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La Germania invita l’Italia nel formato E3 sulla Libia. Ecco perché

“Quando si tratta di stabilizzare la Libia, l’Italia dovrebbe essere inclusa” nel formato E3, il gruppo che riunisce Francia, Germania e Regno Unito. A differenza del solito, la proposta non è arrivata da una voce italiana, ma da quella di Annegret Kramp-Karrenbauer, ministro della Difesa tedesca, con parole che suonano di invito ufficiale a Roma e premiano gli sforzi diplomatici delle ultime settimane.

L’INVITO TEDESCO

La proposta è arrivata ieri nel corso dell’intervento alla Munich Security Conference, quest’anno dedicata alle fratture che attraversano l’Occidente (e l’Europa). La ministra stava illustrando la possibilità per il bistrattato Vecchio continente di trovare “una volontà politica comune”. Di questo, ha detto, “il formato E3 è un esempio”. In vista della Brexit, ha aggiunto, “funziona come collegamento importante tra Nato e Unione europea, ed è per questo che credo che dovrebbe essere reso più flessibile e inclusivo”. Ne è seguita l’apertura alla Penisola: “Quando si tratta di stabilizzare la Libia, penso che dovremmo includere l’Italia in questo formato”. L’endorsement è di quelli che contano, sulla scia della linea già espressa dal ministro Lorenzo Guerini che aveva definito “senza senso” parlare di Libia nel formato E3.

IL FORMATO E3

Il gruppo E3 si è formato nei primi anni 2000 per coordinare le posture di Francia, Germani e Uk nell’ambito dei negoziati sul nucleare iraniano. E’ poi diventato un forum d’incontro su molteplici questioni internazionali, ritrovando vigore in tempi recenti nel tentativo di affrontare la crisi siriana, cercando di fare massa comune rispetto alla preponderanza sul dossier di Russia e Stati Uniti. Il formato si è dimostrato attivo anche sulla crisi libica. A inizio dicembre, nel corso del vertice a Londra tra i capi di Stato e di governo della Nato, fece discutere l’esclusione dell’Italia da un incontro a quattro dedicato alla Libia tra i leader dell’E3, Boris Johnson, la cancelliera Angela Merkel ed Emmanuel Macron, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

IL VERTICE A BRUXELLES

L’Italia assisteva allora alla sua marginalizzazione su un dossier alla porta di casa, una situazione ancor più preoccupante con l’aggravarsi della crisi all’inizio di gennaio. C’è voluto un po’ per recuperare terreno, ma il nuovo attivismo sembra ora produrre risultati positivi. L’incontro determinante è avvenuto lo scorso 12 febbraio a Bruxelles. Mentre Luigi Di Maio era in Libia per un doppio incontro con Fayez al Serraj e Khalifa Haftar, a margine della riunione con i colleghi della Nato il ministro Guerini si fermava per un bilaterale con la Karrenbauer. “È evidente la solidità dei rapporti con la Germania”, spiegava il ministro italiano. Con Berlino c’è “consonanza su dossier internazionali come Iraq e Libia”, impegni “che affrontiamo in maniera coesa”.

LA CONFERENZA A MONACO

Da tale coesione è arrivata ora la proposta della Karrenbauer, presidente dei cristiano-democratici della Cdu, fresca di rinuncia alla candidatura per le elezioni del prossimo anno per la cancelleria. Un’apertura che acquista valore alla luce di due elementi. Prima di tutto perché arriva dalla Germania, il Paese che più di tutti in Europa ha accresciuto peso sul dossier libico; non è un caso infatti che la conferenza da cui è arrivato l’accordo (seppur debole) sul cessate-il-fuoco si sia tenuta a Berlino. In secondo luogo perché è stata pronunciata sul palcoscenico della Munich Security Conference, la tre-giorni che sta riunendo in Baviera i leader di mezzo mondo.

L’ITALIA A MONACO…

Venerdì Guerini era presente alla rassegna, con una serie di incontri bilaterali e la riunione tra membri della Nato che partecipano alla Coalizione internazionali anti-Isis, dove ha incrociato nuovamente la Karrenbauer. Oggi è la volta di Luigi Di Maio, che apre la tavola rotonda di metà mattinata a cui partecipano tra gli altri l’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell e il capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian.

…VERSO L’INCONTRO CON LA RUSSIA

Martedì prossimo, a Roma, Di Maio e Guerini incontreranno nel formato 2+2 gli omologhi di Russia, Sergey Lavrov e Sergey Shoygu. Tra i temi sul tavolo c’è proprio la questione libica, un dossier su cui Mosca è riuscita a ritagliarsi un ruolo di primo piano grazie all’appoggio al generale della Cirenaica Haftar. Con l’endorsement della Karrenbauer (nel giorno in cui a Monaco interveniva anche Lavrov), la voce italiana sembrerà un po’ più forte.

LA SPONDA ATLANTICA

Sarà utile per ribadire le priorità di Roma, illustrate da Guerini qualche giorno fa ai colleghi della Nato: un vero cessate-il-fuoco e un embargo sugli armamenti. In tal senso, l’azione italiana delle ultime settimane è stata a tutto tondo. A fine gennaio, in visita ufficiale al Pentagono, il ministro della Difesa presentava al segretario americano Mark Esper la richiesta di “tutto il peso politico possibile” per far rispettare quanto deciso alla Conferenza di Berlino. Otteneva in cambio “positive rassicurazioni”, sfruttate alla recente ministeriale Nato per riportare gli alleati ad affrontare la questione libica. Per completare il quadro mancava la piena accettazione nel formato esclusivista dell’E3, che Berlino punta a rafforzare anche alla luce della Brexit, così da tenere comunque una piattaforma di incontro con Londra. Ora, almeno sulla Libia, l’Italia è tra gli E4.

(Foto: Ministero della Difesa)

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