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La Cina non piegherà l’amicizia Italia-Usa ma sui dazi… La voce di Crolla (AmCham)

Martedì sera è atterrato all’aeroporto di Verona-Villafranca il cargo DC8 partito dagli Stati Uniti con a bordo personale e attrezzature mediche messe a disposizione dall’organizzazione evangelica Samaritan’s Purse per far fronte all’emergenza coronavirus per la realizzazione a Cremona, una delle aree più colpite, di un ospedale da campo da sessanta posti letto, di cui otto di terapia intensiva. Sempre di martedì è la notizia della collaborazione tra Us Charitable Trust e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs per assicurare cure e assistenza alle persone colpite. 

Formiche.net ha chiesto a Simone Crolla, managing director dell’American Chamber of Commerce in Italy, quale sia lo stato delle relazioni transatlantiche ai tempi del coronavirus. Alla prima telefonata Crolla si deve scusare: “Sentiamoci tra un’ora, in questo momento devo lasciare libero il telefono”. Ci richiama: “Ci sono. Mi spiace per prima ma da quando è cominciata la crisi siamo molto ricercati: stiamo mettendo a disposizione delle autorità il nostro supporto per creare contatti con tutte le aziende americane in Italia che possono fornire prodotti come respiratori o mascherine, ma anche linee produttive da convertire”.

Crolla descrive AmCham come “un ingranaggio della reazione all’emergenza”. “Poco fa”, ci spiega, “mi è stato chiesto di interloquire con amministratori delegati di aziende che hanno stabilimenti in Italia per valutare la possibilità di riconvertire linee produttive. La risposta statunitense è sempre molto positiva ma certo, non sono cose che possono risolversi con una telefonata. Di mezzo ci sono difficoltà di formazione del personale e sindacali – basti pensare soltanto ai timori legittimi dei lavoratori. Però la reazione è di grande disponibilità”. AmCham in queste ore sta lavorando in stretto contatto con la diplomazia italiana, spiega Crolla. “Abbiamo facilitato i contatti tra l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio, che già di suo ha sempre curato la business diplomacy, con i ceo global delle corporation americane di medical devices. Possono citare 3M, GE Healthcare, Medtronic”. Uno sforzo che garantisce all’Italia la possibilità di approvvigionarsi di materiali che altrimenti è difficile far arrivare per problemi doganali o semplicemente per la scarsa volontà dei Paesi di privarsene. 

“Nei prossimi giorni lanceremo come AmCham un appello, tramite l’ambasciatore statunitense in Italia Lewis Eisenberg, al presidente Donald Trump di freeze the tariffs”, ci spiega Crolla. Che aggiunge: “Dobbiamo combattere una battaglia alla volta. E in questo momento è quella contro il coronavirus. Dopodiché ripartiremo con i negoziati commerciali. Ma ora serve che Washington rimuova i dazi”. 

Un gesto di questo tipo può produrre due risultati: dare sollievo all’economia in difficoltà ma anche rafforzare i rapporti transatlantici, continua Crolla. “Sta emergendo la necessità di riscoprire chi siamo, di chi possiamo fidarci e con chi possiamo lavorare e ricostruire ciò che verrà inevitabilmente distrutto. Quindi ben vengano gli aiuti da parte di qualsiasi nazione che ha già affrontato il problema, ma il nostro cuore e la nostra economia battono da sempre da un’altra parte”. 

In questa fase i rapporti tra Italia e Stati Uniti sono lasciati soprattutto al settore privato. Crolla ricorda il tweet di Trump con le frecce tricolori e dice: “Mi rendo conto che non ha spedito una mascherina ma non ricordo tweet simili con la Marsigliese. Alle mascherine, infatti, ci pensano le aziende americane, senza fanfare o foto o comunicati stampa o telefonate ai massimi vertici”. Ma, continua Crolla, “se ci fosse questo bel gesto da parte dell’amministrazione statunitense sarebbe una ripartenza, un new deal, un nuovo paradigma che va oltre la sua efficacia”. 

AmCham e Crolla furono tra i primi a sollevare delle perplessità sull’adesione dell’Italia alla Via della Seta. Ai tempi del coronavirus, ci dice, “temo che certi aiuti siano una sorta di cavallo di Troia”. “Il premier Giuseppe Conte fa benissimo a cercare contributi da qualsiasi parte possano arrivare anche sfruttando la firma del memorandum per la Via della seta”, continua Crolla. Che però avverte: “La proposta del presidente cinese Xi Jinping di creare la Via della seta della salute dopo la Via della seta sarà oggetto di analisi da parte dell’esecutivo, che terrà sicuramente in considerazione le riserve espresse dagli Stati Uniti in materia di 5G, come sottolineato anche dal Copasir”.

Bene gli aiuti dalla Cina in questo momento ma non dimentichiamoci del nostro storico alleato americano, illustra ancora Crolla. “Però le nostre radici, il nostro essere ciò che siamo oggi lo dobbiamo alla nostra alleanza e ai nostri legami con gli Stati Uniti: pensiamo allo smart working che stiamo adottando in questi giorni e che è uno dei know-how che ci hanno trasmesso le aziende americane. Dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare: in questo momento le multinazionali americane – cito i casi di Eli Lilly, Pfizer ed Exxon Mobil – stanno davvero aiutando il nostro Paese anche se non lo sappiamo”.

Guai, infine, a vedere nel rapporto Italia-Stati Uniti soltanto una questione ideologica e romantica. Infatti, spiega Crolla, “alla fine viviamo in un sistema capitalistico. Oggi la relazione transatlantica, in termini economici, è insuperata e probabilmente insuperabile. Ed è per questo che, ripeto, dobbiamo dare un segnale come il congelamento dei dazi”.


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