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C’è lo zampino di Mosca dietro all’attacco contro il Parlamento del Venezuela?

Sembra che il nuovo attacco del regime di Nicolás Maduro contro il Parlamento venezuelano sia stato pianificato per compiacere principalmente la Russia. L’ipotesi di analisti ed esponenti politici che si oppongono al governo socialista ha guadagnato forza dopo che il governo di Vladimir Putin ha riconosciuto (con una tempestiva velocità) la legittimità della nomina del deputato Luis Parra alla guida del Parlamento, senza la trasparenza e il quorum previsti dalla Costituzione.

Sono note le immagini di violenza il giorno della votazione, ma questo non ha impedito alla Russia di prendere posizione. Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato in un comunicato stampa ufficiale che considera “la votazione per una nuova direzione del Parlamento come il risultato di un processo democratico legittimo, che porterà il ritorno della costituzionalità nella politica venezuelana”.

Sul perché la Russia abbia deciso di pronunciarsi, la Commissione Finanze del Parlamento venezuelano (quello riconosciuto a livello internazionale e guidato da Juan Guaidó), che indaga sugli interessi russi in Venezuela, ha una risposta. La Russia avrebbe imposto al governo di Maduro l’approvazione da parte del Parlamento di una serie di nuove concessioni in diversi giacimenti petroliferi sul territorio venezuelano per ripagare il suo debito. Così Mosca avrebbe un sostegno giuridico davanti alle richieste internazionali, giacché la Costituzione venezuelana esige che qualsiasi accordo di questo tipo, proposto dall’esecutivo, sia approvato dal Parlamento. Da quando l’opposizione ha vinto la maggioranza dei seggi nelle elezioni legislative del 2015, i principali alleati di Maduro (come la Russia) sono stati costretti a fermare qualsiasi investimento in Venezuela. Per questo avrebbero chiesto al regime un Parlamento, ma senza Guaidó.

Lo stesso governo di Putin ha annunciato che attendeva il 5 gennaio 2020, giorno della votazione della nuova direzione del Parlamento, per decidere se inviare o no consiglieri economici per aiutare Maduro a risollevare l’economia venezuelana. Per cercare di aggirare le sanzioni internazionali, Putin e Maduro starebbero cercando forme legali per controllare la compagnia statale petrolifera Pdvsa attraverso la pubblica russa Rosneft, senza bisogno della privatizzazione che deve essere approvata dal Parlamento.

Secondo Ángel Alvarado, deputato e presidente della Commissione Finanze del Parlamento venezuelano, “tutta la manovra del falso presidente Parra è una mossa di Maduro per cercare denaro. Dietro c’è uno scambio di soldi per i campi petroliferi […] Pensiamo ci sia un accordo per il debito, che si farà fuori dalla giurisdizione di Maduro […] Ci sono più di 2 miliardi di dollari che si stanno muovendo a Hong Kong”.

L’informazione sarebbe arrivata dallo studio Dentons, che assiste la petrolifera Pdvsa. Oggi quasi tutti i giacimenti petroliferi del Venezuela sono sotto il controllo russo. L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Venezuela, Elliott Abrams, ha ammesso che è stato un “grave errore strategico di Washington sottovalutare il sostegno di Cuba e Russia al regime di Maduro”. Secondo i calcoli delle autorità americane, circa il 70% del petrolio venezuelano è gestito da Mosca, mentre il colosso Rosneft “è al centro dell’economia petrolifera del Venezuela”.

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