Skip to main content

Coronavirus, le merci circolano ma la logistica va sostenuta. Parla Nicolini (Confetra)

È arrivato nel cuore della notte il dpcm che contiene nuove misure restrittive per arginare il coronavirus. Non più zone rosse ma due aree, una riguarda la regione Lombardia e l’altra alcune provincie con il vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita anche all’interno del territorio. Ci si muoverà solo per “comprovate esigenze lavorative”, situazioni di necessità, spostamenti per motivi di salute. Il problema però impatta sul trasporto e la logistica vista la prossimità geografica tra le zone rosse ed alcuni dei principali snodi della logistica nazionale, posizionati nel nord Italia. “Domani le merci circoleranno” spiega a Formiche.net Guido Nicolini, presidente di Confetra, la Confederazione della logistica e dei trasporti, un settore che impiega un milione di lavoratori e genera 85 miliardi di euro di fatturato l’anno “c’è una nota della Farnesina che chiarisce questo punto – continua – anche se il dpcm per come è stato scritto ha generato confusione”.

In che senso?

Servono delle direttive univoche e chiare a tutti i prefetti. Altrimenti c’è il rischio è che ciascuno poi interpreti il decreto a modo suo e si generi solo confusione. Il fatto che dalla prima bozza si sia passati dal termine “indifferibile” alle “comprovate esigenze lavorative” di fatto ha cambiato completamente il quadro delle situazione. E poi è necessario che siano specificati bene anche i dettagli.

A cosa si riferisce?

Non li conosciamo bene. Le faccio un esempio. Se un camion viene da Genova e va in Lombardia può andare in consegna e inviare le merci con l’autista che magari sta in cabina e scende solo per firmare le bolle di trasporto oppure viene fermato al confine con la Regione? Sono aspetti importanti e per i quali attendiamo ancora dei riscontri, la situazione è in continua evoluzione. A noi risulta che tutte le sigle sindacali e di autotrasporto abbiano comunque dato la disposizione di partire regolarmente con i camion. Adesso aspettiamo la circolare del ministero degli Interni che con i prefetti declinerà il modus operandi.

Cosa non sta funzionando?

Guardi quello del coronavirus è un fenomeno mai accaduto in precedenza, devo dire che noi partecipiamo al Tavolo con la Protezione Civile e il ministero dei Trasporti e mi sembra che, anche in questa fase emergenziale, le istituzioni si siano mosse tempestivamente, forse servirebbe una comunicazione chiara sul da farsi, senza generare confusione.

Siete preoccupati?

Certo, le indicazioni che riceviamo dal mondo della logistica parlano di una flessione media del 20% dei volumi: se la situazione non dovesse migliorare, il danno sarebbe di 17 miliardi di euro e circa 200.000 posti di lavoro. Il problema è che i committenti esteri, nell’attesa di vedere ciò che succede, fermino gli ordini e poi si vedrà il da farsi. Siamo in una situazione in cui si vedranno meno merci entrare e meno merci uscire.

Il calo dei traffici potrebbe impattare anche sulle finanze dello Stato?

Se cala il fatturato e le attività di logistica è chiaro che tutto questo ha un impatto anche sulle entrate statali, significa meno Iva e meno gettito fiscale. Ci sono magazzini dove il tasso di assenza è del 40%, per timore di ammalarsi i lavoratori restano a casa. Gli effetti di questo fenomeno li vedremo nei prossimi giorni e temo che siano davvero pesanti per l’intero comparto.

I porti italiani potrebbero essere sostituiti con quelli esteri?

Questo è il rischio peggiore. Le faccio un solo esempio. Quando l’Italia ha deciso di sospendere i voli da e per la Cina inizialmente oltre al traffico passeggeri si era detto di fermare anche le merci. In quella giornata gli ordinativi si erano già spostati da Fiumicino e Malpensa verso Rotterdam ed Anversa. Poi, per fortuna, si è capito che non era necessario, perché le merci non sono veicolo del virus. Ma abbiamo vissuto una giornata drammatica.

Quali sono le richieste che avete avanzato al Governo?

Aziende e sindacati sono d’accordo nel domandare il finanziamento di ammortizzatori sociali, ma anche altre misure come la sospensione dei contributi alle varie Authority (Agcom, Antitrust, Art) e sgravi alle aziende che mantengono i livelli occupazionali senza ricorrere ad ammortizzatori. La logistica va sostenuta anche perché è un settore che da solo contribuisce alla crescita del Pil per il 9,5%.



×

Iscriviti alla newsletter