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Perché Air Italy è finita in liquidazione. Il punto di Alegi

Dopo Alitalia, ecco Air Italy. L’assemblea degli azionisti dell’ex Meridiana ha deliberato oggi all’unanimità la liquidazione della società. La causa? “Le persistenti e strutturali condizioni di difficoltà del mercato”. A decidere dopo i segnali di ieri sera con le prime turbolenze sindacali sono stati gli azionisti Alisarda e Qatar Airways attraverso AqA Holding, “con l’obiettivo di minimizzare il disagio per i passeggeri in possesso di biglietti Air Italy”. I voli saranno garantiti fino al 25 febbraio. Per le date successive, i passeggeri che hanno già acquistato i biglietti saranno ri-protetti o rimborsati integralmente. A due anni dal rilascio del piano di rilancio, ci ha spiegato lo storico ed esperto dell’aviazione Gregory Alegi, “Air Italy ha perso la scommessa di trasformarsi da vettore prevalentemente regionale a compagnia quantomeno europea”.

L’ATTENZIONE DEL GOVERNO

Dopo Alitalia ecco insomma per l’esecutivo la nuova grana con le ali, con in ballo circa 1.200 posti di lavoro tra Olbia e Milano Malpensa. Domani è stato convocato un tavolo di crisi dal ministero dello Sviluppo Economico guidato da Stefano Patuanelli, con la presenza anche della Regione Sardegna oltre ai vertici della compagnia. Anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli ha chiesto un colloquio con Air Italy con la contestuale richiesta di fare un passo indietro rispetto alla liquidazione almeno fino al vertice con l’esecutivo. “Non è accettabile – ha detto – la decisione di liquidare un’azienda di tali dimensioni senza informare prima il governo e senza valutare seriamente eventuali alternative”. Secondo le indiscrezioni di stampa, nel 2019 Air Italy ha accumulato una perdita complessiva di 200 milioni di euro.

LA STORIA

Dalla sua fondazione, la compagnia ha subito diversi cambi di assetto. Fondata dal principe ismailita Aga Kahn nel 1963 come Alisarda, con l’obiettivo di sostenere il piano immobiliare sulla Costa smeralda, divenne Meridiana nel 1991. La nuova avventura è iniziata nell’estate del 2016 con il primo annuncio di Qatar Airways in qualità di socio di Meridiana. Oltre un anno dopo si è dato il via alla soluzione pensata per non far perdere alla compagnia la nazionalità italiana (e dunque l’accesso ai mercati comunitari): la creazione di AQA Holding (controllata per il 49% da Qatar Airway e per il 51% dal fondo Akfed dell’Aga Khan) per controllare Alisarda, finanziaria che possiede Air Italy. A febbraio 2018, la conferenza stampa di presentazione di Air Italy prometteva entro cinque anni cinquanta aerei, altrettante destinazioni e dieci milioni di passeggeri. Obiettivi da subito apparsi ambiziosi, ma non per questo non raggiungibili. Allora sembrava (anche a noi) che ci fossero le promesse per il salto della compagnia a livello continentale.

L’ERA QATAR AIRWAYS

D’altra parte, ricorda Alegi, già il cambio del nome (da Meridiana ad Air Italy) indicava l’intenzione di spostare il baricentro della compagnia anche sul lungo raggio, arrivando a sfidare Alitalia quale vettore nazionale di riferimento. “C’era l’ambizione – spiega l’esperto – di presentarsi come l’altra Alitalia”. Il piano è fallito. “Gli investitori qatarini che dovevano sostenere il rilancio non sono riusciti a mantenere quanto promesso”. Resta da capire quanto abbia pesato su questo la mancata consegna dei Boeing 737 Max (visto il blocco in seguito ai noti incidenti) sullo sviluppo della flotta.

IL FATTORE MAX

“La mancata crescita della flotta – nota Alegi – è sempre il punto cruciale dei piani di sviluppo. Sicuramente la vicenda Max ha avuto un ruolo, ma sembra prematuro dire che la colpa sia tutta lì”. Difatti, il corposo ammodernamento della flotta (e il passaggio da Airbus a Boeing) non è mai avvenuto. È così che Air Italy, “seppur in un contesto tendenzialmente positivo a livello globale, ha perso la scommessa di trasformarsi da vettore prevalentemente regionale a compagnia quantomeno europea”. E ora? “Ora – aggiunge lo storico – si torna dove si era prima, con l’Aga Khan che non vuole più sostenerla e l’affannosa ricerca di soluzione per evitare i chiudere”.

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