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Ecco la guerra del futuro. Arrivano le Multi domain operations

Di Stefano Cont

Nel mondo della pianificazione strategica spesso si tende a coniare neologismi o formule brevi come “effect based operations”, “network centric warfare” o “holistic approach”. Dovrebbero sintetizzare o caratterizzare importanti momenti di cambiamento nel modo di gestire gli affari militari o, più correttamente, gli aspetti di sicurezza nazionale. Talvolta, gli slogan o le buzzword rimangono tali, ovvero non rappresentano un reale momento di trasformazione, ma solo un elemento di innovazione tattica che non ha però un impatto significativo a livello strategico o di sistema. Impatto che, al contrario, sembra essere rilevante nel caso delle Multi-domain operation (Mdo), le operazioni in domini multipli.

L’EVOLUZIONE DEL FENOMENO

Negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, si osserva un progressivo avanzamento del concetto di operazioni joint per soddisfare l’esigenza di operare in modo efficace in un sempre più vasto numero di domini. Le operazioni joint, ovvero interforze, nascono come concetto di impiego verso la fine della Seconda guerra mondiale. Dottrinalmente normate solo molto più tardi, rappresentano il modo più efficiente ed efficace per impiegare l’insieme delle capacità militari tradizionali possedute da uno Stato. Oggi, tuttavia, i consueti approcci militari per conseguire la superiorità operativa nei domini terrestre, aereo e navale potrebbero non essere più validi. I principali fattori che condizionano questo fenomeno sono di natura sia tecnologica, sia strategica e dottrinale.

Da un punto di vista tecnologico si assiste a una proliferazione mondiale di tecnologie commerciali avanzate dell’informazione (It) che sono molto capaci, economiche e prontamente disponibili. In parallelo alle It, e sovente integrati con esse, si sviluppano anche molteplici altri campi, quali le nano e le biotecnologie, la robotica, la cibernetica, lo spazio, le armi a energia diretta e l’intelligenza artificiale. La crescita esponenziale di tali tecnologie permea e condiziona la vita quotidiana delle nostre società creando un ambiente di sicurezza totalmente nuovo, nel quale l’effetto combinato delle interazioni tra i vari sistemi, e delle conseguenze in caso di loro compromissione, appare essere molto al di là delle attuali capacità di previsione.

L’IMPATTO TECNOLOGICO…

In un sistema integrato e interdipendente come quello postmoderno che si va affermando, infatti, la negazione di un dominio ha effetti a cascata in altri domini, effetti che sono a volte imprevedibili o non ancora perfettamente studiati e compresi. Il disturbo di alcune frequenze radio, ad esempio, potrebbe rendere non operativo un sistema satellitare Gps, con impatti diretti nella navigazione aerea e stradale, ma anche nella telefonia, nell’e-commerce, nel settore energetico, nei sistemi bancari e medici. La stessa negazione d’uso, magari con sistemi cibernetici, potrebbe avere effetti gravi anche in campo militare, ad esempio rendendo impossibile l’attività di Intelligence, sorveglianza e ricognizione, oltre che impedire comunicazioni, comando e controllo, rendendo così inattuabile o inefficace una moderna operazione militare su terra, in cielo o su mare.

Una circostanza del tutto nuova e diversa da quanto avveniva in passato, laddove l’introduzione di una specifica nuova tecnologia consentiva in tempi relativamente brevi di prevederne effetti, impatti ed eventuali contromisure. Dal punto di vista del pensiero strategico-militare, invece, si assiste alla riscoperta di modalità d’azione che erano state dimenticate per un lungo periodo, concentrati come si era sulle capacità dei mezzi, sulla superiorità tecnologica e sul combattimento con principi tradizionali tra forze regolari.

…TRA MINACCE ASIMMETRICHE E IBRIDE

“Asymmetric warfare” o “hybrid warfare” sono alcune delle dizioni che fanno riferimento a un concetto di conflitto in cui i contendenti più deboli o in possesso di capacità diverse, cercano di usare innovative modalità di azione in grado di compensare le proprie carenze quantitative e qualitative. Il concetto che ben può riassumere tali strategie è quello cinese dello “shashoujian”, termine, anche in questo caso, riscoperto dal passato e che fa riferimento all’utilizzo intelligente e innovativo delle capacità possedute per sconfiggere un opponente, apparentemente molto più forte, facendo leva sulle sue vulnerabilità fisiche, tecnologiche e sociali. In tale quadro, l’effetto combinato della proliferazione delle capacità tecnologiche, l’interdipendenza dei sistemi moderni e l’utilizzo innovativo di nuove modalità di conflitto, crea uno scenario di sfida in cui la possibilità di garantire una ampia sicurezza ai cittadini e alle istituzioni travalica i convenzionali domini di azione militari per assumere una dimensione a tutto campo.

UN APPROCCIO OTTIMIZZATO

A livello politico-strategico, tale concetto è ben rappresentato dal noto “whole-of-government approach”, ovvero la ricerca di un’azione concordata tra diversi dicasteri per fornire una soluzione comune a un particolare problema. Metodo, quest’ultimo, che porta naturalmente al cosiddetto comprehensive approach, ovvero al tentativo di ottimizzare e sincronizzare i vari strumenti di potere (diplomatico, informativo, militare ed economico) di un Paese o di una alleanza verso l’obiettivo comune deciso. A livello strategico-militare, e ancor più a livello operativo, tuttavia, mancano a oggi un pensiero coerente e precise modalità di azione che espandano la tradizionale capacità di agire a livello joint verso i nuovi domini di azione che si vanno ad affermare, in particolare quello spaziale e quello dello spettro elettromagnetico. Quando la complessità cresce la tendenza è di decomporre i problemi in parti, facendo poi affidamento su soluzioni settoriali tradizionalmente offerte dalle varie componenti, mentre sfide complesse richiedono risposte complesse. Ecco quindi che il concetto di Multi-domain operation si afferma quale strada da percorrere per colmare questa carenza concettuale e operativa.

