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Innovare per crescere (contro l’infodemia da coronavirus). Quattro ministri in visita da Leonardo

Quattro ministri, uno stabilimento industriale e una parola d’ordine: ripartire dall’innovazione, anche contro la paura dal coronavirus. Si può riassumere così l’evento odierno a Pomigliano d’Arco, alle porte di Napoli, presso il sito di Leonardo, dove il presidente Gianni De Gennaro e l’ad Alessandro Profumo hanno accolto Enzo Amendola, Luigi Di Maio, Gaetano Manfredi e Stefano Patuanelli, rispettivamente titolari di Affari europei, Esteri, Università e Sviluppo economico.

L’ITALIA CHE RIPARTE

Resta in primo piano il coronavirus. “Sono giorni caldi e sappiamo bene che dobbiamo affrontare un’emergenza”, ha spiegato Amendola. “Lo stiamo facendo con molta serietà – ha aggiunto – apprezzata anche dai colleghi europei”. Da Pomigliano d’Arco, con l’inaugurazione del nuovo AeroTech campus per l’innovazione in ambito aeronautico, il messaggio del titolare degli Affari europei è uno: “Il governo c’è, l’Italia non si ferma, è forte e passa le crisi”. Parole simili da Luigi Di Maio che invita alla calma, soprattutto sul fronte della comunicazione. Il titolare della Farnesina si dice “preoccupato” dalle ricadute economiche di un’emergenza che rischia di impattare in maniera pesante sul made in Italy nel mondo.

IL MESSAGGIO DI DI MAIO

“Occorre comunicare in maniera responsabile – ha spiegato con un messaggio rivolto soprattutto alla Regioni – se chiudi le scuole quando nessuno te l’ha chiesto, dai l’impressione di essere un Paese in emergenza”. Per ridurre i disagi degli italiani che viaggiano ed evitare che gli stranieri non arrivino, “occorre invertire la tendenza”. Il rischio, altrimenti, è perdere parti importanti del Pil nazionale. Per questo, Di Maio ha annunciato una “riunione straordinaria alla Farnesina, il prossimo 3 marzo, con tutti i soggetti produttivi per approntare subito un piano straordinario per l’esportazione”. Intanto, il ministero è già a lavoro con le molteplici diramazioni in “interlocuzioni con tutti gli Stati che hanno adottato restrizioni” per spiegare che “le aree interessate sono lo 0,4% del territorio nazionale, dieci comuni su 7.904”. L’Italia, insomma, vuole ripartire in fretta.

L’EVENTO A POMIGLIANO D’ARCO

Occasione utile per lanciare il messaggio è stato il convegno alle porte di Napoli, dove a fare gli onori di casa è stato Giancarlo Schisano, a capo della divisione Aerostrutture di Leonardo. Per Di Maio si è trattato di un ritorno nella sua Pomigliano d’Arco. Lo scorso anno, in qualità di numero uno del Mise, aveva fatto visita allo stesso stabilimento insieme al premier Giuseppe Conte. In quella occasione, gli annunci erano stati due: 130 milioni di euro per innovare le linee produttive di Pomigliano e Nola, e “lo sblocco per l’industria aeronautica da 1 miliardo” con la firma sul decreto per il nuovo regime d’aiuto ai progetti di ricerca e sviluppo del settore, nell’ambito della legge 808 del 1985 (importante strumento per il comparto).

INVESTIMENTI E SUPPORTO PUBBLICO

Sul primo punto, Schisano ha spiegato che gli investimenti (a cui contribuisce anche la Regione Campania) permetteranno alla divisione Aerostrutture di recuperare “il 6/8% di efficienza all’anno”, pari “a un recupero in termini di cassa di 50/80 milioni all’anno”. Sul secondo punto, è stato Patuanelli ha ricordare il rinnovo dell’aiuto pubblico in campo aeronautico. La scorsa settimana, il titolare del Mise ha siglato un decreto dedicato specificatamente ai progetti aerospaziali “essenziali per la sicurezza nazionale”.

