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L’Italia, la Nato e la Memoria. Parla l’ambasciatore Talò

Quartiere generale Nato, tutte le bandiere dei Paesi alleati a mezz’asta in occasione della Giornata della Memoria. È accaduto oggi grazie all’iniziativa della Rappresentanza Permanente italiana presso il Consiglio Atlantico, guidata dall’ambasciatore Francesco Maria Talò. 

Nell’occasione è stata inaugurata l’installazione Dandelios di Carla Chiusano, curata da Ermanno Tedeschi. Lui, “ebreo errante” come spesso si definisce, ha ricordato il legame famigliare con Manlio Brosio, esponente della resistenza liberale e unico segretario generale Nato italiano (per 7 anni, tra 1964 e 1971), definendolo il suo “mentore politico”. Presenti i rappresentanti di alcune grandi organizzazioni ebraiche e dei Paesi alleati e partner, tra cui l’ambasciatrice statunitense Kay Bailey Hutchison, e il vicesegretario generale della Nato Mircea Geoană. Il numero due dell’Alleanza, socialista ed ex ministro degli Esteri rumeno (un profilo molto politico a differenza dei predecessori), nel suo intervento ha sottolineato come l’Olocausto sia stato “un’atto di violenza contro tutta l’umanità” e come l’Alleanza atlantica sia “stata creata per difendere valori” come il diritto alla vita, alla libertà di religione, alla libertà e “per proteggere i popoli dell’Europa e del Nord America dalla tirannia che ha portato alla Shoah”.

Ambasciatore Talò, che cosa cosa significa per l’Italia questa iniziativa?

Continuiamo a fare ciò che è un dovere morale e che anche la legge dal 2000 ci indica: mantenere la Memoria. Quest’iniziativa rappresenta qualcosa di nuovo per la Nato, figlia anche della mia sensibilità. Quando ero console a New York ho inaugurato la cerimonia della lettura dei nomi in occasione del Giorno della Memoria e ho continuato il mio impegno anche da ambasciatore in Israele.

L’Italia si è fatta portabandiera di certi valori.

È un dovere ma anche motivo di orgoglio il fatto di avere una forte consapevolezza su questi temi. Noi siamo abituati a vedere bandiere a mezz’asta in occasione della Giornata della Memoria ma ci alcuni miei colleghi stranieri si stupiscono un po’ per questo nostro impegno. La novità di oggi è che in circostanze normali la nostra sarebbe stata l’unica bandiera a mezz’asta, forse insieme a poche altre, quella tedesca e di poche altri Alleati: ma quest’anno è stato diverso.

Che rapporto c’è tra Nato e Memoria?

La Nato è parte di un movimento globale che si riconosce nel valore della memoria. Nel mio intervento ho voluto ricordare la liberazione del campo di Auschwitz del 1945 e il Trattato istitutivo della Nato del 1949: nel giro di quattro anni è stato costituito un nuovo assetto mondiale basato sulle esperienze tragiche delle guerra e della Shoah. Quando pensiamo ai valori condivisi della Nato, la Memoria dell’immane tragedia accaduta e delle nostre responsabilità è alla base di essi.

Che ruolo può svolgere l’Italia?

L’Italia alla Nato è difesa ma anche cultura, e ricordo l’importante conferenza che abbiamo organizzato qui per il Cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, anche grazie alla cultura che l’Occidente ha mantenuto il suo primato tecnologico. Ma questo vuol dire per noi anche essere fortemente impegnati nei temi etici che sono alla base dei valori che contraddistinguono la Nato.

Che cosa possono fare i diplomatici?

Pensiamo al tema della responsabilità, che due anni fa fu la parola chiave della conferenza sull’antisemitismo organizzata dall’Italia, presidente di turno. Fu un unicum nella storia europea per il numero e il livello dei leader presenti. Noi tutti abbiamo una responsabilità personale che è stata dimostrata con coraggio da Paesi come Albania, Bulgaria e Danimarca, capaci di mettere in salvo decine di migliaia di ebrei e dall’esempio di numerosi diplomatici e militari, che in circostanze drammatiche, durante la guerra, seppero assumersi le proprie responsabilità salvando moltissime vite, penso al nostro Guelfo Zamboni che, Console a Salonicco, rilasciò centinaia di anomali “certificati di cittadinanza italiana provvisoria” salvando la vita di tantissimi ebrei greci, o i diplomatici di altri paesi che anche fornirono agli ebrei destinati ai campi di sterminio quelli che sono stati poi chiamati i “visti per la vita”.

C’è anche un messaggio di allarme, come “attenzione, stiamo dimenticando”?

L’opera d’arte presentata oggi stessa trasmette positività – il filo spinato e i fiori: anche nella situazione più drammatica ci può essere un fiore, una speranza intensa però non soltanto in senso fideistico ma anche come impegno da portare avanti ogni giorno. Il fiore, il dente di leone, simboleggia anche la resilienza.

Lei sta utilizzando, assieme all’hashtag #wearenato, anche quello #weremember.

La Nato è un’organizzazione basata sui valori e sulla memoria. Quest’ultima deve ispirare anche la nostra azione quotidiana, il nostro impegno di fronte alle sfide a 360 gradi. L’hastag #WeRemember è parte della campagna condotta in occasione del Giorno della Memoria dal World Jewish Congress, grazie al cui contributo è stato possibile realizzare oggi l’esposizione curata da Ermanno Tedeschi.

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