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Usa2020, per Biden e Sanders sfida decisiva in Michigan (e non solo)

Dieci milioni di abitanti, su una superficie che è i tre quarti dell’Italia, il Michigan ha quest’anno due chiavi importanti in mano: quella della nomination democratica e quella, ben più determinante, della Casa Bianca. Qui, nel marzo 2016, Bernie Sanders batté d’un soffio Hillary Clinton, creando la sorpresa e prendendosi 67 delegati contro 63; e qui, nel novembre 2016, più clamorosamente ancora, Donald Trump sconfisse d’un’inezia Hillary, meno di 11 mila voti su oltre quattro milioni e mezzo di suffragi espressi.

I rovesci di Hillary in Michigan e in Pennsylvania, con l’Ohio gli Stati manifatturieri per eccellenza dell’Unione, furono determinanti nelle presidenziali 2016. Se Joe Biden, oggi, riuscirà a battere Sanders farà un passo avanti significativo verso la nomination e consoliderà la percezione che possa estromettere dalla Casa Bianca il magnate presidente.

Alla vigilia di questo mini – Super Martedì – oltre che in Michigan, si vota in Idaho, Mississippi, Missouri, North Dakota e nello Stato di Washington –, un sondaggio della CNN indica che il 52% degli elettori democratici dei sei Stati punta su Biden e solo il 36% su Sanders. Il senatore conferma di avere uno zoccolo di sostenitori solidissimo, ma di non riuscire ad andare oltre una soglia che oscilla fra un terzo e i due quinti.

In Michigan, dove Sanders ha concentrato i suoi sforzi negli ultimi giorni, dando per perso il Sud, dove il voto dei neri pesa, Biden ha incassato endorsement prestigiosi, politici e mediatici. Bernie ha già messo le mani avanti: continuerà la corsa, anche se oggi dovesse perdere, verso le primarie del 17 marzo in Stati tradizionalmente chiave nell’Election Day, Florida e Ohio, oltre che in Illinois e Arizona.

Biden continua a collezionare endorsement di suoi ex rivali: dopo Mike Bloomberg, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Beto O’Rourke, ecco i senatori Kamala Harris e Corey Booker. La Harris, che viene dalla California, dove, martedì scorso, ha vinto Sanders, dice “Non c’è nessuno più preparato di Joe per riportare onore e decenza nello Studio Ovale”; e s’impegna a fare tutto quello che potrà per contribuire alla sua elezione. Booker, che viene dal New Jersey, afferma: “Biden riporterà onore nell’Ufficio Ovale e affronterà le sfide più pressanti” dell’Unione.

La Harris, che nei dibattiti fra aspiranti alla nomination democratica ebbe duri scambi con Biden, è spesso citata, insieme a vari altri e soprattutto varie altre, come possibile candidata vice-presidente in ticket con Biden.

Sanders, che non è popolare fra i neri, ha invece l’appoggio del leader dei diritti civili, il reverendo Jesse Jackson, “Con l’eccezione dei nativi americani, gli afroamericani sono la categoria rimasta più indietro negli Stati Uniti sia da un punto di vista sociale sia da un punto di vista economico. E chi è indietro non può recuperare scegliendo una strada moderata. La strada progressista di Sanders è quella che ci offre le chances migliori”.

Ora s’attende la decisione di Elizabeth Warren: la senatrice del Massachusetts s’è ritirata dalla corsa e si è presa del tempo per decidere chi appoggiare. La sua agenda progressista l’avvicina a Sanders, ma altre considerazioni potrebbero indurla a sostenere Biden. In un’intervista alla NBC, Sanders, forse irritato dalle esitazioni della Warren, dice: “Posso ottenere la nomination anche senza di lei.

Chi non fa mai sconti a Sanders è Hillary Clinton, che, intervistata dalla CNN, ribadisce che non è lui il candidato più forte per battere Donald Trump. “Le vittorie di Biden al Super Martedì mostrano che sta riuscendo a costruire una coalizione simile a quella che aveva io, una coalizione ampia”. Hillary nel 2016 sconfisse a fatica Sanders per la nomination, ma fu poi sconfitta da Trump per la presidenza.

Usa2020

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