IL CAMPUS DI LEONARDO

Lo scorso anno era stato anche presentato l’AeroTech Campus, oggi ufficialmente inaugurato. L’hub (con all’interno un corso di studio in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, in partenza il prossimo lunedì) vuole riunire le eccellenze del settore delle aerostrutture (e non solo) e rilanciare così la divisione che negli anni scorsi ha registrato qualche difficoltà. Una mossa che per Leonardo serve a esternalizzare ricerca e sviluppo, ma anche da “incubatore d’impresa”, ha spiegato oggi Profumo. L’obiettivo è crescere e contribuire allo sviluppo del territorio. “In due anni – ha ricordato l’ad – siamo cresciuti con 2.500 posti di lavoro in Italia”.

IL RUOLO DEL MISE

Un obiettivo che piace al ministro Patuanelli, per cui la sfida della crescita è “avere un sistema virtuoso che, dalle grandi aziende come Leonardo, tenga alta la catena del valore fino ai piccoli imprenditori”. Anche il Mise, ha rivendicato il ministro, fa la sua parte. Tra la conferma del programma Industria 4.0, il credito d’imposta sulla formazione avanzata e altri strumenti diretti alla manifattura, “abbiamo messo in atto un pacchetto che vale 9 miliardi di euro”. Serve anche al settore dell’aerospazio e difesa che, ha ricordato Patuanelli, “vale 230mila addetti, di cui 50mila diretti, e produce 16 miliardi all’anno di fatturato annuo, di cui l’85% arriva dalle grandi aziende, in una filiera per l’80% rappresentata da Pmi”.

UN’INNOVAZIONE TRASVERSALE

La logica dell’integrazione di filiera è alla base dell’AeroTech Campus, ufficialmente tra i primi sette Leonardo Labs, le strutture di ricerca dell’azienda di piazza Monte Grappa (annunciate lo scorso dicembre a Genova) per i programmi ad alta tecnologia, pronti a muoversi in modo trasversale rispetto alle aree di business dell’azienda. A Pomigliano si concentreranno le attività di ricerca e sviluppo su materiali e strutture, uno degli ambiti su cui sta impattando maggiormente l’innovazione. Gli altri, ha spiegato Roberto Cingolani, chief technology and innovation officer, lavoreranno su intelligenza artificiale, crittografia, mobilità elettrica e simulazione. D’altra parte, ha detto, “non saranno mai mercati verticali”. Leonardo si prepara così al progresso. Quest’ultimo, ha detto Cingolani”, è come un’onda di marea: non si vede arrivare, ma porta via tutto”.

TRA UNIVERSITÀ E INDUSTRIA

Per evitare di rimanere sommersi, occorre fare squadra. Tra i bisogni dell’Italia per cogliere la sfida dell’innovazione (e non subirla) c’è “la necessità di accorciare il rapporto tra ricerca e applicazione”, ha detto il ministro Manfredi. Significa, ha aggiunto, “che non possiamo permetterci una filiera lunga di trasferimento della competenza”. L’hub a Pomigliano, con la Federico II, punta proprio a ridurre le distanze, “un modello da replicare” nella migliore relazione tra industria e università. Poi c’è la politica, ha rimarcato il ministro, che ha il comporti di offrire la “visione, cioè il grande coraggio di non dare risposta all’immediato, ma al futuro”.

LA SFIDA SUL BUDGET UE

Una parte della capacità di cogliere la sfida dell’innovazione passerà poi da Bruxelles, dove i negoziati sul prossimo bilancio dell’Unione europea (2021-2027) si sono già rivelati i più difficili di sempre. La proposta attuale “non ci piace”, ha chiarito il ministro Amendola, che guida lo sforzo negoziale italiano. Il livello è troppo basso per la Penisola, soprattutto perché “non ci permetterebbe di affrontare la sfida con i grandi giganti mondiali”. Non piacciono i tagli alla politica agricola comune (che “è anche Green deal”) e ai fondi coesione, ma nemmeno quelli sul digitale, sulla transizione energetica e sulla Difesa, con il rischio di vedere più che dimezzati i 13 miliardi proposti dalla Commissione per il nuovo Fondo europeo di Difesa (Edf). Tale settore, ha aggiunto Amendola, “non riguarda solo gli assetti militari, ma vuol dire anche ricerca scientifica e crescita per il Paese”. Per questo “stiamo trattando, ma non sarà facile”.



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