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Ecologia, una nuova religione per l’Europa?

Pubblichiamo un estratto del paper “Ecologia, una nuova religione per l’Europa senza anima” di Corrado Ocone pubblicato su Le Sfide, periodico della fondazione Craxi. Nel nuovo numero uno speciale sui Balcani e articoli, fra gli altri, di Benedetto Ippolito, Fabrizio Cicchitto, Franco Frattini, Gianni De Michelis. Ocone si chiede perché dare un posto così rilevante al “green deal” nell’agenda della nuova Commissione Ue?

Il 16 luglio 2019 il Parlamento di Strasburgo ha eletto Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, con il voto favorevole di un eterogeneo arco di forze, che però non è riuscito ad esprimere più che una maggioranza risicata. Nonostante ciò, nel discorso di insediamento, la nuova presidente ha presentato un programma molto ambizioso, quasi a volere fronteggiare la crisi e il malessere dell’Europa rilanciando e puntando ancora più in alto.

Lo ha fatto individuando un architrave ben preciso, la questione ambientale, e affrontandolo in una prospettiva non dico poco realistica, ma sicuramente radicale: “La nostra sfida più pressante – ha detto – è la salute del pianeta. È la responsabilità più grande e l’opportunità maggiore dei nostri tempi. Voglio che l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il 2050… Per giungere a questo traguardo, presenterò un ‘green deal’ per L’Europa nei primi 100 giorni del mio mandato. Proporrò la prima vera e propria ‘legge europea’ sul clima che tradurrà l’obiettivo del 2050 in disposizioni giuridicamente vincolanti” .

Come spiegare queste affermazioni? Perché dare un posto così rilevante al “green deal”? Credo che ricondurre tutto alla impellenza oggettiva del problema ambientale, o piuttosto alla accresciuta sensibilità mostrata nei suoi confronti dall’opinione pubblica e in particolare dalle nuove generazioni, sia riduttivo o insufficiente. In tutto questo ci sono motivi più profondi e forse nemmeno del tutto esplicitati o addirittura coscienti. Non mi riferisco solamente al fatto, pur rilevante, che le politiche verdi potrebbero rimettere in moto l’economia continentale, che come è noto non ha mai del tutto assorbito la crisi finanziaria del 2008 ed ha seri problemi di crescita (che diventano gravi in casi come quello italiano). Ciò che a me sembra che sia in atto, da parte di una consistente parte delle élite che governano l’Europa, è il tentativo di dare un “supplemento d’anima”, per dirla con Bergson, o un “anima” vera e propria, al progetto di unificazione.

Sarebbe interessante ripercorrere la storia del progetto europeo proprio in quest’ottica della “filosofia” di fondo che lo ha via via sostenuto, nelle varie sue evoluzioni e svolte. Qui ovviamente non si può che accennare al discorso, che ovviamente si colloca ad un livello che potremmo definire, con Norberto Bobbio (e quindi in senso avalutativo, almeno in prima istanza) “ideologico”. E che concerne le idee comuni, il modo di pensare, la cultura teorica e pratica, di politici, burocrati, ispiratori intellettuali, dell’europeismo.


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