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La Difesa in campo contro il coronavirus. Ecco come sono tornati i 56 da Wuhan

C’è molta Difesa nel rientro in Italia dei cittadini italiani bloccati in Cina dall’emergenza coronavirus. I 56 connazionali sono tornati da Wuhan a bordo di un velivolo da trasporto KC767 dell’Aeronautica militare, atterrati all’aeroporto di Patrica di Mare e accompagnati dal personale specializzato dell’Esercito e dell’Arma azzurra, a dimostrazione delle eccellenze che la Difesa italiana può esprimere anche nella gestione di emergenze sanitarie.

GLI ASSETTI

Sul tanker dell’Aeronautica un equipaggio di dieci membri, di cui quattro piloti e un team sanitario di sei persone. Il KC-767 è un aerocisterna in dotazione in quattro esemplari al 14° Stormo, deputato a svolgere missioni di rifornimento in volo e trasporto strategico. Realizzato da Boeing (che supporta la Forza armata a Pratica di mare), l’assetto vanta impieghi dall’Islanda al Kuwait, anche nell’ambito della Coalizione internazionale anti-Isis. Per l’emergenza coronavirus, il velivolo è stato messo a disposizione dal Comando operativo di vertice interforze (Coi), l’organismo attraverso cui il capo di Stato maggiore della Difesa esercita la funzione di comandante operativo delle Forze armate, anche quando queste scendono in campo in situazioni come questa.

IL RIENTRO A PRATICA DI MARE

Il rientro è avvenuto in coordinamento con la Farnesina e il ministero della Salute. Allo scalo di Pratica di Mare, alle porte di Roma, i 56 italiani (erano 57, ma un diciassettenne con la febbre è rimasto a Wuhan) hanno trovato tutte le strutture logistiche necessarie alle operazioni di sbarco e al controllo sanitario. Presso l’aeroporto era infatti stato dispiegato il Team specializzato per la decontaminazione del personale e del velivolo. Trasporti di questo tipo sono ormai nel bagaglio d’esperienza dell’Aeronautica militare, che da anni si è dotata delle capacità necessarie per fronteggiare tali situazioni. Strumenti simili erano stati utilizzati cinque anni fa in occasione dell’Ebola.

LA STRUTTURA ALLA CECCHIGNOLA

Ora, i 56 connazionali passeranno due settimane in un’idonea struttura messa a disposizione dall’Esercito, situata all’interno della “città militare” della Cecchignola, alla periferia sud della capitale, per la necessaria sorveglianza sanitaria. Ci sono arrivati dopo i primi controlli sanitari effettuati all’aeroporto, superando il traffico romano grazie alla viabilità assicurata dall’Arma dei Carabinieri. Alla Cecchignola, nel Centro sportivo olimpico dell’Esercito, sono stati allestiti circa cento posti letto, suddivisi in miniappartamenti per le esigenze dei differenti nuclei familiari.

I COMMENTI

Un “grazie alle donne e agli uomini delle Forze armate che come sempre si fanno trovare pronti”, è arrivato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “È stato fatto un grande lavoro di squadra – ha aggiunto il sottosegretario Angelo Tofalo – in tempi brevissimi, grazie al coordinamento tra tutti gli assetti interessanti a fronteggiare questa emergenza”. Così, ha rimarcato Tofalo, “la macchina dello Stato si è subito messa in moto, ha fatto sistema e, come sempre, ha dimostrato di essere all’altezza della situazione”.

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