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Usa2020, Biden ha già deciso il nome della vice? Il peso di Obama…

Joe Biden, il battistrada nella corsa alla nomination democratica alla Casa Bianca, ha annunciato che vuole iniziare presto, “nel giro di settimane”, il processo di selezione della sua vice: Biden, infatti, s’è già impegnato a correre in ticket con una donna. Parlando a suoi finanziatori, l’ex vice per otto anni di Barack Obama ha detto di averne già discusso con il suo ex presidente e di avere una rosa di almeno sei/sette candidate.

L’affermazione di Biden conferma il ruolo importante, anzi determinante, che Obama ha avuto e ha nella corsa 2020 alla nomination democratica. E’ stato Obama, dopo le primarie in South Carolina vinte da Biden il 29 febbraio, a orchestrare e ad accelerare il ritiro di tutti gli altri candidati centristi e la convergenza sul suo ex vice dei loro endorsement: Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e poi, dopo il Super-Martedì del 3 marzo, Mike Bloomberg.

Obiettivo di Obama e del partito su cui mantiene una decisiva influenza: evitare che la nomination andasse a Bernie Sanders, giudicato inadatto a battere a novembre Donald Trump. Con la campagna in stallo causa emergenza coronavirus, la corsa ora non è chiusa, ma sta per esserlo: Biden, nei voti di marzo, ha acquisito un netto vantaggio, in termini di delegati e di credibilità presidenziale, e Sanders non pare essere in grado di rimontare. Anche se proprio l’emergenza aggiunge variabili prima impensabili alla partita presidenziale.

Che Obama fosse punto di riferimento ineludibile della campagna democratica per Usa 2020 era già emerso con chiarezza quando numerosi aspiranti alla nomination aveva scelto di usare parole e immagini dell’ex presidente nei loro spot e di richiamarsi a lui nei dibattiti e nei comizi, cercando d’apparire in qualche modo portatori della sua ‘eredità’: un esercizio più facile per Biden, che ne fu vice, che per gli altri; e non a caso il voto dei neri va a Biden in misura preponderante.

A febbraio, Biden, Bloomberg e pure Elizabeth Warren, Tom Steyer, Deval Patrick, Tulsi Gabbard, avevano incluso Obama in almeno uno dei loro spot pubblicitari in tv e online, confermando che l’ex presidente conserva un richiamo unificatore nel partito democratico.

Molti si attendevano, però, che Obama, che non ha mai dato un endorsement formale al suo ex vice, si tenesse fuori dalla corsa, nonostante avesse le sue opinioni su programmi e candidati, e si riservasse il ruolo di unificare il partito una volta avvenuta la nomination, superando le divisioni che sono inevitabili nelle primarie. Invece l’ex presidente è intervenuto prima ed è stato decisivo.

Gran parte degli spot utilizzati mostravano immagini di Obama che lodava i candidati per nome o foto dei candidati con il presidente. Biden è stato il primo a cavalcare la sua relazione con Obama, mettendolo al centro di uno spot sul Martin Luther King Day: lo si vede conferirgli la medaglia della libertà, la più alta onorificenza civile Usa, definendolo “un servitore del Paese resiliente, umile e leale”.

Bloomberg, in uno spot da 1,2 milioni di dollari, mostrava Obama definirlo “un leader del Paese”. L’altro miliardario Steyer puntava su Edith Childs, che coniò nel 2008 lo slogan obamianofired up, ready to go” e che quest’anno appoggiava l’imprenditore filantropo. La Warren sfoggiava l’omaggio resoleda Obama nel 2010 per avere creato l’ufficio a tutela dei consumatori finanziari: “Elizabeth capisce ciò in cui credo, cioè che una economia forte e in crescita comincia con una forte middle class“.

Usa2020

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