avrebbe aspettato oltre il 2019”. Dopo di che la politica di apertura con gli Stati Uniti sarebbe cambiata. Kim ha avuto tre incontri diretti con Donald Trump, e i funzionari reciproci da oltre un anno hanno intavolato negoziati sulla denuclearizzazione.

Ma tutto di fatto senza successo. Ci sono distanze. Per gli Usa il denuke nordcoreano deve essere immediato e completo. Per il Nord, soprattutto per la satrapia, rinunciare al proprio programma sarebbe un segno di debolezza. Fattore complicato da gestire dopo che il nucleare ha succhiato denari dalle casse statali e messo Pyongyang sotto un regime sanzionatorio severissimo.

Le sanzioni sono un altro argomento. La Corea del Nord ne vorrebbe il sollevamento come passo iniziale da parte americana — perché sarebbe anche un modo per giustificare davanti ai gerarchi del regime e alla popolazione l’apertura agli Usa e la fine di un’era in cui l’anti-americanismo veniva insegnato nelle scuole. Gli americani non vogliono sentirne parlare di sospensione delle misure sanzionatorie prima di toccare con mano le evoluzioni sulla chiusura del programma atomico.

In mezzo finora è stato Trump, che però stavolta ha risposto alle minacce nordcoreane evocando la possibilità di “usare la forza” se le cose dovessero precipitare. E Kim s’è detto “dispiaciuto” per il termine usato. L’americano tuttavia ha aggiunto che se non fosse stato per lui, o meglio “se fosse stato per Obama”, la situazione sarebbe degenerata e “ci saremmo trovati nella Terza Guerra Mondiale”. Più sulla linea tenuta fin qui.

Fino a oggi, il presidente ha tenuto un atteggiamento negoziale, addirittura amichevole nei confronti di Kim (spesso è stato criticato per lo standard morbido utilizzato contro quel dittatore pericoloso dopo l’avvio dei contatti, in confronto alla retorica aspra usata sovente con alleati storici). Trump vuole un accordo con un nemico degli Stati Uniti, qualcosa da rivendere al pubblico che dovrà rivotarlo nel 2020. E per questo s’è mostrato disposto a minimizzare su aspetti importanti, come il nervoso riavvio dei test militari da parte di Kim da maggio in poi — ossia da quando il dittatore nordcoreano s’è sentito pressato dalla necessità di stringere qualcosa con gli Usa.

“Il dialogo propagandato dagli Stati Uniti non è, in sostanza, nient’altro che uno sciocco trucco per mantenere la Repubblica democratica popolare nordcoreana legata al dialogo e usarlo a favore della situazione politica e delle elezioni negli Stati Uniti”, ha detto Ri nella dichiarazione della Kcna.

Abbiamo “ascoltato più che sufficiente la retorica sul dialogo sollevata dagli Stati Uniti ogni volta che viene spinta in un angolo stretto. Quindi, nessuno presterà più orecchio agli Stati Uniti”, ha detto Ri. Giovedì scorso, la Corea del Nord ha sparato due proiettili a corto raggio nel mare al largo della sua costa orientale.

 

 

×

Iscriviti alla newsletter