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Coronavirus, le bufale sul web non fanno bene ai bambini. I consigli dei pediatri

La fake news che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è pronto a chiudere le scuole di ogni ordine e grado a causa del corononavirus ha fatto rapidamente il giro del web e delle chat scolastiche al punto che Palazzo Chigi è dovuto intervenire con una nota ufficiale per smentire la bufala. “Solo che così si è innescato un vero e proprio terrorismo mediatico” spiega a Formiche.net la dottoressa Teresa Mazzone, presidente del Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe) “circolano troppe bufale su internet e i social network le alimentano, questo clima di terrore generalizzato non fa bene, non solo ai genitori ma, soprattutto, ai bambini”.

Come bisogna comportarsi?

È chiaro se un genitore è spaventato, in preda al panico, finisce per trasmettere questa ansia ai propri figli e questo è profondamente sbagliato. Forse non si sa abbastanza, ma questo virus ha una scarsa circolazione nell’età pediatrica, ovvero tra gli 0 e i 18 anni, come da linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non abbiamo notizie di una casistica rilevante in questa fascia, fino ad oggi tutti gli accertamenti riferiscono di un tasso di letalità sotto i 19 anni dello 0,2% che è davvero molto basso.

Ma questo panico è giustificato?

Lo dico sempre ai genitori: diffidate delle chat e di quanto pubblicato sui social. Spesso sono notizie false e generano fobie ingiustificate. Fino ad oggi i bambini sono stati abbastanza tutelati, non hanno quella percezione di paura che invece manifestano di più gli adulti, cambia il discorso per i ragazzi che vanno alle scuole medie e che riescono a documentarsi direttamente. Ma anche qui, attenzione ai social e ad alimentare false notizie.

Anche gli psicologi sono scesi in campo con un decalogo per evitare il panico da coronavirus…

Sì lo sappiamo, il messaggio anche da parte loro è di affermare che bisogna rivolgersi a degli specialisti, alle figure ufficiali che possono dare notizie veritiere.

Anche per i bambini vale il principio di evitare luoghi chiusi o affollati?

Perché è possibile che ci sia la circolazione di qualunque virus, non solo di questo. Ci dimentichiamo che siamo ancora in piena “epidemia” da influenza. Tutti i virus si diffondono più facilmente se l’ambiente è sovraffollato, se non viene utilizzata una corretta igiene personale. Le misure di prevenzione e di profilassi sono queste.

Ci sono ben 26mila le scuole statali e paritarie chiuse, 180mila le classi inattive nelle sette regioni in cui sono state sospese le lezioni. Anche questo è un problema che può colpire i più piccoli?

Ovviamente ci auguriamo che siano chiusure temporanee, fino a quando si riuscirà a circoscrivere la diffusione del coronavirus. Probabilmente potrà esserci un ritardo nel programma scolastico ma la salute viene prima di tutto, è il bene primario. Poi non parliamo più solo di salute organica, ma di salute psicofisica, quindi il benessere globale di tutte le persone nell’età pediatrica, perché il bambino di oggi sarà un adulto domani e più è sano oggi e più sono le probabilità che lo sia anche da adulto.

E l’homeschooling può essere una misura per fronteggiare l’epidemia di coronavirus?

Ma laddove ci sia davvero una reale necessità. Sono sincera: quando ho letto in alcune chat la notizia, falsa, delle chiusure delle scuole di ogni ordine e grado, ho subito sperato che non fosse vero, perché sarebbe davvero una follia. La prevenzione, ripeto, passa da semplici gesti d’igiene che aiutano a limitare la diffusione dell’infezione. Per qualunque dubbio basta rivolgersi al proprio pediatra di famiglia. C’è un’ampia disponibilità oraria, gli studi sono aperti regolarmente, se si ha un bambino con la febbre è sempre meglio contattare il pediatra prima e magari di evitare di portarli subito al Pronto Soccorso.

Perché?

Perché questo è il luogo dove paradossalmente ci vai per un motivo e ti ammali per un altro. Bisogna evitare non solo per il rischio di contrarre un’infezione ma anche per non intasare una struttura che, in questo momento, deve lavorare per casi più urgenti.

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