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La Casa Bianca punta tutto sulla Luna. Ecco come

Quasi 3 miliardi di dollari per ripiantare la bandiera a stelle e strisce sulla Luna entro il 2024. Donald Trump si appresta a chiedere per la Nasa uno dei maggiori incrementi di budget nella recente storia americana, con l’obiettivo principale di realizzare l’ambizioso programma lunare e, contestualmente, di dare una spinta decisa alla commercializzazione dello Spazio, un trend su cui il presidente si è esposto sin dall’arrivo alla Casa Bianca.

I NUMERI

La richiesta ufficiale di fondi è attesa la prossima settimana, quando l’amministrazione presenterà l’intero pacchetto di budget per il 2021. Un funzionario della Nasa ha però anticipato al Wall Street Journal che conterrà sicuramente un aumento del 12% rispetto ai 22,6 miliardi che l’agenzia ha a disposizione per quest’anno, così da raggiungere il bilancio più alto dagli anni 90. Per lo più, le risorse aggiuntive andranno ad Artemis, il programma che punta a far tornare l’uomo (e far arrivare la prima donna) sulla Luna entro il 2024. Il progetto è ben più strutturato, con un Lunar Gateway da avviare il prossimo anno per orbitare intorno al satellite naturale, e la prospettiva di una presenza stabile sul polo sud lunare, da cui eventualmente partire verso Marte.

IL NODO DEL CONGRESSO

Trump ha ribadito tali ambizioni solo pochi giorni fa nel suo discorso sullo stato dell’Unione, chiedendo al Congresso il supporto al programma. Una richiesta non casuale visto il dibattito in corso a Capitol Hill. Due settimane fa è stato infatti presentato alla commissione Scienza della Camera dei rappresentanti il “Nasa Authorization Act” per il 2020, disegno di legge per l’autorizzazione ai programmi dell’agenzia spaziale. Redatto dalla sottocommissione Spazio e illustrato dal suo presidente Kendra Horn (democratico dell’Oklahoma), il disegno di legge inserisce Artemis all’interno di un più ampio programma “Moon to Mars”, spostando in avanti di quattro anni il ritorno sulla Luna rispetto al 2024 e chiedendo sforzi maggiori per il Pianeta rosso (prevedendo di raggiungerlo entro il 2033).

IL PROGRAMMA PER I LANDER

Il rischio di rallentare la tabella di marcia lunare è stato accolto da subito con insoddisfazione dal numero uno della Nasa Jim Bridenstine, soprattutto per il programma Human Landing System (HLS), relativo ai lander che permetteranno agli astronauti di scendere sulla Luna. Per accelerare i tempi, la Nasa ha puntato tutto su partenariati pubblico-privati, sviluppandone con più società al fine di studiare (con finanziamenti) diverse soluzioni per valutare in seguito quale attuare. Il risultato è che i lander sarebbero poi di proprietà degli attori privati, elemento in linea con la New Space Economy e con la commercializzazione delle attività spaziali di cui Trump è grande fautore.

LA SPONDA DELLA CASA BIANCA

Su questo, il disegno di legge della commissione Scienza della Camera farebbe segnare un passo indietro, prevedendo per la Nasa la possibilità di sviluppare un unico lander di proprietà del governo americano. Ciò, ha detto Bridenstine qualche giorno fa, “inibirebbe la nostra capacità di sviluppare un’architettura flessibile che sfrutti l’intera gamma di capacità tra governo e settore privato per raggiungere gli obiettivi nazionali”. Il punto del capo della Nasa trova ora una nuova sponda alla Casa Bianca. La richiesta di budget incrementato farebbe passare i fondi per le partnership pubblico-private da 600 milioni a 3,3 miliardi, in linea con le richieste di Bridenstine sui “more money” necessari per raggiungere la Luna. Il messaggio ora è chiaro, rivolto ai partner industriali e agli alleati che vorranno essere della partita: “L’ambizione degli Stati Uniti si fonda su dollari veri”, ha detto il funzionario al Wall Street Journal.

LE ALTRE ANTICIPAZIONI

Tra l’altro, nella richiesta di budget ci dovrebbero essere anche 400 milioni di dollari per dimostrare la possibilità di estrarre acqua e ossigeno dalla superficie lunare, utili per rendere sostenibile la presenza umana. Si studierà anche come produrre in situ carburante per le navicelle e i razzi che dalla Luna ripartiranno, tutte capacità pensate anche in vista del più complesso viaggio su Marte. Si ribadisce poi l’input alla commercializzazione delle attività spaziali, a partire dalla Stazione spaziale internazionale che potrebbe prolungare la vita operativa proprio grazie agli investimenti privati. Da tutto questo resta comunque escluso l’altro trend dello Spazio americano (e globale): la militarizzazione. La prossima settimana sarà resa nota anche la richiesta dell’amministrazione per il Pentagono. Ci saranno anche i fondi per la neonata Space Force.

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