“Adda passà ‘a nuttata…”. In questo momento di notte epidemica i medici ci stanno salvando la pelle e siamo tutti certi che il coronavirus passerà, troveremo un vaccino e l’essere umano vincerà ancora una volta. Questione di tempo. Ma noi, gli educatori, abbiamo un ruolo di altrettanta responsabilità al quale non possiamo sottrarci. Noi siamo quelli che devono pensare al dopo coronavirus. Non serve salvare la vita se poi la si condanna all’abbrutimento.
L’Italia andrà ricostruita dopo il coronavirus. Ci vorranno anni, teste, intelligenze e cuore ma anche tanta lungimiranza. E’ per questo dato di fatto che oggi (non domani) dobbiamo scendere in campo noi per dare un reale riconoscimento al lavoro di tanti medici, infermieri, personale degli ospedali, della sicurezza che eroicamente rischiano al fronte la loro vita per noi. Durante la seconda guerra mondiale l’uomo era al fronte, la donna a casa curava quei figli che avrebbero costituito il motore di rinascita della Nazione e abbiamo avuto il boom economico.
Noi uomini e donne di scuola dobbiamo agire oggi per porre le premesse necessarie dei fondamentali che ci permetteranno di ricostruire la Nazione. Nulla potrà avvenire per caso, se non viene costruito. Altrimenti il sacrificio degli eroi sarebbe vano.
E’ per questo che diventa sempre più necessario oggi custodire e garantire la presenza in salute nel 2021 delle scuole statali e delle 12 mila scuole paritarie, per garantire il pluralismo educativo di qualità che – l’esperienza ci insegna – ci ha salvati dalla seconda guerra mondiale e cosi sarà da questa terza guerra mondiale.
Abbandoniamo per un momento due tentazioni:
- la tentazione “modalità struzzo” che alcuni gestori, docenti e anche genitori di scuole paritarie hanno: “Non dateci per morti. Evitiamo in questo momento che ci pensino finiti. Salviamo la faccia”. Struzzi: senza le rette del 3° trimestre il 40% delle scuole paritarie italiane moriranno certamente. Non possiamo permetterci la modalità struzzo perché la scuola paritaria ha una responsabilità civica enorme e deve esserci, combattere, restare perché è al sevizio dei cittadini. Oggi deve invocare soluzioni che solo chi ci governa può adottare e ha bisogno che i cittadini consapevoli della bontà della richiesta scendano in campo per “custodire il pluralismo necessario per ricostruire la Nazione post coronavirus”. Altrimenti avremo reso vani tanti sacrifici di gente che al fronte sta combattendo.
- la tentazione della “fine del mondo”. “La priorità ora è il qui e adesso dell’emergenza sanitaria: cosa stai a pensare ora al comparto scuola? Non è il momento, non vedi che stiamo morendo?” Eh no, se non gettiamo oggi le premesse per un futuro il più possibile certo, allora forse non vale neanche la pena dimenarsi per guarire. E’ un discorso a ragion veduta: l’uomo guarisce e trova la ragione della guarigione solo se ha un grande ideale e una prospettiva, altrimenti preferisce morire. Noi oggi dobbiamo essere i medici degli animi. Su, coraggio, animo!
A voi, a noi che siamo a casa LANCIO UNA RICHIESTA DI AIUTO.
Il decreto “Cura Italia” pone al centro la famiglia e forti di questo possiamo chiedere uno sforzo ulteriore sul capitolo Famiglia-Scuola.
Cosa sta accadendo in questi giorni?
1. Le famiglie che stanno ricevendo un servizio scolastico (molto apprezzato) a distanza in varie modalità nelle scuole pubbliche paritarie, a causa della crisi economica che ha peggiorato il loro status, non riescono a pagare la retta, dovuta perché le scuole sono aperte e funzionano, anche se con modalità diversa. “Di che cosa si lamentano?” risponde qualcuno, senza giri di parole. CHIEDONO AIUTO e dobbiamo aiutarle a chiederlo nelle modalità giuste.
