Siamo nell’ora più buia. Contagio, rivolta nelle carceri, flussi incontrollati di informazioni che prima ti dicono che il mondo non si ferma e poi ti raccontano che ti devi chiudere dentro casa. Anziani che, per la prima volta, si sentono deboli e con un orizzonte finito perché qualcuno gli instilla il dubbio che il virus sia il loro “redde rationem”. Giovani che non percepiscono il pericolo perché nessuno offre un direttive certe. Se tutto è interpretabile e nessuno dice cose chiare, loro pensano di essere immortali come i loro supereroi. Lo ero anche io alla loro età.
Per questo, è ora di smettere di parlare, di rimboccarsi le maniche e di imparare alcune “prime” lezioni che ci sta insegnando l’era del Coronavirus. Che non saranno le ultime.
LEZIONE NUMERO 1: L’AVVENTO DELL’ERA DELLA VULNERABILITA’
L’era del coronavirus vuol dire l’avvento dell’era della vulnerabilità. Più rete e più connessioni vogliono dire più persone che fanno scelte. Spesso consapevoli, spesso caotiche. E’ una fase nuova: viviamo in una rete flessibile che si adatta in maniera rapida al cambiamento, ma è anche vulnerabile agli shock perché sempre e comunque interconnessa. Quando si smaglia o si spezza in un punto, lo shock si ripercuote su tutti i gangli del sistema. Il coronavirus è il primo shock pandemico che dobbiamo affrontare in questa fase, e non abbiamo ancora soluzioni certe. L’epoca che può sicuramente vantare il maggior patrimonio ipotetico di sicurezza nella storia (poche guerre, no vecchia guerra fredda, meno terrorismo, poche malattie globali nei paesi industrializzati) è anche l’epoca delle reazioni di insicurezza che si scatenano alla velocità della luce.
LEZIONE NUMERO 2: TRA TUTTI I RISCHI “PANDEMICI”, IL PIU’ IMPORTANTE E’ QUELLO REPUTAZIONALE
Ma la prima vera epidemia dell’era della rete e dei social ci deve prima di tutto insegnare che è necessario aggiornare il sistema strutturale dei rischi da affrontare, a partire dal rischio reputazionale. Le conseguenze del virus sono importanti, ma la lezione dell’infografica della CNN sul nostro Paese è chiara: il rischio reputazionale globale è il più grave nel presente e nel futuro per il nostro Paese. Un rischio che può trasformarsi in un nuovo 8 settembre, se non viene preso in tempo. C’è bisogno di un salto di qualità nella gestione di queste crisi: è necessario costruire una task force permanente che gestisca i rischi reputazionali dell’Italia. I migliori soldi mai spesi nel bilancio dello Stato.
LEZIONE NUMERO 3: E’ ORA DI PROVARE A STARE IN SILENZIO
Dall’’infodemia alla psicodemia. Il nostro cervello non si è evoluto per gestire la massa di informazioni digitali per cui le filtra e le riduce a “format”. Resta però la spinta preistorica a incamerare il più possibile e a reagire scappando. Per questo le news che scorrono senza sosta sui media tradizionali e sui social sono flussi ansiogeni e reputazionalmente instabili se non controllate. Ecco il vero problema: in un sistema di rete, basta un niente e l’effetto di moltiplicazione in rete spazza via percorsi professionali di anni. Per questo, fare informazione all news sul coronavirus o decidere l’uscita di un decreto che chiude una parte importante del Paese alla socialità e all’economia, è un momento strategico che va affrontato con accortezza. Un momento in cui si generano effetti in rete come quelli, drammatici e inconsapevoli della fuga verso Sud, a cui abbiamo assistito. Una lezione da cui dobbiamo apprendere tanto.
LEZIONE NUMERO 4: CAPIRE COME FUNZIONANO I FLUSSI GLOBALI NELL’ERA DELLE RETI
Ma l’era della rete abita il mondo. È il regno delle interdipendenze e si muove a suo agio in un contesto di libero scambio, mal sopportando restrizioni protezionistiche o isolamenti da zona rossa. E, come dimostrano i fatti di questi giorni, non si tratta della scelta individuale di uno, ma del flusso strategico di molti. E’ un sistema che, quando trova un ostacolo, si comporta come l’acqua: si espande e si insinua fino a che l’ostacolo non viene bypassato. Un mondo diverso in cui i social rendono più semplice il processo di coinvolgimento di milioni di partecipanti geograficamente dispersi. La storia di masse che si coordinano, la fine “momentanea” degli oligopoli nell’informazione. Il paradigma è chiaro ma, spesso, non compreso da istituzioni e aziende: aziende, istituzioni, persone e media tradizionali producono contenuti che i social riprendono e moltiplicano con commenti (tipo le dirette Facebook). A seguire, i media generalisti riprendono il contenuto dei social moltiplicandoli e producendo nuovi contenuti che i social, a loro volta, rimoltiplicano esponenzialmente. Senza controllo e senza fine.
LEZIONE NUMERO 5: PERDERE IL CONTROLLO PER GOVERNARE IL FLUSSO
Non essere consapevoli di come funzionano i flussi, reali e digitali, nei sistemi di rete. Ecco perché è diventato un problema aver bloccato i voli diretti dalla Cina. In un sistema interconnesso, le persone (e i dati) non viaggiano in maniera diretta, ma trovano sempre strade nuove, sconosciute, imprevedibili. I Servizi Segreti di tutti i Paesi del mondo lo sanno bene: la rete è tutt’altro che piatta. Anzi è profondamente gerarchica. Comanda chi controlla i gate, i punti di concentrazione e di scambio, comandano i gatekeeper (i custodi). Se tu vuoi evitare l’espansione del contagio devi presidiare i gate: stazioni, aeroporti, caselli autostradali e ingressi nelle città. Ospedali. La lezione strategica di chi ha compreso, prima di altri, come si governano le reti: perdere il controllo per governare il flusso.
Lo abbiamo fatto, almeno fino a ieri? Questa è la domanda che tutti dobbiamo porci.