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Perché stare a casa? Ecco i numeri che spiegano il caso Italia

Nuove regole da seguire, restrizioni che arrivano di concerto dal governo, dalle Regioni e dal Viminale. Con una regola generale che vale per tutti: stare a casa.

Per capire perché il contenimento del contagio passa proprio dal limitare il più possibile la circolazione, Silvia Merler, head of Research di Algebris Policy & Research Forum, su Twitter ha lanciato alcune riflessioni esplicative, con grafici, che spiegano ai più le motivazioni di tali decisioni. Specificando che lei non è virologa né epidemiologa, ma semplicemente il suo thread può essere un tentativo di sensibilizzare con dati chiari e semplici.

Oggi, 9 marzo “la progressione dei casi totali registrati in Lombardia ha seguito passo passo la progressione di Wuhan. Tasso medio di crescita giornaliero circa 48%. I dati di oggi e ieri però mostrano un’accelerazione rispetto al controfattuale”. È da qui che dobbiamo partire per capire il perché.

merler 1

IL CONTENIMENTO E L’INTERVENTO TEMPESTIVO

Wuhan ha deciso di bloccare la circolazione “il 7° giorno dopo l’inizio dell’epidemia (ovvero dell’accelerazione strutturale nel numero di casi)”, spiega Merler. L’Italia invece ha aspettato il 16° giorno dall’inizio del contagio e le misure restrittive non sono state drastiche come quelle di Wuhan.

“Ad oggi, la progressione in tutta Italia (60 milioni di abitanti) è stata lievemente più lenta che nella provincia di Hubei (58.5 milioni di abitanti)”, continua l’esperta. Che aggiunge: ”Le misure andavano introdotte prima ma ora è fondamentale che siano rispettate se vogliamo evitare un’accelerazione generale”.
marler 2

Come detto da più fronti, uno dei problemi più seri da affrontare nel caso i contagi accelerassero, è il collasso del sistema sanitario nazionale, sistema che in alcune Regioni è già in condizioni non ottimali. Merler infatti indica un dato interessante: “Il 10% circa di casi totali richiede trattamento in terapia intensiva e i posti sono pochi”.

LA TENDENZA DEI PAESI EUROPEI 

Francia, Germania e Spagna oggi stanno seguendo la stessa progressione dell’Italia, ma in ritardo rispetto al nostro Paese. “In termini di casi per 10.000 abitanti, questi Paesi sono oggi dov’era Wuhan quando la Cina ha imposto il blocco. Noi eravamo lì 10 giorni fa”, specifica Merler. L’Italia ha atteso troppo per attuare strategie di contenimento aggressivo e questi Paesi europei “stanno per fare lo stesso errore”.

Merler 3

Ed è per questo che Merler conclude che “se assumiamo che Francia, Germania e Spagna aspettino un’altra settimana prima di introdurre blocchi e in questa settimana i casi crescano in media come in Italia prima di ieri, raggiungeremo un picco nei top-5 Paesi Ue intorno a fine marzo, assumendo che dopo il blocco i casi si evolvano come a Hubei. È un’ipotesi ottimistica, perché i blocchi saranno meno stringenti in Europa e più difficili da far rispettare. Ecco perché il nostro senso civico è la variabile più importante in questa equazione! STATE A CASA!”.

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