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Guaidó giura come presidente. Tutte le contraddizioni nel regime di Maduro

Ce l’ha fatta, nonostante l’ennesimo tentativo del regime di Nicolás Maduro bloccarlo con l’uso della forza. Juan Guaidó ha giurato come presidente ad interim del Venezuela, dopo essere stato rieletto questo fine settimana presidente del Parlamento. Mentre domenica non è riuscito a scavalcare il cancello del Palazzo Legislativo, con i militari fedeli a Maduro che l’hanno respinto e strattonato dal vestito, fermandolo alla fine per un presunto controllo dei documenti identificativi, questa volta Guaidó è riuscito a superare i blocchi delle forze di sicurezza e ha partecipato alla sessione dell’Assemblea Nazionale.

“Questa è la prova che uniti e organizzati possiamo organizzare il cambio – ha dichiarato il leader dell’opposizione. “In nome di coloro che non hanno voce, delle madri che piangono per i loro figli, dei maestri che lottano, delle infermiere, degli studenti, dei prigionieri politici, in nome del Venezuela, giuro di compiere i doveri di presidente incaricato e di trovare soluzioni alla crisi”. Il 5 gennaio, un gruppo di circa 40 parlamentari simpatizzanti del regime venezuelano ha nominato – senza i voti necessari previsti dalla Costituzione – Luis Parra come nuovo presidente dell’Assemblea Nazionale, in quello che è stato considerato un ulteriore colpo della dittatura di Maduro contro il Parlamento, unica istituzione legittimamente democratica rimasta in Venezuela.

Nonostante il tentativo dei militare di bloccare l’ingresso di Guaidó in Parlamento, domenica – insieme ad altri 100 deputati -, il leader dell’opposizione si è recato nella sede del quotidiano El Nacional per svolgere la sessione. Ieri sera, Guaidó sfidato il regime: “Il dovere delle Forze armate nazionali bolivariane è di rispettare la Costituzione, non decidere chi è un parlamentare e chi non lo è. Continuano a nascondere il dittatore, occorre esercitare la sovranità […] I militari devono prendere una decisione. Domenica sono stati complici della dittatura e rischiano di fare la figura del ridicolo al quadrato”.

Le contraddizioni del regime non sono poche. Inizialmente Parra aveva dichiarato che Guaidó non si era presentato perché “sapeva di non contare con i voti sufficienti per essere rieletto”, mentre le immagini in diretta mostravano come cercava di scavalcare il cancello. Poi, ai microfoni della tv di Stato ha detto che in Parlamento erano presenti rappresentanti di tutte le forze politiche, sostenendo che erano presenti 150 dei 167 deputati iscritti e di aver ottenuto 81 preferenze, più del quorum dei 75 voti. Con 31 deputati dell’opposizione. Ma in realtà ne erano presenti solo una quarantina.

Persino i governi sostenitori di Maduro hanno condannato il tentativo di bloccare la rielezione di Guaidó. Il presidente argentino Alberto Fernández ha detto tramite il ministero degli Esteri che “impedire con l’uso della forza il funzionamento dell’Assemblea Legislativa è condannarsi all’isolamento internazionale”. Criticò anche Maduro perché quest’ultima mossa complica gli sforzi  favore di un dialogo in Venezuela. Il ministero degli Esteri messicano ha ricordato a Maduro che il funzionamento del Parlamento “è un pilastro inviolabile delle democrazie”.

“Tutti sappiamo il sostegno della Colombia alla democrazia in Venezuela e a Juan Guaidó – ha ricordato l’inviato speciale per il Venezuela del governo americano, Elliott Abrams -. Ma il nuovo governo dell’Argentina ha una posizione leggermente diversa, come il Messico. Non hanno la stessa posizione degli Stati Uniti, ma è molto interessante che lo stesso giorno, senza dubitare, abbiano qualificato di inaccettabile quanto accaduto in Parlamento”. La scrittrice venezuelana Milagros Socorro crede che il Venezuela, il vero Paese “si muove guardando l’autorità legittima del potere legislativo occupare lo spazio che li corrisponde e osserva il protocollo con rigore. È un grande passo. Dare valore alle forme, aderire alle norme, scegliere le leggi e respingere la forza brutta, lo scontro. Un trionfo civile”.

 

Ecco il video dell’ingresso di Guaidó in Parlamento

 

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