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Petrolio e non solo, perché i mercati hanno paura del coronavirus

Grande paura globale per la diffusione del coronavirus. Ma non solo per quanto riguarda la sicurezza sanitaria. I mercati sono in fibrillazione anche per l’effetto della misteriosa malattia partita dalla Cina sull’economia mondiale.

I media avvertono del crollo del prezzo del petrolio. Il greggio Brent è caduto di quasi il 6% la scorsa settimana, fino ad arrivare a 62 dollari il barile, il punto più basso da inizio di dicembre. Dietro questa diminuzione c’è che la Cina, uno dei mercati più grandi del petrolio, ha diminuito il consumo. I cinesi sono rinchiusi in casa per paura del contagio o i controlli sanitari, e si sono fermate attività commerciali e turistiche.

Alcuni esperti di energia considerano che il prezzo del petrolio fluttuerà in base alle richieste. E la Cina e l’India sono i mercati con più domanda. In Cina, per esempio, l’indice annuale di crescita è di 5,5% mentre negli Usa è dello 0,5%.

Sul sito Oil Price, che analizza il prezzo del petrolio, gas ed energie alternative insieme a eventi di rilevanza geopolitica, si legge sul fenomeno di questi giorni: “Anche il timore che le persone smettano di viaggiare è sufficiente per provocare una depressione economica […] La sola percezione (del possibile contagio, ndr) crea ondate nell’economia mondiale mentre le persone cambiano abitudini di viaggi, acquisti e commercio”.

Tutti i pronostici economici e finanziari del 2020 sono stati superati dall’arrivo (inatteso) del coronavirus, che sta influenzando la domanda di petrolio più di quanto si sperava. Il Financial Times considera il focolaio “un cigno nero” per l’economia, cioè un evento altamente improbabile ed estremamente difficile di prevedere.

Da quanto si legge sul Financial Times, “gli analisti di Goldman Sachs hanno cercato di fare i conti dando dei numeri. Studiando il virus Sars nel 2003 e aggiustando la richiesta di petrolio della Cina alle statistiche attuali, molto più alte, stimano che l’impatto potrebbe essere di meno 300.000 barili al giorno. Una parte relativamente piccola considerando che il mercato globale è di 100 milioni di barili al giorno”.

Sempre secondo Goldman Sachs, “il coronavirus potrebbe avere lo stesso effetto nel mercato petrolifero che il virus Sars diffuso nel 2002-2003. Con un crollo del prezzo del petrolio del 20%”. Dei 260.000 barili in meno di petrolio al giorno, 170.000 sarebbero per la riduzione del combustibile degli aerei. Goldman Sachs aveva previsto una riduzione del prezzo del petrolio di circa 2,9 dollari il barile. Ma la realtà ha superato i pronostici: da 65,95 dollari è caduto a 61,41 dollari, e continuerà in basso.

Il quotidiano americano The New York Times sottolinea che la questione non è se il coronavirus ridurrà la domanda di petrolio ma di quanto sarà questa contrazione. Un compito molto difficile giacché Pechino non è del tutto trasparente sullo sviluppo dell’epidemia in questo momento.

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