La storia sembra ripetersi, nemmeno troppo diversamente dal passato. I liberali sdoganano una destra estrema in Germania, come era accaduto negli anni trenta del secolo scorso quando, con un voto a favore nei Reichstag, appoggiarono la Ermächtigungsgesetz con cui Hitler ottenne “i pieni poteri” (formula spesso ri-evocata da alcuni esponenti politici italiani) e diede inizio, ufficialmente, alla dittatura.
In quell’occasione solo il partito Socialdemocratico tedesco (SPD) nella voce e nella persona del suo Presidente, Otto Wels, ebbe la forza e il coraggio di opporsi. Il partito comunista era stato già decimato, tra arresti e pestaggi. L’unica forza politica che ancora si opponeva, era la SPD. Le parole di Wels suonano oggi ancora più importanti. Per me che sono un iscritto e dirigente locale della SPD, quelle parole rappresentanto un motivo perenne d’orgoglio:
Freiheit und Leben kann man uns nehmen die Ehre nicht
Ci potete prendere la vita, la libertà. Ma non l’onore. Tuona Wels contro Hitler. Il paragone è certamente forte. Il momento storico è un altro. Senza ombra di dubbio. Ma fa riflettere come, nonostante ciò che è già accaduto, le cose tendano a riproporsi: facce, contesti, parole diverse. Ma una stessa sottile logica perversa di potere.
In Turingia è caduto il cordone sanitario che tutte le forze democratiche e prograssiste avevano costruito attorno ad AfD. Dalla CDU-CSU alla Die Linke, passando per Verdi, SPD e FDP, appunto. La scelta di CDU ed FDP rappresenta uno spartiacque pericoloso nella politica tedesca. Per chi non conosce bene le dinamiche interne di questo Paese, può sembrare tutto molto esagerato. AfD, dopotutto, è un partito democratico poiché esiste all’interno di un sistema democratico e agisce nel rispetto della legge che regola tutti i partiti. Il problema non è procedurale, ma politico.
Il Presidente dell’AfD in Turingia è espressione di un’ala di destra estrema, non radicale, ma estrema. Vicina agli ambienti neo-nazisti di NPD e che in più occasione ha minimizzato i fatti della seconda guerra mondiale arrivando anche discreditare l’esistenza di un monumento all’olocausto nella capitale. Ciò scatenò molte reazioni, tanto che un gruppo d’artisti allestì proprio davanti casa sua una riproduzione del memoriale alla Shoah che si trova a Berlino.
Björn Höcke è il volto della radicalizzazione a destra dell’AfD. Non dobbiamo sottovalutare questa scelta, poiché apre a scenari inediti e pericolosi. Inutile dire che Merkel ha reagito malamente rispetto alla scelta della CDU in Turingia, ma ciò dimostra che una parte del partito della cancelliera continua ad avere forti pulsioni che guardano a destra. Il tutto per una malsana, ed ingiustificata, diffidenza nei confronti di Die Linke, un partito che esiste da un vent’ennio e che ha già governato in diversi Ländern. E che appartiene in tutto e per tutto all’arco democratico.
Lindner, il presidente di FDP-Deutschland ha prima appoggiato questo percorso, poi, dopo le numerose proteste anche in seno al suo stesso partito pare si stia muovendo per convincere il candidato eletto a dimettersi. Anche Merkel, in una conferenza stampa dal Sud-Africa ha detto che l’elezione va rivista.
Ciò apre un ulteriore problema, però: una decisione democraticamente presa, per quanto sporca e politicamente deplorevole, non può essere annullata per volontà di un singolo o di un gruppo. Questo accordo non doveva essere realizzato. Adesso, è troppo tardi. FDP in Turingia non ha i numeri per governare. Ha appena il 5% dei voti totali. Ciò che probabilmente accadrà, sarà il fallimento degli incontri con cui il neo-eletto governatore deve formare un governo. A quel punto sarà da considersi nullo il tutto: o viene trovato un altro nome su cui Die Linke, FDP, Verdi e CDU concordano. Oppure saranno nuove elezioni.
Nonostante tutto, una macchia su FDP e CDU resterà ora visibile e peserà nei prossimi appuntamenti elettorali. Bisogna vedere se Verdi e soprattutto la SPD sapranno approfittare di questa situazione per aumentare i propri consensi.