La Rome Call for AI Ethics, firmata a Roma nei giorni scorsi, contribuisce ad arricchire il dibattito globale sull’intelligenza artificiale e le sue implicazioni etiche e regolamentari. Il documento è stato firmato da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita; Dongyu Qu, direttore generale della Fao; Brad Smith, presidente di Microsoft, Paola Pisano, ministro per l’innovazione tecnologica, John Kelly III, vicepresidente di Ibm. Era presente all’evento anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
La Call non si prefigge di affrontare nel dettaglio tutte le implicazioni etiche che derivano dall’adozione e dall’utilizzazione delle nuove tecnologie, ma costituisce appunto una chiamata. Come monsignor Paglia, uno degli ispiratori dell’evento, ha precisato si tratta di “un appello a riconoscere e poi ad assumere la responsabilità che proviene dal moltiplicarsi delle opzioni rese possibili dalle nuove tecnologie digitali”. Il documento elenca alcuni dei fondamentali principi che sono stati già resi pubblici in iniziative simili intraprese da istituzioni internazionali, come ad esempio l’Unione europea. Si concentra inoltre sull’utilizzazione dell’intelligenza artificiale in determinati settori, come ad esempio i rapporti di lavoro, le istituzioni e l’utilizzazione del riconoscimento facciale. Si tratta di alcune delle questioni con le maggiori implicazioni etiche e che hanno generato un vivace dibattito in numerosi Paesi. La Chiesa cattolica arriva a questo dibattito in anticipo rispetto alle principali istituzioni culturali del Paese. Allo stesso tempo si inserisce in un dibattito che nel contesto internazionale è già partito da tempo. Proprio a settembre dello scorso anno la rivista Nature ha pubblicato uno studio che ha realizzato una dettagliata ricognizione di tutte le iniziative in materia di linee-guida etiche sull’intelligenza artificiale.
È in questo complesso contesto internazionale che l’iniziativa della Santa Sede deve provare a posizionarsi. Non sarà facile perché numerose iniziative sull’intelligenza artificiale sono già in una fase avanzata e alcuni Paesi hanno deciso in maniera abbastanza chiara che le problematiche di natura etica resteranno in secondo piano rispetto alle necessità della corsa allo sviluppo tecnologico. La voce della Santa Sede e delle comunità religiose è però, soprattutto oggi, sempre più necessaria. Sia per il patrimonio di conoscenza sulla natura dell’uomo che queste comunità custodiscono, sia per portare ad una riflessione sullo sviluppo tecnologico che non faccia uso soltanto delle categorie e del linguaggio degli esperti di tecnologia e per collocare la tecnologia nella sua più opportuna dimensione di interazione con l’uomo. Tale voce appare ancora più necessaria proprio quando alcuni Paesi fanno un ampio uso delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale per discriminare e profilare ampie parti della propria popolazione. In questo senso il coinvolgimento di due aziende leader del settore come Microsoft e Ibm sembra essere parte del valore aggiunto dell’iniziativa.
Per molte aziende infatti un’impostazione eticamente sensibile in questo campo non è solo una questione di buona volontà. La fiducia che gli utenti ripongono nelle tecnologie che usano è infatti sempre più uno dei fattori dirimenti nella conquista di fette di mercato. I consumatori sono sempre più attenti al trattamento dei loro dati personali e alla tutela dei loro diritti digitali. In tal senso, l’iniziativa romana potrebbe sicuramente contribuire al dibattito appena cominciato sulla strategia digitale europea appena lanciato dalla Commissione. La voce globale della Chiesa cattolica può sicuramente apportare un contributo fondamentale al dibattito. Come già sta succedendo, attorno a questo contributo possono raccogliersi delle voci che vogliono offrire il loro punto di vista. Bisogna però sapere che non sarà facile e che a volte non si potrà porgere l’altra guancia.