2. I gestori che devono pagare i docenti hanno bisogno di quella retta. Sono scuole già altamente indebitate (la retta applicata di euro 3.000/4.000 è ben lontana dal coprire i costi) e non possono alzare la soglia dell’indebitamento. CHIEDONO DI ESSERE AIUTATE DAVVERO, NON PER FINTA. I loro bilanci, tutti pubblici, parlano chiaro.
Il decreto “Cura Italia” individua come soluzione una serie di ammortizzatori sociali, FIS (Fondo di Integrazione Straordinaria) e Cassa Integrazione in deroga con la collaborazione delle associazioni e dei politici. Si fa quel che si può, ma in questo momento il prezzo che si va a pagare è salatissimo. E’ a rischio il pluralismo educativo con l’aggiunta di un costo di 5miliardi di euro, a regime nel biennio 2021/2022, a carico dello Stato e quindi dei cittadini; quindi siamo in guerra con poche pallottole: usiamole bene.
Le prospettive: a) Non si paga il personale che normalmente vive del suo stipendio; il personale, a sua volta, non compera da mangiare per la famiglia, anche se i supermercati sono aperti; b) cassa integrazione per i docenti e c) FIS non sono le soluzioni che rispondono ai due appelli di cui sopra, almeno per il comparto scuola. E spiego perché:
– La scuola paritaria per i corsi dalla primaria alla secondaria di II grado non può accedere agli ammortizzatori sociali FIS e cassa integrazione in deroga in quanto i docenti sono in forza e stanno lavorando con lezioni a distanza. Certamente le scuole chiederanno il FIS (tentar non nuoce si vedrà poi se viene concessa), ma intanto dovranno anticipare il 100% degli stipendi. Con quale copertura se le famiglie non riescono più a pagare la retta? Le scuole potrebbero indebitarsi, con quale garanzia per le banche? E se l’80% del FIS anticipato non verrà accordato e riconosciuto, cosa farà la scuola? Si indovini… Di più: in questo clima di incertezza, come potrebbe pensare ad aiutare le famiglie con uno sconto retta? Si sarebbe da capo.
– Il FIS è un ammortizzatore sociale utile per i corsi del Nido, della Sezione Primavera e Infanzia, ma a questo punto il personale docente dovrà cessare qualsiasi attività di supporto alle famiglie sui social, a distanza. Quindi la scuola anticiperà il 100% degli stipendi indebitandosi, dovendo scontare alle famiglie la retta per un mancato servizio. Quando l’erario le riconoscerà il FIS e provvederà a liquidarla la scuola potrà rientrare dell’80% degli stipendi e pagare il debito contratto. Intanto la famiglia con i bambini più piccoli è lasciata sola, la scuola non c’è, non ci sono i docenti. “Tanto i genitori sono in smart working… sono a casa!” Chi ha pensato che gli ammortizzatori sociali fossero un aiuto per la Scuola pubblica paritaria, la famiglia e tutto il comparto, chiaramente è single o non ha figli. E’ lampante come abbia alimentato un circolo vizioso. O una giostra con giro della morte.
Intanto non abbiamo risposto ai genitori che non riescono a pagare la retta e alle scuole che non riescono a pagare i docenti. Lasciando la questione allo stato brado, senza un intervento esterno dello Stato, l’epilogo sarebbe:
– le famiglie non pagano la retta o pagano quando potranno; la scuola si rivolgerà al legale (cosi fa la parte della venale… “…mentre muore la gente chiedi la retta. Ma come! Bertolaso si offre volontario a 1 euro, e tu scuola cattolica?”)
– Non si pagano i docenti (“I soldi? Glieli daremo quando li avremo”)
– Non si pagano le tasse e le utenze (quelli di prima: “Vorrà dire che staccheranno la luce”).
