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La conflittualità dell’esperienza

Affinché l’esperienza storica del soggetto non diventi assolutizzazione del sé ma possibilità di “comune”, è necessario – al contempo – comprenderci e superarci in essa, viverla nel suo essere originale ma a-centrica. Nota Roberto Esposito (Pensiero istituente, 2020, p. XIX): L’istituire, nel solco di quanto è già istituito, crea stabilità e stabilizza la creazione, senza proclami rivoluzionari, vaticini messianici, propositi anarchici, dal momento che non esiste, ne è mai esistita, una società che abbia fatto a meno del potere. Di questo la prassi istituente decostruisce ogni sostanzialità, mette in dubbio qualsiasi appartenenza, rivela il centro vuoto, di volta in volta occupabile solo dalle forze che momentaneamente prevalgono, prima di essere sostituite da altre, altrettanto sostituibili. In questo senso, nel paradigma istituente, i soggetti politici non precedono in maniera sostanziale il conflitto, ma vengono plasmati e trasformati da esso. Alla categoria di soggetto subentra quella di soggettivazione, coincidente con il movimento, sempre collettivo, dell’istituire.

L’esperienza è percorsa dal conflitto o, potremmo dire, è essa stessa conflittuale perché non riguarda il soggetto in quanto tale, l’Uomo, ma l’ essere esperienziale in quanto fatto collettivo, di ciascuno nel complesso del vivente.

Il “tra” come “spazio pubblico” è ciò che lega differenti singolarità, originalità che accolgono il bisogno di oltre, che istituiscono, istituendosi. E, si badi bene, tutto questo non è speculazione intellettuale; nel mondo di oggi, infatti, vediamo poteri che cercano di impossessarsi del “centro vuoto” del potere, consolidandosi e non capendo che proprio quel “centro vuoto” è condizione perché il potere possa (ri)generare senso e significato politici.

Proprio perché decisiva, la nostra esperienza di soggetti non può essere vissuta “in maiuscolo”. Essa, complessa, acquista valore se (ri)trova la propria a-centricità data dal non essere Inizio (o Fine) della Storia ma (ri)cominciamento di un “continuo”. I blocchi che noi stessi creiamo, assolutizzando l’Esperienza, sono l’espressione storica del nostro negare il conflitto vitale che costituisce la nostra vita. Nessuno viene prima di altri, nessuno è titolare di una “migliore” umanità.

(Professore incaricato di Istituzioni negli Stati e fra gli Stati, Link Campus University)

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