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Il sogno di AstroLuca? Andare sulla Luna

Il sogno di Luca Parmitano potrebbe non essere destinato a restare nel cassetto. Oggi, a 400 studenti riuniti alla sede romana dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’astronauta ha confidato in collegamento dalla Stazione spaziale internazionale di avere una speranza: “Poter andare sulla Luna”. Vista la tabella di marcia della Nasa, non è un sogno irrealizzabile.

SOLO UN SOGNO?

Su invito del presidente Donald Trump, l’agenzia spaziale americana lavora a pieno ritmo per riportare l’uomo (e portare la prima donna) sul satellite naturale nel 2024. Il progetto prevede diverse missioni, fino alla creazione di una colonia situata sul polo sud lunare. L’Italia ha già siglato una dichiarazione d’intenti per essere a bordo del programma, ottenendo in sede europea la guida del progetto I-Hab: un modulo abitativo per il Lunar Gateway, prima fase del programma americano. I presupposti per andare sulla Luna ci sono, senza troppi problemi per quanto riguarda l’età.

NESSUN PROBLEMA DI ETÀ

AstroLuca ha 43 anni. A luglio del 2017, il collega Paolo Nespoli tornò sulla Stazione spaziale internazionale a sessant’anni. Non è l’unico caso. Di over 60 sopra l’atmosfera ce ne sono diversi, mentre il record assoluto spetta all’americano John Glenn. Nel 1962 fu il primo dopo Jurij Gagarin a compiere un’orbita intorno alla Terra. Non perse il vizio dello Spazio e nel 1998, all’età di 77 anni, salì a bordo dello Space Shuttle per la missione del record, utile anche per diversi studi sulla fisiologia della terza età. Il “sogno” di Parmitano è tra l’altro condiviso dalla più giovane Samantha Cristoforetti. A dicembre spiegava così: “Sono un’astronauta; andare sulla Luna è ovviamente il mio sogno; la Nasa assegnerà un paio di posti agli astronauti europei per andare sul Gateway, chissà”.

LA FRAGILITÀ DEL PIANETA

Intanto, Parmitano si gode le ultime settimane della sua seconda missione sulla Stazione spaziale internazionale, condita dal comando dell’avamposto orbitante. Oggi ne ha parlato con i ragazzi di dodici scuole romane, pronti a rivolgergli tante domande. La cosa che più colpisce della Terra dallo Spazio? “La fragilità; siamo abituati a vedere il Pianeta come qualcosa di statico, immobile: il mare, le montagne, i laghi, i ghiacciai, ma dalla stazione li vediamo cambiare e negli ultimi anni sempre in peggio”. Non il primo riferimento sugli effetti del cambiamento climatico. “Noi vediamo la scala globale – ha detto Parmitano – come tutti gli eventi siano collegati tra loro, come la nostra presenza e influenza di esseri umani cambi la natura e la Terra; questo ci dà un senso responsabilità alto e senso un di fragilità che resta con noi quanto torniamo sulla terra”.

LA LONTANANZA DA CASA

In un viaggio di sei mesi, a 400 chilometri dalla superficie terrestre, si sente la lontananza? “I più grandi sacrifici in questo lavoro non sono quelli che faccio io ma quelli di chi mi sta vicino – ha risposto AstroLuca – quindi la mia famiglia, le mie figlie”. D’altra parte, “la nostra è una scelta per la realizzazione di un progetto di vita, ma in questo percorso ci trasciniamo vittime inconsapevoli: quando saluto le mie figlie, do loro un grande dispiacere”. E quale è la cosa più strana quando si torna a Terra? “Il fatto che la libertà di movimento che diamo per scontata svanisce immediatamente, e con essa anche la memoria della stessa”. Con la gravità, ha spiegato Parmitano, “ti dimentichi subito cosa vuol dire sapersi muovere in maniera armonica e libera, questa è la cosa più triste di questo lavoro”.

L’ESPERIMENTO DEGLI STUDENTI

Ad ascoltare l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) c’erano ragazzi di età fra 13 e 16 anni. Tra loro anche gli studenti che, con gli esperti delle università di Milano, Firenze, Kaiser Italia e Asi, hanno organizzato l’esperimento XenoGriss dedicato allo studio della rigenerazione dei tessuti. Il progetto ha portato sulla stazione spaziale dei girini di rana. È stato attivato da Parmitano a inizio dicembre, e poi è rientrato a Terra un mese dopo. Saranno ancora i ragazzi a occuparsi dell’analisi dei risultati.

LE PAROLE DI SACCOCCIA

Con i compagni presenti all’Asi oggi, ha spiegato il presidente Giorgio Saccoccia, “hanno avuto la possibilità di scoprire l’importanza delle attività spaziali che non sono solo esplorazione ma il nostro vivere quotidiano; hanno appreso che, senza saperlo, utilizzano tanta tecnologia spaziale o di derivazione spaziale”. Parmitano, nel collegamento a loro dedicato, li ha spronati a credere e concentrarsi sui loro obiettivi e ad avere la consapevolezza della fragilità della Terra. “Un posto unico che dallo spazio non mostra confini ma solo molta sofferenza per i nostri dannosi comportamenti”. Difatti, ha aggiunto, “in poco più di una generazione siamo passati da una visione romantica dello spazio legata agli astronauti e all’esplorazione, a qualcosa di utile per la vita di tutti i giorni”. Tutte le nostre app, ha detto concludendo Saccoccia, “utilizzano tecnologie spaziali, e pure la protezione del nostro Pianeta, che sta così a cuore ai ragazzi, sfrutta infrastrutture spaziali”.

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