Il rapporto “State of Health in the EU: Italy. Country Health Profile 2019”, redatto dall’Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari dell’Ocse, ha analizzato il sistema sanitario italiano paragonandolo a quello di 26 Stati membri dell’Ue. Ne è uscito un quadro in chiaroscuro, che offre la possibilità di sviluppare una riflessione sulla necessità di rinnovare l’intero settore della sanità con un nuovo progetto, con nuove iniziative, con politiche reali, capaci di incidere sul territorio e di dialogare in maniera convincente con l’Europa.
Un percorso di rinnovamento che l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, membro della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, che svolge la professione di medico legale, ritiene urgente, perché “l’Italia non può permettersi di restare fanalino di coda in Ue in un settore, come quello della sanità, che da sempre è apprezzato in tutto il mondo”.
I numeri snocciolati dallo studio Ocse fanno rabbrividire: tra il 2010 e il 2018, oltre 8.800 neolaureati in Medicina o medici già in possesso di una formazione completa hanno lasciato l’Italia; nel 2017, il 2 per cento circa della popolazione italiana ha denunciato un bisogno sanitario non soddisfatto principalmente a causa di problemi connessi ai costi e a problematiche legate ai tempi di attesa; tra il 2000 e il 2017 il numero di posti letto ospedalieri pro capite è diminuito di circa il 30 per cento, arrivando a 3,2 posti letto per 1000 abitanti, una cifra nettamente inferiore alla media Ue, che vede invece 5 posti letto ogni 1000 persone.
Notizie negative arrivano anche sul fronte della spesa sanitaria, che nel nostro Paese è inferiore rispetto alla media europea. Nel 2017, infatti, l’Italia ha destinato alla spesa sanitaria l’8,8 per cento del Pil, una percentuale al di sotto di quella Ue che si attesta al 9,8 per cento. La spesa sanitaria, inoltre, è stata finanziata per circa tre quarti con fondi pubblici, meno rispetto al 2010 e alla media europea, in entrambi casi al 79 per cento, mentre quella pro capite si è attestata a 2483 euro, oltre il 10 per cento in meno rispetto al valore Ue di 2884 euro. “Sono dati allarmanti – sottolinea Regimenti – e ciò dimostra come siano improrogabili da parte del governo italiano interventi efficaci e meno superficiali di quelli messi in campo finora. I cittadini hanno bisogno di iniziative più vicine ai loro problemi e in grado di avere una visione lungimirante e strategica. Con la salute delle persone non si può più scherzare”.
Tra le difficoltà che emergono nel sistema sanitario nazionale c’è sicuramente la cronica carenza del personale medico e infermieristico. “Il governo investe poco e male in sanità – rimarca l’esponente leghista – dimentica la necessaria formazione professionale, trascura la precarietà che investe il settore, con il personale sanitario sempre più privo delle necessarie tutele salariali e sociali. Si fa poco anche sul fronte della ricerca e dell’innovazione, che non sono abbastanza sostenuti economicamente”.
Come far finta di niente, poi, di fronte alle infinite liste di attesa, che creano un vuoto pericoloso anche a livello territoriale. Tra le varie regioni italiane, infatti, emergono notevoli differenze di accesso alle cure, con i cittadini delle regioni meridionali, meno prospere, che hanno una probabilità quasi doppia di riscontrare un bisogno sanitario non soddisfatto rispetto a chi vive nelle più ricche regioni settentrionali.
“Sono problemi che la politica attuale trascura e mette sotto il tappeto”, commenta ancora l’europarlamentare Regimenti, che ricorda come “nel Lazio, ad esempio, da quando la Regione è governata dal Pd con Zingaretti si contano 1000 posti letto in meno. È giunto il momento di avviare un nuovo percorso di sviluppo del settore – conclude – per ridare alla sanità il ruolo che merita e ai cittadini il diritto alla salute che la Costituzione gli garantisce”.