Il bel romanzo, edito da Giunti, “Modigliani Il Principe” di Angelo Longoni nelle sue 593 pagine ci porta sulle orme dell’arista, pittore e scultore livornese in un’esperienza viva della sua storia, dall’affaccio di una finestra nella casa di Livorno, a Montmartre nel cuore di Parigi.
Chi si mette sulle tracce di un artista deve amarlo molto, conoscerlo a fondo, deve averne inseguito i sogni oltre le apparenze, letto la sua corrispondenza, visitato i luoghi della sua esistenza.
E Angelo Longoni che è un drammaturgo, un regista e un narratore sa come appostarsi ai crocevia, sedersi negli angoli in penombra dei caffè parigini e ripercorrere la vita e i giorni di un Principe come Modigliani che possiede la folgorante e fugace bellezza del genio che vive di contraddizioni e lucide ubriacature.
“ Che cosa cercate quando dipingete ?”
“ Qualcosa che non è la realtà”
“ Che cosa cercate quando scrivete (voi poeti?)
“ La cosa più difficile: la semplicità”
Si legge questo dialogo tra i molti dialoghi ben costruiti di questo romanzo vivo che appassiona legandoci alla storia di Modigliani che seppure romanzata ad arte non si discosta molto dalla sua vita autentica, dai suoi vissuti ed anzi dona alla narrazione quell’aura di sensibilità che si può ripercorrere attraverso i cinque sensi : la vista per vedere effettivamente le scene, l’udito per udire parole ben scandite, dialoghi che vibrano nelle stanze, nei caffè, nei viali all’aperto, nel freddo parigino, le martellate vibranti e sonore, o i colpi cupi sul marmo da scolpire, l’odorato per percepire gli odori gradevoli o sgradevoli, ma presenti; il tatto per poggiare la mano sulla freddezza della roccia, o sulla fronte madida di sudore, o sulle mani da stringere. Sentire tra le pagine , le pieghe della stoffa e dei risvolti, gli abiti di velluto o le lenzuola usate tutto il corpo della storia ed inseguire quelle linee essenziali che sono l’anima nuda dei dipinti di Modigliani e delle sue sculture .
Linee che demarcano con sinuosa dolcezza lo spazio ricolmato di colore, dividendolo in zone dove il corpo nudo o l’anima vestita si scaglia ed emerge in tutta la sua carnosa semplicità.
Le sue linee sono così libere e fluttuanti che non entrano in nessuna schematica rappresentazione, in nessuna “scuola di pensiero” delle Linee, non racchiudono né macchie informi, né si fanno mezzo per esaltare le forme a discapito della vita che palpita. Le sue linee sono palpiti di vita.
E’ come l’episodio del violincellista che si siede col suo strumento fra le gambe ed inizia a suonare. Si diffondono le note della Suite n°1 di Bach all’interno del locale dove suona, nessuno dei presenti nota il giovane che suona con evidente trasporto.
Modigliani lo segue, è attento e commosso , colpito dalla sua interpretazione e dal suo rapimento nell’indifferenza generale; è quell’indifferenza che costituisce la linea di demarcazione tra la realtà circostante, il momento dell’esecuzione, la musica .
Il violoncellista suona solo per sé e per il Principe che riesce a cogliere musica e rapimento. E’ questa la natura della sua linea in pittura, la bellezza e la semplicità che contiene realismo e irrealismo, caos e ordine, amore e arte.
L’anima è completamente in balia dell’arte e permette ad Angelo Longoni di ricostruire il filo logico dei suoi pensieri e dei moti di uno spirito rapito dalla bellezza, il suo Amedeo afferma che quello che cerca non è nella realtà, così come non è nell’irrealtà, poiché la meta del suo peregrinare tra pittura e scultura, tra raltà e sogno, tra razionale e irrazionale, lucidità e ubriacatura sta nell’inconscio, vero mistero e lato oscuro della razza umana.
L’inconscio che è molto simile a quel disegno che viene prodotto dal lapis legato alla coda di un asino che non è compreso e che all’apparenza può dar vita ad un “ismo” ad un’altra scuola di pensiero mentre è solo il segno di un caos interiore che giace ancorato nel fondo del proprio Essere.
Ecco che ciò che giace in fondo trova spazio per riemergere ed è in una postura , nel tentativo di dipingere chiudendo un occhio perché il personaggio ritratto abbia la facoltà di guardare con un occhio “il mondo esterno e con l’altro di guardare dentro di sé”. E’ questa capacità di attenzione, questa sensibilità la caratteristica del Principe Modigliani : vedere tutto come se fosse meglio della realtà e per questo motivo scegliere di vivere stando sempre allerta perché nulla sfugga alla sua attenzione.
E’ per lo stesso motivo che Modigliani ama a dismisura la scultura, più della pittura, perché scolpendo toglie da una massa consistente una porzione di materia e solo quella, stando attento a non togliere troppo perché possa arrivare alla stessa linea sinuosa, morbida essenziale e alla nuova forma a tutto tondo che si può toccare completamente. Scolpire è faticoso ma equivale a vivere, affaticarsi, sudare, tossire , ma è un modo per sentirsi vivi, battere per contenere un gesto, misurare la forza, equilibrarla, non eccedere per non rovinare la forma e distruggerla prima di averla abbozzata.
Il Principe Modigliani incontra ed inciampa sul suo percorso molte vite , artisti , pittori, poeti, letterati, donne, amori della sua vita con ognuno di questi Angelo Longoni costruisce, monta e smonta fotogrammi , sposta lancette, apre spiragli da dove poter spiare senza essere visti e sempre fa rimanere impigliati tra le righe, sulla soglia o sul binario giusto o sbagliato che sia, regalandoci tra le pagine i trentacinque anni di una vita intensa, dannatamente bella tra i morsi della fame, i fumi dell’alcool e dell’hashish, le contraddizioni degli amori, delle amicizie, della vita, della paura e del coraggio. Che fanno della vita e del suo rischio supremo: la speranza.
Amedeo Modigliani, italiano, ebreo, cinque franchi per un disegno Il Principe Modigliani ha vissuto l’unico rischio estremo : avere speranza, cercando di assolvere al suo unico dovere verso se stesso e la vita, salvare i suoi sogni.
MODIGLIANI IL PRINCIPE
Di