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L’Italia a Bruxelles è da oggi un po’ più trasparente

Mentre a Roma il dibattito sulla regolamentazione del lobbying sembra per ora non portare a risultati concreti, a Bruxelles si è registrato un passo avanti importante in materia di trasparenza che ha reso l’Italia uno dei Paesi più virtuosi tra gli Stati membri del Consiglio Ue. Dopo un lungo dialogo tra la società civile, rappresentata da The Good Lobby, e il ministero degli Esteri, la Rappresentanza permanente italiana presso l’Unione europea – di fatto l’ambasciata di Roma presso le istituzioni europee – ha deciso di adottare un provvedimento che prevede per i suoi vertici l’obbligo di incontrare solo lobbisti iscritti presso il registro della trasparenza delle Istituzioni europee e di pubblicare sul sito della rappresentanza l’agenda degli incontri con i portatori di interessi.

Il provvedimento, in vigore dal 1° febbraio e che riguarda l’ambasciatore, il suo vice e il rappresentante presso il Comitato politico e di sicurezza (Cps), organo centrale del Consiglio Ue, è frutto di un lungo percorso cominciato il 25 febbraio 2019 con la richiesta inviata da The Good Lobby al sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano. La Farnesina, con l’allora ministro Moavero Milanesi, ha giudicato opportuna la sollecitazione di The Good Lobby, e si è impegnata concretamente ad avviare un iter che ha reso di fatto l’Italia il quinto Stato membro che auto-regolamenta il rapporto della propria rappresentanza permanente con i lobbisti.

La decisione italiana, che segue quella – recentissima – della Germania e quelle precedenti di Romania, Paesi Bassi e Finlandia, fa del nostro Paese quello con gli standard migliori di trasparenza, rendendo pubbliche le agende degli incontri non solo dell’ambasciatore a capo della Rappresentanza ma anche di altri due alti funzionari italiani. Un importante atto simbolico quello voluto dalla Farnesina che rende il Consiglio della Ue – la vera cenerentola della trasparenza in Europa – un po’ meno opaca, permettendo di comprendere come le decisioni che riguardano le nostre vite di cittadini europei vengono adottate a Bruxelles.

Con il fallimento della promessa dell’ex presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker di uniformare le tre istituzioni della Ue in termini di trasparenza del lobbying, il tema della regolamentazione dei rapporti con i portatori di interessi (e, quindi, della formazione delle decisioni pubbliche europee) sembra essere scomparso dal dibattito politico e mediatico a Bruxelles. L’augurio è che si ricominci a parlarne in occasione della conferenza sul Futuro dell’Europa promossa dalla nuova presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen. In questo senso l’iniziativa della Rappresentanza permanente italiana, che darà i suoi primi frutti nelle prossime settimane quando saranno online i resoconti degli incontri con i lobbisti registrati, potrebbe rappresentare una best practice seguita nei prossimi mesi da che altri Stati membri, dimostrando una volta tanto che i 27 possono guidare e non frenare il cambiamento di cui l’Europa ha bisogno.



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