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Destinazione Sole. È iniziato il lungo viaggio di Solar orbiter

Il Sole sembra già più vicino. È partito prima dell’alba italiana da Cape Canaveral il vettore Atlas V con a bordo Solar Orbiter, la missione targata Agenzia spaziale europea (Esa) e Nasa che studierà la nostra stella come mai prima d’ora. A bordo c’è una buona dose di eccellenze italiane, un contributo fondamentale anche per lo studio dei cambiamenti climatici. Il viaggio durerà circa due anni, tra complesse manovre e assestamenti di rotta sfruttando i campi gravitazionali di Terra e Venere.

GLI OBIETTIVI

Solar orbiter è la prima delle missioni di categoria medium del programma “Cosmic Vision 2015-2025” dell’Esa. L’obiettivo è studiare il Sole e il suo impatto sulle condizioni fisiche dello spazio interplanetario. Sorgente principale dello “space weather” e del vento solare, la nostra stella rappresenta un laboratorio naturale per la fisica del plasma, permettendo di studiare processi fisici in condizioni difficilmente riproducibili sulla Terra. Nel dettaglio, spingendosi all’interno dell’orbita di Mercurio, Solar orbiter riprenderà immagini dell’atmosfera del Sole da una distanza ravvicinata mai raggiunta prima. Sarà la prima sonda a registrare le prime immagini dirette dei poli del Sole.

IL VIAGGIO

Soler orbiter inizierà le sue attività tra due anni, quando avrà raggiunto un orbita più vicina al Sole rispetto a quella di Mercurio. Sarà in realtà in viaggio continuo, dovendo sfruttare la spinta offerta dai campi gravitazionali di Venere e Terra con diversi flyby. Saranno manovre fondamentali, visto che la sonda non avrà a disposizione la propulsione elettrica di cui dispone ad esempio BepiColombo (partito a ottobre 2018 e in viaggio verso Mercurio), ma solo dei piccoli propulsori in grado di regolare leggermente la posizione nello Spazio. L’avventura necessità dunque del giusto allineamento tra pianeti, tanto che nel caso in cui la missione non fosse partita entro gli attuali venti giorni, la partenza sarebbe dovuta slittare a ottobre 2021.

TRA ECLISSI ARTIFICIALI…

Tra i dieci strumenti a bordo di Solar orbiter, tre vedono il contributo italiano. Il coronografo Metis è realizzato dall’Agenzia spaziale italiana in collaborazione con l’Inaf, il Cnr, diverse università italiane e istituit di ricerca di tutto il mondo. Prodotto da OHB Italia e Thales Alenia Space Italia, avrà il compito di produrre un’eclissi artificiale, occultando il disco solare, così da indagare le regione coronali, quelle dove si genera il vento solare, un flusso di particelle ionizzate che interagisce anche con il nostro Pianeta. Oltre le suggestive aurore polari, il vento solare può a provocare tempeste magnetiche e interferire con sonde e satelliti da cui dipende gran parte delle nostra vita sulla Terra.

…E GLI STRUMENTI DI BORDO

L’Italia partecipa poi ad altri due strumenti: il Solar wind analyser (Swa) e lo Spectrometer / Telescope for Imaging X-rays (Stix). Il primo è dotato di quattro sensori dedicati allo studio delle proprietà del plasma e del vento solare, come densità, velocità, temperatura e composizione ionica. Il contributo italiano è rappresentato dalla Data processing unit, il cervello capace di mettere insieme tutti i dati, realizzata da un raggruppamento di imprese che comprende Techno System Developments, Sitael, Leonardo e Planetek. Il telescopio Stix osserverà invece il Sole nella banda X per lo studio dei brillamenti, anche definiti “eruzioni solari” con effetti del tutto simili al già citato vento. L’Italia ha contribuito alla definizione dell’algoritmo per la ricostruzione delle immagini. Infine, c’è tecnologia italiana anche a protezione della sonda. Per conto di Airbus Defense and Space, Thales Alenia Space ha progettato e costruito lo scudo termico “Heat Shield. Dovrà proteggere Solar orbiter dalle altissime temperature a cui sarà sottoposta (oltre 500 gradi centigradi), ma anche da quelle bassissime tipiche dello spazio profondo.



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