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Coronavirus, la strategia di Ursula passa per i fondi europei

Di Mauro Cappello e Stefano Cianciotta

Per fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica generata dal Coronavirus in Italia ed in Europa, Ursula Von der Leyen mette in campo una strategia basata su due fronti: il primo riguarda il ricorso ai fondi europei (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Fondo di Coesione e Fondo Europeo Affari Marittimi e la Pesca), mentre il secondo introduce alcune modifiche al Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea.

Le risorse individuate a valere sui fondi europei sono quelle che vengono trasferite annualmente dalla Commissione europea ai singoli Stati come “prefinanziamento”, ovvero come anticipo sulle spese approvate nei Programmi Operativi.

La parte ad oggi ancora non utilizzata, specificamente quella relativa all’anticipo 2020 potrà essere riprogrammata senza che le modifiche passino attraverso la farraginosa procedura ordinaria di riprogrammazione e potranno coprire spese retroattive (dal 1 febbraio 2020).
Le proposte prevedono di intervenire sul Regolamento generale dei fondi europei e sui singoli Regolamenti di fondo, utilizzando il Fondo di Sviluppo Regionale per finanziare capitale circolante ma anche investimenti necessari per rafforzare le capacità di risposta alle crisi nei servizi sanitari nazionali.

Infine, nei singoli Programmi Operativi, si potrà spostare risorse da una priorità ad un’altra più necessaria nella percentuale dell’8% dell’importo della priorità. Il Fondo Europeo Affari Marittimi e la Pesca viene modificato inserendo la possibilità di utilizzo per compensare le perdite economiche che i pescatori subiranno per effetto della crisi sanitaria.

I contributi saranno concessi unicamente per coprire le perdite causate da crisi di salute pubblica, eventi climatici avversi, incidenti ambientali o incidenti in mare che ammontano a oltre il 30% del fatturato annuo dell’impresa interessata, calcolato sulla base del fatturato medio negli ultimi tre anni civili.

Per quanto riguarda le modifiche apportate alle norme relative al Fondo di Solidarietà dell’Unione europea si prevede di estendere l’utilizzo in caso di “gravi emergenze di salute pubblica”, un pericolo di origine batterica per la vita e la salute pubblica, con danno maggiore di 3 miliardi di euro oppure 0,6% del Pil.

La strategia prevede di liberare così 8 miliardi di euro (più altri 29 miliardi di euro come effetto degli investimenti avviati).
Dalla rimodulazione dei fondi europei allo sforamento almeno temporaneo del Patto di Stabilità, infatti, la Commissione Europea nelle ultime 48 ore ha dimostrato di volere superare gli egoismi dei singoli Stati, e attraverso le affermazioni della sua Presidente sembra avere capito la lezione del rigore imposto dagli ultimi anni, quel rigore che invece persone come Lagarde e il numero uno della Bundesbank credono di dover ancora interpretare come unica via di uscita dalla crisi globale.

Se il giudizio sulla Commissione Europea in questa fase è positivo, tenendo conto che non è stato ancora approvato il Bilancio 2021-2027. Resta, invece, sospesa per il momento la valutazione sull’operato delle Regioni italiane.
In Italia, infatti, le decisioni della CE (che trasferiranno alle Regioni italiane una cifra di 850 milioni di euro) dovranno essere gestite dalle Regioni con grande celerità imponendo, anche a quelle in affanno di spesa, un deciso cambio di passo rispetto alla programmazione 2014-2020.

La fase che si apre ora, quindi, non può che essere indirizzata alla valorizzazione delle migliori competenze, con un’attenzione al criterio della managerialità nelle scelte e nell’individuazione di chi dovrà guidare questa delicata fase di emergenza.
Se c’è un principio (soprattutto in Italia) che la crisi globale del Coronavirus ha contributo a rimettere al centro dell’agenda della politica è proprio il valore della competenza, ristabilendo il primato della scienza dopo anni di delegittimazione e disprezzo.
L’ultimo decennio di austerità e di rigore ha accentuato la frattura culturale, religiosa ed economica tra il Nord e il Sud dell’Europa. La Commissione Europea guidata dalla Von der Leyen, nonostante l’esiguità delle risorse liberate, sta provando a saturare questa enorme faglia, che con la crisi del Coronavirus può decretare la fine dell’Europa unita.

Mauro Cappello – Docente Università di Roma Tre
Stefano Cianciotta – Docente Università di Teramo

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