Ecco cosa intendo per Giornalismo costruttivo.
Esclamo retwittando un allegato.
Si occuperebbe di approfondire queste materie, dico, intervisterebbe beneficiari, cittadini, sulle attese, sugli impegni,e man mano darebbe ai lettori gli strumenti per seguire la politica non i politici.
Con 482 voti favorevoli, la Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge sul trasferimento al patrimonio disponibile e cessione a privati di aree demaniali nel comune di #Chioggia. Cosa prevede il testo, che torna al @SenatoStampa: https://t.co/GLx2eaafjm
Penso che sia funzione della stampa portare a conoscenza i cittadini dei contenuti su cui il parlamento ogni giorno assume, rimanda, decisioni.
È sempre così. Non è mai così. Sappiamo tutti i dettagli e retroscena di cose molto più irrilevanti per la tenuta sociale, il bene comune. Ma spesso non sappiamo neanche cosa faranno l’indomani i nostri parlamentari. E certo se non interessa a noi, non interessa loro che dovranno catturare la nostra attenzione, voto, dunque sulla base di temi, espedienti e marchingegni diversi.
Noi non saremo solerti a sollecitarli, la stampa a controllarne effetti, i partiti a studiarne le soluzioni. Tutti proiettati su una dimensione parallela. Dove non conta mai il cosa, le persone sono numeri, nei contatori dei followers anticamera delle schede elettorali.
Il web in questo aiuta. Chi sa cosa trovare sa anche come cercarlo. Quindi può leggere i documenti in solitudine mentre il dibattito è su tutt’altro sperimentando il gusto naif dell’approfondimento.
Eppure si accendono gli entusiasmi. L’altra sera a una presentazione del libro Il bene comune. Dove spingere lo sguardo della politica (Armando editore), la prima domanda che parte dal pubblico, un signore che aveva acquistato il libro prima che iniziasse l’incontro, è proprio sul giornalismo costruttivo. C’è una domanda così forte che a non ascoltarla si commette un errore imperdonabile, un danno sociale incalcolabile.
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