– estrema ratio (assolutamente probabile, praticamente certa): si fanno saltare le 12 mila scuole paritarie, tranne le poche a più di 8000 euro di retta all’anno, quelle dei ricchi, si invitano i 900mila allievi a spostare l’iscrizione nella scuola statale e si licenziano i 100 mila dipendenti, che chiederanno di essere assunti dallo Stato, “…perchè le scuole dove abbiamo lavorato fino al coronavirus sono scuole pubbliche, appartenenti al Servizio Nazionale di Istruzione. Abbiamo formato alunni con un legale titolo di studio, valido per lo Stato. Ci assuma lui”.
Ecco cosa accade quando si pongono a confronto (scontro) due povertà, lasciando che la natura faccia il suo corso. Muore l’anello più debole… bisogna solo capire chi è l’ultimo a restare con il cerino in mano. Ma il coronavirus ci ricorda che “l’immunità di gregge”, ottenuta lasciando che la situazione evolva naturalmente senza alcun accorgimento esterno, mettendo in conto una normale % di morti, non è né umana né etica… L’Europa, insieme ai cittadini interessati, si è sdegnata e anche i più estremisti hanno dovuto dichiarare il blocco e la chiusura di scuole, bar, pub anche nel resto del mondo… Questo è segno che le soluzioni prive di logica non sono convenienti neppure per chi governa, oltre che per chi è governato.
Tutto ciò premesso e considerato che
– La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che nel prossimo decreto di aprile l’Italia potrà contare su 11 miliardi di Fondi strutturali non spesi: «Li lasciamo per spenderli dove sono utili, per esempio sul mercato del lavoro»;
– La presidente della Commissione conferma inoltre che «il Patto di stabilità concederà la massima flessibilità all’Italia» e che «massima flessibilità» c’è anche sugli aiuti di Stato;
il GOVERNO ora è in grado di compiere un gesto di responsabilità: dire ai genitori italiani, cittadini e contribuenti – abbattuti dalla crisi economica del coronavirus e pieni di incertezza sul futuro proprio e dei figli – che si interverrà a copertura della retta scolastica per una cifra totale del 100% e comunque non inferiore al 70% di quanto definito dai costi standard di sostenibilità”. E’ parola dovuta, non solo in punto di diritto, ma anche di bilancio statale, che altrimenti collasserebbe.
Mi appello, e i Genitori si appellano ai politici di tutti gli schieramenti che debbono e possono intervenire, al pari del governo, con un gesto di responsabilità. Nessuno si senta assolto di un possibile scenario che in Italia vedrebbe non solo compromesso il pluralismo educativo, ma anche lo Stato impegnato a spiegare all’Europa che, a fronte di 2 miliardi di euro per garantire la soluzione, ha preferito spenderne 5 miliardi l’anno dopo e, peggio, ha impedito la rinascita della Nazione. Perché senza scuola che funziona e pluralismo l’Italia non potrà risollevarsi.
Per questa ragione ora ci occorre l’aiuto delle Famiglie: facciamo capire al Governo, al Parlamento, ai politici che i cittadini ci sono. Firmino questa PETIZIONE, e grazie se l’hanno già firmata e diffusa. La scuola paritaria ha 900 mila allievi, 100 mila dipendenti muove 3milioni di persone e con gli amici della scuola statale e i cittadini di buona volontà muoviamo – stando a casa, ma il cervello è attivo! – milioni di persone. Questa è una battaglia di civiltà per la Nazione … per il futuro dell’Italia. Chi scrive ci mette la faccia per dare ragione di questi numeri e in modo volontario e gratuito può andare, con permesso speciale dei CC, a Roma per i conteggi.
Ma ora tocca alla famiglia: in questa settimana occorre far capire al mondo che i genitori italiani ci sono e sanno bene che le mezze misure possono solo prolungare un’agonia. Ma la morte non è ancora l’ultima risposta: è in rianimazione, ma possiamo ancora salvare la scuola dal coronavirus.
E’ stata lanciata ieri 21.03.2020 ore 17.00 siamo a 11.705 firme alle ore 15.00 di oggi 22.03.2020.
Se vi pare poco … Facciamo Rumore, Conto su di Voi, Mi fido e Grazie