Gianni Bessi, politico e consigliere regionale Pd dell’Emilia-Romagna, è sempre stato sul fronte nella difesa di alcune battaglie politiche, anche quando era in disaccordo con la linea ufficiale del suo partito, il Partito Democratico. Alcune di queste lotte riguardano il lavoro, le politiche industriali, la forza e l’eccellenza delle imprese italiane e l’energia.
Bessi, autore di un libro sul gas come risorsa fondamentale per la transizione energetica insieme alle rinnovabili, nei suoi contributi (pubblicati anche su Formiche.net) spazia dalla geopolitica all’energia fino alla “geopolitica dell’energia”. Si definisce un “autonomista convinto”. In una conversazione con Formiche.net spiega il suo programma come candidato al consiglio regionale nel collegio di Ravenna.
Bessi, lei è stato ricandidato in un’elezione che si annuncia fra le più calde degli ultimi anni. Emilia-Romagna come prova generale delle elezioni nazionali?
In parte sì, soprattutto per quanto riguarda le novità della politica, come la coalizione che Stefano Bonaccini è stato capace di costruire con tutte le forze del centrosinistra. O la presenza di un soggetto nuovo ed esterno di un movimento spontaneo come le “sardine”, che sono l’esempio di una rinnovata partecipazione dei giovani alla politica. E non è un caso che siano nate proprio in Emilia-Romagna e a Bologna centro culturale politico dove nacque il primo Ulivo.
Emilia-Romagna come laboratorio politico, quindi?
Direi di più. Emilia-Romagna come laboratorio politico e amministrativo. Siamo noi che grazie al patto del lavoro abbiamo ridotto la disoccupazione in maniera efficace, ricordo che è scesa sotto il 5 % rispetto a quasi il 9% ad inizio legislatura, siamo noi che per primi abbiamo abolito il superticket, siamo noi che abbiamo prodotto la performance migliore in termini di crescita economica, con particolare riguardo all’export, dove siamo al primo posto in Italia per quota pro-capite. In politica conta anche il metodo di lavoro.
Un modello da esportare…
Un metodo di lavoro che servirebbe a questo governo nato troppo in fretta e senza quella tensione che serve per credere in un progetto Paese. Ma solo per evitare Matteo Salvini al governo non si va lontano. Penso che molte delle nostre azioni potrebbero avere un effetto positivo anche a livello nazionale. Prendiamo per esempio l’energia…
Prendiamola.
Al nostro Paese serve una nuova strategia, che rilanci un settore cruciale non solo per l’economia ma anche per la sicurezza nazionale. Ritengo che il premier Conte, ma anche i leader di partito, a cominciare dal mio, debbano mettere tra le priorità d’intervento il rilancio del settore energetico nazionale. Se guardiamo a cosa sta avvenendo nel mondo vediamo che il tema energetico è al centro dei sommovimenti geopolitici e non a caso. Da tempo cerco di incoraggiare il Partito Democratico e il governo a prendere decisioni coraggiose in questo senso.
Che sarebbero?
Smettere di inseguire un ecologismo di facciata o peggio, di opportunità, per utilizzare le risorse di gas naturale che sono presenti nei nostri giacimenti, come quello dell’Adriatico. E smettere di penalizzare un settore, quello dell’oil&gas che è uno dei nostri fiori all’occhiello. Eni aveva già previsto investimenti cospicui, che avrebbero portato benessere ai territori e alleggerito la nostra bolletta energetica, sulla quale in questo momento pesa il fatto che importiamo praticamente tutto il nostro fabbisogno di fonti energetiche. La transizione verso l’utilizzo esclusivo di fonti pulite passa anche dall’utilizzo di un mix energetico gas-rinnovabili.
Un altro settore fondamentale per l’economia italiana è l’agricoltura.
