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Spagna, ecco come cresce (in fretta) il coronavirus. I numeri da capogiro

L’emergenza per il coronavirus in Spagna è drammatica. In pochi giorni si è superata la soglia dei 19mila, una curva molto più veloce rispetto a quella dell’Italia. Secondo l’ultimo report del ministero della Sanità, aggiornato alle 11:30 del 20 marzo, le vittime sono 1002, ci sono 19.980 pazienti positivi al coronavirus (2883 più di ieri) e 1.588 guariti. L’aumento è di circa il 16% e gli esperti sostengono che il picco più alto non è stato ancora raggiunto.

Il ministro della Sanità spagnolo, Salvador Illa, ha confermato la decisione del governo di stanziare 210 milioni di euro, a disposizione delle regioni, per fare fronte all’epidemia. Inoltre, si stanno incorporando nel sistema sanitario della Spagna più di 30mila nuovi professionisti, di cui 8mila medici residenti, 11mila infermieri – che pur avendo superato i test non avevano ottenuto il posto – e 10mila studenti degli ultimi anni della facoltà di medicina.

Una misura disperata, da tempi di guerra. Perché dopo l’Italia, la Spagna è il Paese più colpito in Europa.

Secondo gli ultimi dati, il 33% dei casi riguarda pazienti di più di 65 anni, di cui il 18% più di 75 anni. Circa il 32% delle persone con coronavirus ha una polmonite grave.

In Spagna il coronavirus ha una crescita esponenziale. I casi sono aumentati da 2 a 100 in una settimana, da 100 a 1000 in quella successiva e da 1000 a 4000 in quattro giorni. Oggi sono più di 19mila.

In questo grafico de El País si può vedere l’andamento dell’epidemia.

grafico 1

Il Consiglio dei ministri spagnolo ha annunciato sabato scorso lo stato di allerta per limitare al massimo i movimenti dei cittadini. Tutto il Paese si è fermato; circa 47 milioni di persone sono in isolamento nelle proprie abitazioni. Potranno uscire da soli per lavorare, comprare alimenti, medicamenti e articoli di prima necessità, secondo le indicazioni del presidente Pedro Sánchez. Lunedì sono state chiuse le frontiere ed è stato sospeso il Trattato di Schengen per contenere l’espansione del virus.

Intanto, la Comunità di Madrid, una delle zone più colpite della Spagna, si attrezza con strumenti tecnologici per cercare di contenere la diffusione del virus. Sviluppata dall’imprenditore Martin Varsavsky con l’impresa Telefónica, la web coronamadrid.com – che sta per diventare anche un’app – ha come obiettivo contribuire ad alleggerire il sistema sanitario di Madrid. Come? Identificando dove si trovano la persone, offrendo valutazioni e misure preventive in tempo reale. I dati saranno usati per ricerca biomedica, scientifica e statistiche.

grafico 2

Ma a preoccupare non è solo l’emergenza sanitaria. Il pensiero negativo si concentra sugli effetti economici di questa situazione. Un sondaggio di 40dB ha svelato che 9 spagnoli su 10 (circa il 92%) teme di perdere il lavoro per la crisi coronavirus. Molti pensano che soffriranno una riduzione dello stipendio.

L’esecutivo di Sánchez ha già ammesso che dovrà rimandare la presentazione del bilancio di quest’anno; la realtà ha superato qualsiasi previsione. “Con il governo dedicato in pieno a salvare la situazione dell’emergenza sanitaria – si legge su El País -, l’economia in arresto cardiaco e un futuro complesso, i ministri danno per scontato che i conti del 2020 non vedranno la luce”.

La Spagna aveva previsto una crescita del Pil del 1,6%, ma con la crisi del coronavirus tutti i pronostici sono svaniti. Sánchez ha detto che il “2020 non sarà un anno di 12 mesi, ma di 10 o anche 9 per l’attività economica” del Paese. Gli obiettivi fissati sul debito e il deficit pubblico, approvati dal Congresso, ora sono irraggiungibili.

grafico 3

Il governatore della Banca di Spagna, Pablo Hernández de Cos, ha pubblicato oggi un comunicato molto inusuale nel quale avverte sugli effetti della crisi: “Dobbiamo affrontare una perturbazione senza precedenti, di un’intensità incerta, ma di sicuro notevole. Le misure contenitive in Spagna e in altri Paesi europei hanno portato ad un’interruzione molto acuta dell’attività economica”.

Hernández de Cos ha lanciato un appello per aumentare le ambizioni delle politiche fiscali europee comuni e un maggior coordinamento unitario, che in quest’emergenza “non è un’opzione; è una necessità”.

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