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Irlanda, ecco la ricetta del successo di Sinn Fein. L’analisi di Lozito

È ancora in corso lo scrutinio dei voti in Irlanda (il sistema elettorale è estremamente complesso), ma si può anticipare un vincitore indiscusso: il partito nazionalista Sinn Fein. I primi dati svelano che è in testa con circa due punti percentuali sui centristi del Fianna Fail.

La leader di Sinn Fein, Mary Lou McDonald, ha parlato di specie di “rivoluzione nell’urna”, che rimodella il panorama politico dell’Irlanda. La formula del loro trionfo elettorale è stata basata su una giusta interpretazione del vero fabbisogno degli elettori, come ha spiegato dall’Irlanda in una conversazione con Formiche.net, Francesca Lozito, giornalista e autrice della newsletter ZuppaIrlandese.

“Il successo di Sinn Fein è una questione di politica interna, di capacità di intercettare il malcontento profondo della classe media irlandese, che dopo gli anni della crisi economica ha visto con questo governo lasciata irrisolta la questione della crescita degli affitti, della casa”.

Un problema enorme, che ha invaso l’agenda politica: “Un posto letto, per esempio, può arrivare a costare anche 1000 euro. Questo, abbinato ad un altro grave problema della sanità, che qui si paga (10 minuti da un medico di base costano 60 euro), e agli enormi scandali, come quello dei pap test per prevenire cellule tumorali nella cervice uterina, per cui sono morte delle donne, e altre 100 donne sono entrate in causa con il governo per chiedere risarcimenti”.

Casi che hanno determinato il voto soprattutto dei più giovani, che non considerano più tollerabili queste situazioni. “Non è un caso – sottolinea Lozito – che Sinn Fein ha preso voti soprattutto sotto i 35 anni”.

Siccome non ci sono i numeri per un governo di maggioranza, Lozito pensa che sulle possibili alleanze è tutto in divenire: “Mcdonald ha detto oggi che il governo a due è un fattore superato e ha avviato consultazioni con altri partiti. Sentivo prima Eamon Ryan, leader del Green party, uno dei primi ad essere eletti alla prima quota (qui il sistema di elezione è molto complesso), che diceva che anche loro hanno avuto un grosso successo, ma non vogliamo una coalizione solo contro il passato, vogliamo anche i loro temi in agenda politica, come il green deal. Chi può dire se alla fine non si farà un governo Sinn Fein con dentro anche i green, che hanno una visione abbastanza liberal rispetto al programma politico di Sein Fein”.

Se non si trova un accordo sarà necessario ripetere le elezioni, ma è un’ipotesi che non conviene a nessuno. “Ci sono i negoziati per la Brexit e tra poco anche tra la Repubblica di Irlanda e la Gran Bretagna – aggiunge Lozito -, perché, anche se non ci sarà il confine fisico, ci saranno delle regole da stabilire non solo commerciali. C’è sul tavolo una forma di trattato ed è li che si gioca il futuro della vera Brexit, nell’unico punto che Gran Bretagna e l’Europa si toccano”.

Una figura, quella di Sinn Fein, già guardata con attenzione da Mario Caligiuri nell’allegato della rivista Formiche “La rivoluzione dietro l’angolo. Come il disagio sociale minaccia la sicurezza nazionale”, nei confronti del Partito Pirata e Anonymous: “Facendo un paragone molto grezzo e improprio, una delle ipotesi potrebbe essere un esperimento come quello di Sinn Fein dell’Irlanda del Nord, che era il braccio politico degli indipendentisti dell’Ira”.

Ma Sinn Fein può essere considerato un partito populista? “Non lo è mai stato. Loro non rientrano in quella categoria di partiti che raccolgono il voto di protesta in Europa – sostiene la giornalista -. Sein Fein è un partito che ha una storia”.

Un passato, quello della vicinanza con l’Ira, che ormai non pesa più, specialmente dal passaggio di consegna tra il leader storico Gerry Adams e McDonald. Come ricorda Lozito, questo argomento è entrato e uscito subito dalla campagna elettorale: “Ricordo un dibattito elettorale in cui McDonald è stata invitata al dibattito dopo che i sondaggi hanno visto che Sinn Fein stava crescendo. Gli altri hanno azzardato ad accennare fatti del passato e il tentativo è stato velocemente schiacciato. Ovviamente, se chiediamo agli over 60 di Dublino o anche nei territorio di confine, qualcuno forse può rispondere sull’Ira quando si parla di Sinn Fein. Certi conti con il passato non sono stati ancora fatti, ma questo non è l’argomento centrale”. Secondo la giornalista, di fronte alle problematiche sociali e il fenomeno dei senzatetto, la questione politica del passato è superata “e Mcdonald ha dimostrato di conoscere quali sono le vere problematiche del territorio”.

Nemmeno la Brexit è stata sfiorata, come dimostra il sondaggio dell’Irish Times: “La Brexit è entrata nella campagna solo per l’1% degli elettori – sostiene Lozito – Se la Brexit fosse entrata il premier uscente, Leo Varadkar, avrebbe vinto. […] La gente è stanca della Brexit, non interessa, e per questo l’hanno fatta uscire dalla vita politica dell’Irlanda”. E Sinn Fein, forse, l’ha capito benissimo.

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