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Perché escludo un governissimo con Salvini e Meloni. Parla Nencini (Iv)

Niente governissimo con la destra radicale di Salvini e Meloni, ma sì ad una seconda fase nell’attuale governo, consci che la fotografia scattata all’Italia dal Censis merita un’azione rapida e risolutrice. Lo dice a Formiche.net il senatore renziano Riccardo Nencini che, partendo dalle fibrillazioni Renzi-Conte, ragiona sui nodi della maggioranza e sulle proposte che ItaliaViva fa all’esecutivo.

Dopo Fini con Berlusconi, Renzi con Conte: torna il “che fai, mi cacci?”

Dipende dall’osservatorio. Restando al merito, il lodo Conte così come è stato presentato, secondo la maggior parte dei giuristi che abbiamo interpellato appare anticostituzionale e iniquo. Infatti la Carta ci dice che fino all’ultimo grado di giudizio si è ritenuti innocenti, quindi quel lodo produce una frattura. Per cui siamo in presenza di una battaglia di civiltà: chi la fa, è giusto che continui a farla.

Il nodo è circoscritto alla sola prescrizione o è l’intero piglio del governo che contestate?

C’è un fattore contingente, la prescrizione, che appare più di altri. Ma ricordo che fino a quando Di Maio era leader del M5S, un giorno sì e un giorno no anche all’interno del mondo grillino si muovevano minacce e comportamenti conflittuali verso il governo. Vedo in questo senso una situazione che sembra pacificata, ma non so se lo sia in eterno. Poi però c’è una questione strategica.

Quale?

L’Italia e i suoi numeri sono preoccupanti, per cui mettere mano ad un’accelerazione delle politiche governative in tema di lavoro e di economia la valutiamo come una priorità.

Gli ultimatum minano la stabilità come scrive Massimo Franco sul Corriere di oggi, oppure sono una fisiologica reazione di Iv?

L’ultimatum non si minaccia, si applica. La politica è fatta di compromessi e quello raggiunto anch’io non lo reputo adeguato. C’è la possibilità di sedersi nuovamente attorno ad un tavolo senza fare ulteriori bracci di ferro per trovare invece una misura che sia equa.

Il Pd di Zingaretti e Franceschini ha tradito la verve riformista accettando la prescrizione di Bonafede?

Vedo un vulnus all’origine della formazione del governo: non c’è dubbio che nel mese di settembre 2019 i due terzi del programma del Conte-bis siano stati un’eredità delle iniziative annunciate dal M5S, come il taglio dei parlamentari, appunto la prescrizione, il mantenimento del reddito di cittadinanza. Ma si tratta di un vulnus che può essere rovesciato tenendo conto delle fotografia attuale dell’Italia che non è ottima e prendendo atto che va aperta una seconda fase.

Con quale perimetro?

Non potrà nascere prendendo a randellate una forza politica, quale che essa sia. Nemmeno la forza politica che rappresenta oggi Matteo Renzi.

Quale l’anello debole al governo tra M5S, Pd e premier?

Nessuno di questi è una rappresentazione dell’Italia veritiera. Mi devo autocitare: due anni fa inviai a tutti i parlamentari un mio saggio intitolato “L’età del ferro”. Ritengo questo periodo simile al quello di cui parlava Nenni, con il grande desiderio dell’uomo forte: aggiungo che il Censis e un grande maestro come De Rita lo confermano. Inoltre la vittoria elettorale in Emilia-Romagna è appunto una vittoria in Emilia-Romagna, mentre la destra radicale in Italia (Lega più Meloni) supera abbondantemente il 42%. Quindi la pancia riottosa del ceto medio italiano non è stata ancora pacificata. Per cui la fotografia vera è prendere atto di tale pancia e lavorare perché trovi una nuova serenità: questo il vero punto debole.

L’ipotesi di un governissimo, fatta circolare in passato anche dal leghista Giorgetti, come potrebbe sopperire secondo voi all’attuale governo Conte?

Non cambio opinione. Trovo incompatibile la destra radicale italiana con una qualsiasi sinistra riformista, quindi non vedo alcun governissimo. In Germania forse sarebbe possibile, dove c’è una forza socialdemocratica con una lunga tradizione riformista e una forza di centrodestra, Merkel. Magari l’avessimo in Italia.

twitter@FDepalo

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