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Chi comprerà la compagnia petrolifera del Venezuela?

Il regime di Nicolás Maduro è con l’acqua alla gola. La crisi economica (senza precedenti nella storia dell’America Latina) spinge il governo socialista verso l’ipotesi di privatizzazione della petrolifera statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa).

La notizia è stata diffusa dall’agenzia Bloomberg, che sostiene come Maduro stia proponendo una forma di privatizzazione del greggio venezuelano, con partecipazioni maggioritarie, per dare il controllo dell’azienda (che in passato era leader del settore a livello internazionale) a compagnie straniere.

Fonti anonime hanno dichiarato a Bloomberg che Maduro è già in fase di negoziazione per l’acquisizione con la russa Rosneft, la spagnola Repsol S. A. e l’italiana Eni Spa. “L’idea – spiega l’agenzia – è permettere di farsi carico delle proprietà controllate dal regime e ristrutturare parte del debito di Pdvsa in cambio di beni attivi”.

Prima dell’arrivo di Hugo Chávez al potere in Venezuela, Pdvsa era la terza impresa petrolifera del mondo, con una grande capacità di produzione e il sostegno finanziario di circa 3,3 milioni di barili di petrolio al giorno. Oggi, secondo i dati dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, ne produce con molte difficoltà circa 700mila.

Tuttavia, la proposta di fare tornare privata Pdvsa (come ai tempi d’oro, prima della nazionalizzazione avviata da Chávez) non sarà semplice, specialmente in mezzo alla crisi politica ed istituzionale del Venezuela. Secondo la Costituzione venezuelana, per consegnare il controllo della statale petrolifera ad un’altra compagnia, è necessaria l’approvazione del Parlamento (e non solo l’ok dell’esecutivo). Maduro avrebbe bisogno dunque del consenso del Parlamento, controllato da Juan Guaidó. Ed è per questo che, molto probabilmente, l’ultimo attacco del chavismo contro l’opposizione riguardava proprio la direzione del potere legislativo.

Un’altra difficoltà per il regime sono le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che vietano i negoziati con Pdvsa. L’agenzia Bloomberg sostiene che per fare cambiare linea politica al Dipartimento di Stato c’è bisogno dell’approvazione di Guaidó, riconosciuto da Washington come presidente ad interim del Venezuela. “Guaidó e l’opposizione sono a favore di aumentare la partecipazione straniera – si legge su Bloomberg -, ma non vogliono che questo possa aiutare Maduro a restare al potere. Si sta facendo pressione per le dimissioni di Maduro e la convocazione per nuove elezioni presidenziali”.

José Toro Hardy, economista venezuelano, ha detto a Abc che la compagnia petrolifera venezuelana ha bisogno di 30 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni per recuperare il livello di produzione del passato. Ma tutto il processo di privatizzazione e di nuovi investimenti stranieri di Pdvsa deve farsi attraverso le concessioni: “Il presidente non può dare contratti. Credo che nessuna impresa è disposta a correre rischi di fare un investimento che dopo può essere sconosciuto perché non rispetta la Costituzione e le leggi del Venezuela”.

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