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Perché il coronavirus agita i Paesi dell’Opec

Il coronavirus continua a colpire le difese dell’economia cinese. Ad oggi, le raffinerie del colosso asiatico hanno ridotto di circa il 15% la quantità di petrolio che trasformano in carburante (il fabbisogno di petrolio del Regno Unito e l’Italia insieme). La Cina è paralizzata e non le serve energia, almeno non quanto prima. L’agenzia Bloomberg ha confermato che gli impianti cinesi, sia privati sia pubblici, hanno tagliato di circa 2 milioni di barili al giorno la quantità di petrolio che raffinano. E le prospettive non sono buone per i Paesi produttori: la domanda di greggio sicuramente è destinata a diminuire ancora per la riduzione di viaggi e l’isolamento di molte località in Cina.

Con questa situazione, la crescita del Pil cinese potrebbe diminuire di circa il 5% nel 2020, con conseguenze dirette su l’economia globale. “Il coronavirus infligge un duro colpo temporaneo all’economia cinese – sostiene l’agenzia di rating S&P -. La maggior parte dell’impatto economico del coronavirus si farà sentire nel primo trimestre, e la ripresa della Cina sarà stabilmente avviata entro il terzo trimestre anno”. Secondo una nota a firma di Shaun Roache, capo economista dell’area Asia-Pacifico per S&P Global Ratings, “nonostante l’incertezza, la nostra ipotesi di base è che il virus sarà contenuto entro marzo 2020”.

Gli effetti della diffusione del coronavirus, dunque, si espandono nell’economia mondiale. Gli analisti cercano di quantificare l’impatto del misterioso virus, ma c’è una sola certezza. Il mercato petrolifero è il primo contagiato a rischio.

Il prezzo del barile di petrolio è caduto del 15% da quando è stato annunciato l’arrivo del coronavirus. Se invece si parte dai primi giorni di gennaio, il prezzo ha avuto una diminuzione del 20%, fino ad arrivare a 68,71 dollari il barile di Brent. Per questo secondo molti analisti è molto probabile che presto siano annunciati i tagli alla produzione, in attesa di novità sull’impatto economico del virus. Questa settimana è previsto un incontro tra i membri dell’Organizzazione di Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) per comunicare le nuove misure nel mercato petrolifero.

La più grande raffineria di petrolio dell’Asia, proprietà del governo cinese, la Sinopec, ha ridotto la produzione di circa 600.000 barili al giorno, circa il 12% del normale, il più grande taglio in decade. L’impatto dell’emergenza è stato amplificato dalla tempistica: il virus è arrivato proprio durante il capodanno cinese, per cui fabbriche, uffici e negozi sono rimasti chiusi per l’emergenza. L’utilizzo di 14 milioni di barili al giorno si è visto ridotto per la riduzione di carburante e consumo elettrico, nonché i voli aerei in meno, con la restrizione di viaggi imposte dal governo di Xi Jinping e altri Paesi.

Il prezzo del petrolio ha avuto un’altra caduta, dopo l’annuncio della Russia di prendersi ancora tempo per decidere su un’eventuale riduzione della produzione di greggio. Non si sa ancora quando Mosca prenderà una posizione rispetto alla situazione del mercato petrolifero e gli effetti economici del coronavirus, ma intanto i russi si sono opposti alle raccomandazioni, presentate del comitato tecnico dell’Opec durante la riunione straordinaria a Vienna, di tagliare la produzione di 600.000 barili al giorno.

Alcuni esperti sostengono che la Russia resiste al taglio della produzione perché lo Stato ha bisogno delle entrate economiche dalle compagnie petrolifere. Il bilancio russo dipende fortemente dal reddito petrolifero e in questo momento il governo di Vladimir Putin ha bisogno di investire nell’economia per raggiungere gli obiettivi entro la fine del mandato nel 2024.

Il barile di Brent, riferimento per l’Europa, è arrivato a 54,38 dollari. Due giorni fa l’Iran ha chiesto apertamente che si faccia qualcosa per proteggere i prezzi del petrolio, mentre l’Arabia Saudita ha chiesto una riduzione tra 800.000 e 1 milioni di barili al giorno.

La caduta del prezzo del petrolio ha provocato una grande scossa nell’industria energetica. L’esperto Phil Flynn, ha detto alla Bbc che “non c’è mai stato un evento di distruzione della domanda di questa scala e con questa velocità”. Invece Philippe Waechter, direttore di analisi economico di Ostrum AM, ha avvertito che “il rischio nell’economia globale è elevato e preoccupante”.

Anche il Fondo Monetario Internazionale guarda con attenzione l’evolversi della situazione. Kristalina Georgieva, direttrice operativa dell’istituzione, ha dichiarato che è molto probabile che l’emergenza per il virus rallenti la crescita economica mondiale, almeno a breve termine, ma che ancora è troppo presto per avanzare conclusioni: “Dobbiamo valutare come si stanno prendendo misure per contenere la diffusione del coronavirus e quanto efficace sono queste azioni”.

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