E in questa legislatura la commissione europea affronterà la riforma della Pac: in questo contesto l’Emilia-Romagna svolgerà un ruolo determinante in difesa degli agricoltori, del territorio e dei nostri prodotti di eccellenza. È venuto il momento di occuparci del settore con idee nuove, incentivando la pianificazione e le aggregazioni di prodotto, il sostegno alle esportazioni e soprattutto la difesa dei redditi degli operatori che in questi anni sono stati erosi dall’instabilità del mercato ma anche da alcune politiche aggressive degli altri attori della filiera. Senza dimenticare che servono risposte per alcune emergenze gravi come la cimice asiatica.
E poi ci sono le piccole e medie imprese…
Che sono da sempre l’elemento di forza della nostra economia. Occorre consolidare il loro ruolo e la loro propensione all’internazionalizzazione, rafforzando gli strumenti di integrazione di filiera, il credito, la formazione e favorendo il ricambio intergenerazionale. Una politica di sistema dovrebbe puntare anche a sostenere lo sviluppo delle aree più marginali: non dimentichiamo che siamo ancora il secondo Paese manifatturiero d’Europa dopo un colosso come la Germania. La regione ha previsto di rimborsare l’IRAP delle PMI, artigiani e commercianti delle zone montane. Un’idea da estendere anche in altre zone.
Crede che le Pmi possano giocare un ruolo anche nella sfida ambientale?
Certo, Pmi e artigianato saranno decisive nella costruzione di un’economia circolare evitando sia solo vuoti slogan o misure temporanee. annunciata da slogan ma puntando a un nuovo modello di sostenibilità, di produrre e consumare. E si dovrebbero evitare passi falsi come la plastic tax che è solamente punitiva verso chi adotta pratiche innovative, producendo plastiche riciclabili. Un vero Green new deal non può essere solo un nuovo elenco di imposte motivate ideologicamente. Altrimenti penalizziamo l’economia anche quella che sta seriamente innovando e investendo nel cambiamento.<
Un’economia di questo tipo, davvero green, ha anche bisogno di una logistica adeguata.
E su questo ritengo che esista già in Italia un sistema portuale che deve essere solo messo nelle condizioni di funzionare. Istituendo, solo per fare un esempio, le zone logistiche semplificate che permettono alle imprese di operare a burocrazia zero. In Emilia-Romagna questo passo è stato fatto ed è già in via di preparazione il piano strategico. Questo rafforzerà il progetto di hub del porto di Ravenna da 250 milioni che a breve partirà con la gara del General contractor per l’avvio dei lavori di approfondimento del canale e delle banchine.
Tornando alla valenza nazionale delle prossime elezioni emiliano-romagnole, la impensierisce la campagna aggressiva della Lega?
Alla fine penso che prevarrà il buon senso. La nostra è una delle regioni col più alto livello di benessere e welfare non solo in Italia ma in Europa. E questo lo si deve al buon governo che l’ha sempre contraddistinta. In questi cinque anni appena trascorsi la giunta Bonaccini, come ho detto prima. Ha raggiunto risultati imparagonabili a quelli delle altre regioni. In quanto a Salvini, cerca di spostare l’attenzione su temi esterni al buon governo, all’efficienza amministrativa, ai risultati delle politiche economiche, brandendo rosari o sbandierando problemi che in realtà non esistono. Matteo Salvini è così: dice tutto e il contrario di tutto. Oggi sta con Trump ieri con stava Putin. Domani? Chissà…E poi, sarebbe ora che smettessimo di caricare le elezioni locali di significati nazionali, altrimenti non usciamo mai da questa “campagna elettorale perenne”. Nel 2019 ci sono state 5 elezioni regionali, le Europee e amministrative. Occorre che il parlamento aggreghi le scadenze in due sole finestre elettorali, una in primavera e una in autunno. Non si può vivere in uno stress elettorale test permanete. È venuto il momento di riconquistare una prassi civile che ci permetta di essere un Paese democraticamente avanzato. Passione e disciplina per una politica più sana e vicino ai cittadini: questa è la mia idea. Lavoriamo insieme per lavorare e stare meglio tutti.