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Luca Bramati: la società premia soltanto i contributi realmente creativi

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“Specialmente nel campo delle Risorse Umane e in generale delle Discipline Umanistiche, il giorno in cui abdichiamo al pensiero, abbiamo abdicato a tutto”. Questa affermazione di Umberto Galimberti è tra le preferite di Luca Bramati (Milano, 1986). Psicologo e Formatore, Luca è Amministratore Delegato di Professional Recruitment, Società di Ricerca e Selezione del Personale.
Tre anni fa ha avviato questa iniziativa imprenditoriale allo scopo di promuovere un approccio rigoroso al recruitment, che coinvolgesse solamente professionisti specializzati in psicologia e gestione delle risorse umane. Spesso nel panorama appiattito delle società di Head Hunting mancano effettive competenze di tipo psicologico, fondamentali per la valutazione motivazionale e personologica del candidato. Gli psicologi di Professional Recruitment, oltre a testare in modo approfondito le competenze tecniche dei candidati intervistati, sono in grado di valutare le loro soft skills, il valore aggiunto di ogni profilo!
L’obiettivo è fornire ai clienti un servizio altamente qualificato nella selezione delle candidature più idonee a ricoprire quel ruolo in quella azienda, in quella specifica situazione, in quel dato momento. In sintesi: un approccio da professionisti delle Risorse Umane.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Innovatore è colui che si propone di alterare l’attuale ordine delle cose per generarne uno migliorativo. È un creativo che si prefigge obiettivi di cambiamento, che accrescano il suo benessere e quello degli altri, mediante soluzioni intelligenti, cioè minimamente costose e massimamente proficue.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Mi auguro possano essere le tecnologie che permetteranno all’uomo di massimizzare la sua esperienza sociale, intesa in senso lato come la vicinanza fisica ed emotiva ad altri esseri umani, quali metodi di comunicazione e trasporto ancora più efficaci, rapidi ed economici.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Sono molteplici i ruoli di un leader in un’organizzazione, l’obiettivo finale è comunque sempre preservare l’integrità e la prosperità del proprio gruppo di lavoro. A questo scopo il leader si adopererà per guidare il proprio team al raggiungimento degli obiettivi prefissati, stimolare il miglioramento continuo di tutti, valorizzare le differenze individuali, mediare i conflitti rendendoli proficue occasioni di crescita comune, promuovere un ambiente di lavoro leale e piacevole.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Davide Liccione, il professore con cui mi sono laureato a Pavia, che mi ha iniziato alla psicologia fenomenologica ed ermeneutica, orientamento illuminante sia per la solidità del razionale teorico sia per la ragionevolezza dell’impianto metodologico. La fenomenologia ci sprona a guardare ai fatti, senza farsi offuscare da teorie astratte precostituite, purtroppo ampiamente diffuse in psicologia. L’ermeneutica ci fornisce una chiave di lettura di questi fatti, attraverso un metodo interpretativo rigoroso che vanta una cultura millenaria (vedi l’ermeneutica biblica e giuridica). Interpretando correttamente il percorso professionale dei candidati intervistati, avremo un’idea più chiara di chi sia la persona che abbiamo davanti.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. In un’epoca di grande attenzione alla tecnica, quindi di attenzione al come fare una cosa piuttosto che al perché farla, il timore è che si assopiscano la nostra coscienza critica e il pensiero laterale. La speranza è che la tecnica più raffinata sia sempre al servizio della nostra capacità d’interrogarci e del nostro potere creativo.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Attualmente sono impegnato nel promuovere questo approccio fenomenologico ed ermeneutico alla gestione delle Risorse Umane, nella selezione e nella formazione. Un approccio concretamente orientato a un’attenta analisi della persona intervistata, con l’obiettivo di poter cogliere le sue reali esigenze e poterle mettere a valore per le nostre aziende clienti.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Adoro il coraggio, l’intelligenza, la passione e la dedizione per il raggiungimento di un obiettivo di valore, che significa creare qualcosa di buono per sé e per gli altri. Di contro non posso che detestare la mediocrità, il pressapochismo e soprattutto il disinteresse e l’indifferenza.

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