Tutto pronto per il secondo appuntamento delle primarie del Partito Democratico americano in New Hampshire che, si spera, possa dare risultati più attendibili e veloci del caotico voto in Iowa. Questa volta si celebreranno vere e proprie primarie, non un caucus, e molto probabilmente il risultato rappresenterà quella che sarà la scelta del nuovo candidato democratico alle presidenziali di novembre 2020. Bernie Sanders (senatore di uno Stato confinante, Vermont) aveva vinto a New Hampshire nel 2016 con il 60% dei voti.
Ma il New Hampshire è uno stato pieno di contraddizioni, come ricorda in un articolo il settimanale The Economist. Ha uno spirito libertario, il parlamento nazionale più nutrito degli Stati Uniti e per molti è uno stato troppo piccolo e troppo bianco.
“Nella settimana precedente alle primarie dell’11 febbraio – si legge sull’Economist -, i candidati hanno fatto più di ottanta apparizioni in tutto lo stato e i favoriti hanno cercato di recuperare il tempo perduto. Però mentre loro erano in Iowa, l’ex governatore del Massachusetts Deval Patrick, di fatto uno sconosciuto nei sondaggi, e Tulsi Gabbard, una politica che suscita un certo sgomento, hanno avuto lo stato praticamente tutto per loro”.
Anche se è solo l’inizio della corsa elettorale, c’è già la gara alla stanchezza: “Nel corso dell’evento organizzato da Pete Buttigieg a Manchester, il giorno dopo, i giornalisti al seguito della sua tournée elettorale hanno fatto a gara per vedere chi avesse dormito di meno”.
A poche ore dell’inizio del voto, la senatrice Amy Klobuchar ha vinto gran parte dei voti (finora) nei tre enclave di New Hampshire vicini al Canada, che votavano a mezzanotte: Hart’s Location, Dixville Notch e Millsfield.
Ma sarà difficile battere Sanders in New Hampshire, come prevede l’Economist: “Nonostante Elizabeth Warren rappresenti il vicino meridionale del New Hampshire, Sanders è in politica da più tempo. Le persone sembrano conoscerlo meglio, e almeno in quella stanza, preferirlo”.