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Dai Gremlins alle Valchirie. Come i droni cambieranno il modern warfare

Di Marco Tesei

Partendo dal ciclo bretone delle leggende arturiane – narrato (tra gli altri) perfino da un santo della chiesa cattolica come Gildas di Rhuys – e passando per J.R.R. Tolkien, autore della trilogia best seller (purtroppo per lui postumo) del “Signore degli Anelli”, è indubbio come il genere fantasy debba molto agli anglosassoni. Tenendo fede alla loro tradizione di ispiratori del genere, agli inizi del Novecento ancora gli inglesi introducono nell’immaginario collettivo la specie dei “gremlin”. Pur riprendendo a piene mani le caratteristiche di altre specie ben più antiche come elfi e folletti, la loro nascita è particolare: non c’entra nessun monaco santo, tantomeno professori universitari, la loro leggenda non è stata tramandata attraverso un tomo miniato medievali o un best-seller con annessa trilogia cinematografica. I creatori del gremlin sono i piloti della Royal Air Force che, non riuscendo a spiegarsi i continui guasti meccanici nei velivoli, cominciarono ad incolpare questo presunto spiritello (probabilmente) immaginario, tratteggiato come di sicura indole malvagia e sabotatore per diletto.

È curioso come un centinaio d’anni dopo l’origine del mito (e anche due film piuttosto famosi negli anni ’80), gli americani decidano di dare il nome “Gremlins” ad uno dei velivoli sperimentali più ambiziosi finanziati dalla Darpa. L’X-61A Gremlins progettato da Dynetics a partire dal 2014, è un mezzo Uav dall’aspetto molto simile a quello di un missile teleguidato. A differenza di quest’ultimo però il Gremlins non solo è recuperabile dopo il lancio, ma è nativamente provvisto di tutta l’avionica necessaria per svolgere voli cooperativi “a sciame”. Per “sciame” si intende la capacità da parte di una serie di elementi, in questo caso droni, di cooperare in maniera attiva condividendo dati sulla posizione di ciascuno (senza bisogno di apparati esterni allo sciame stesso) ed informazioni ottenute dal payload del singolo velivolo, consentendo così di pianificare strategie coordinate e massimizzando l’efficienza dell’operazione svolta dallo sciame, esponenzialmente superiore rispetto al drone preso singolarmente. Il Gremlins condivide coi missili teleguidati anche le modalità di attivazione – a novembre nel corso del primo volo l’X-61A è stato sganciato dall’ala di un Hercules – e può teoricamente garantire 4 ore di persistenza su uno scenario di missione non troppo distante (circa 40 chilometri) pur potendo spingersi anche su scenari a quasi 500Km dal velivolo “madre”. Cosa possa effettivamente fare e di quale payload “operativo” questo mezzo verrà dotato, è tutt’ora oggetto di discussione. Per quanto i filmati fin qui mostrati tendano a trattarlo come un drone dedicato ad attività di guerra elettronica e sorveglianza per finalità di intelligence la forma, la velocità operativa (stimata in Mach 0.6) e i volumi ridotti lasciano intuire che il sacrificio dei Gremlin, magari anche caricati con esplosivo per effettuare bombardamenti mirati, non sia un’ipotesi così trascurabile.

L’X-61A è l’ultimo progetto previsto dagli Stati Uniti per disporre di sistemi dedicati al controllo dello spazio aereo nel caso di conflitti futuri. Dire “l’ultimo” tra l’altro non è un esercizio di stile: l’X-61A è, secondo la lista che comprende tutti i prototipi scientifici di interesse nazionale negli Stati Uniti, classificati secondo lo Us system of aircraft designations e identificati in gergo come “X-Planes”, quello con il numero seriale più elevato, e quindi il più recente. Da novembre 2019 il 61esimo X-Plane fa la sua comparsa nella lista ristretta dei velivoli sperimentali che, partita con il mitico Bell X-1, primo velivolo capace di superare il muro del suono nel 1946, si affianca ad un altro Ucav (la C sta per “Combat”) di assoluto interesse. Quel X-58 entrato nella gloriosa lista nel 2016 e (cosa molto rara) estromesso nel 2018 una volta superato lo stato di prototipo, ribattezzato Kratos XQ-58 Valkyrie e, ormai adulto, pronto ad assolvere alle sue funzioni da loyal-wingman del futuro. Se le finalità del Gremlins risultano ancora fonte di discussione e curiosità, il Valkyrie lascia intendere i suoi talenti anche solo guardandolo: un velivolo da nove metri (circa sette di apertura alare) con caratteristiche stealth, capace di arrivare a Mach 0.85 (e quindi molto più efficiente per affiancare i futuri caccia da combattimento aereo del futuro) e con un range operativo di 4000km.

Non sono comunque rari nel panorama internazionale progetti similari al Valkyrie (il loyal-wingman del futuro), tra cui quel Sukhoi Okhotnik (per gli amici Hunter-B) già menzionato tra queste pagine. L’originalità del Gremlins sta invece nel suo essere (al momento) un unicum assolutamente intrigante, in quanto capace di mescolare il dinamismo e la sacrificabilità di un drone con la capacità di cooperare non solo con la nave madre, ma anche con altri Gremlins fratelli per finalità che pur non strettamente riconducibili al combattimento aereo, non ne consentono una sua sottovalutazione in caso di combattimento aereo. Gremlins tutti ovviamente malvagi e dediti ad attività di sabotaggio di velivoli, in piena ottemperanza a quel folklore anglosassone da cui traggono il nome.


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