LA DEFINIZIONE DI MDO

Ma che cosa si intende per operazioni multi-dominio? Tradizionalmente, la difesa contro una particolare minaccia richiede un’appropriata strategia e adeguate risorse. Oggi, la difesa contro un avversario flessibile e con numerose opzioni in diversi domini potrebbe rivelarsi troppo costosa, anche se fosse possibile identificare ogni possibile metodo di offesa. Le Mdo propongono un approccio molto più flessibile di quello tradizionale, basato sulla perfetta conoscenza delle proprie possibilità e sulla creazione di numerose alternative di azione. Lo scopo è quello di avere più opzioni, libertà di azione, una più ampia sincronizzazione delle attività e creare dilemmi strategici per gli avversari, oltre che generare effetti coerenti e contemporanei in domini differenti. L’obiettivo principale da raggiungere, quindi, è quello della libertà di azione, piuttosto che quello tradizionale della superiorità nel proprio dominio.

PIANIFICATORI 4.0

I comandanti e i pianificatori strategici devono comprendere e saper agire anche in domini che non sono quelli di loro tradizionale competenza e capire che un’azione nel loro dominio può avere un effetto diretto ed efficace in un altro. Occorre pensare in modo innovativo a domini multipli che operino di concerto e simultaneamente per raggiungere specifici obiettivi, invece che per garantire collaborazione e cooperazione tra le componenti. A livello operativo, infine, sono richiesti pianificatori che pensino in modo creativo, per poter avere più opzioni a livello tattico. Ne consegue che la trasformazione degli strumenti militari deve vedere il superamento del concetto di evoluzione parrocchiale (tecnologica e dottrinale) della propria specifica componente per abbracciarne uno più ampio di sistema, anche oltrepassando la dimensione puramente militare per coinvolgere l’intero sistema di sicurezza nazionale a livello interdipartimentale. Agire secondo i concetti delle Mdo richiede di superare le rivalità tra le diverse componenti e le barriere culturali, rappresentate dalla poca comprensione reciproca degli ambienti operativi in cui ciascuno opera.

OLTRE IL CONCETTO DI “JOINT”

Come afferma Joseph Nye, i comportamenti da ricercare sono quelli che rinforzano l’un l’altro, non quelli che li ostacolano. La distinzione tra joint e Mdo non è semantica: i due concetti differiscono per obiettivi, modalità di azione e strumenti. Gli obiettivi sono unitari e non la sommatoria coordinata degli obiettivi delle diverse componenti. Le azioni da intraprendere, non più legate al solo raggiungimento della superiorità nel proprio dominio, devono garantire finestre di opportunità e superiorità nel dominio di maggiore interesse per assicurare libertà d’azione. Per quanto riguarda gli strumenti, essi sono rappresentati da capacità mobili e flessibili, da sistemi distribuiti e costantemente in comunicazione, in grado di poter agire verso gli obiettivi assegnati in maniera rapida e autosufficiente. Mentre la natura delle operazioni joint è quella di lavorare insieme, le Mdo richiedono la piena interoperabilità e di lavorare al di là delle barriere di competenza, con una piena conoscenza delle capacità degli altri.

 

La domanda chiave non è “come posso risolvere questo”, ma chiedersi invece “chi ha le competenze per risolvere questo e quale è il miglior metodo per farlo”. È integrazione tra i domini senza alcun riguardo per quale componente fornisca l’azione o la capacità. Sul versante tecnico è vero che la tecnologia contribuisce alla strategia operativa, tuttavia l’errore da evitare è quello di trasformare l’approccio strategico-militare in uno tecnocratico, ove le decisioni prese sono esclusivamente legate alle tecnologie disponibili e alle conoscenze tecniche. La tecnologia non dovrebbe guidare la teoria, ma aumentare le possibilità di azione riducendo la dipendenza da una singola opzione.

MAGGIORE AFFIDABILITÀ

Le Mdo, quindi, dipendono molto di più sul personale e sulle tattiche di impiego di ciò che esiste, piuttosto che solo sulle tecnologie. D’altra parte, le esperienze storiche provano che un approccio solo tecnologico agli affari militari si è dimostrato spesso insufficiente a conseguire gli obiettivi desiderati. Quale ulteriore evoluzione del concetto operativo, le Mdo potrebbero inoltre includere attività a livello interdipartimentale e con l’industria, in modo particolare per la loro connessione con l’economia e per le interdipendenze di sistema cui si faceva prima riferimento. La teoria delle Mdo dunque migliora il modello joint integrando totalmente i domini di azione, sviluppando soluzioni innovative sulla base dei problemi e creando opzioni. In definitiva, l’applicazione di tale concetto consente di aumentare la resilienza di un sistema riducendolo a sottosistemi indipendenti, ma integrati, che sono meno fragili, più affidabili e più semplici da creare e gestire.

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