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Il made in Italy è sotto attacco della concorrenza sleale. L’allarme di Di Maio

Di Francesco Paravati

Un grido d’allarme, sicuramente un appello a tutti i protagonisti del Sistema Italia per stringersi intorno al Made in Italy e alle “imprese Italiane vittima in questi giorni di concorrenza sleale e pratiche scorrette da parte di molti Paesi nostri competitor, che cavalcano l’allarme ingiustificato del coronavirus”. Così il ministro Luigi Di Maio parso seriamente preoccupato nell’aprire i lavori il del Tavolo per il Piano straordinario 2020 e prime misure di sostegno all’export di fronte all’emergenza coronavirus alla presenza di mezzo governo, di quasi tutti i rappresentanti istituzionali del sostegno all’Export e dei vertici delle associazioni di categoria delle imprese italiane.

“Ci troviamo di fronte a un’emergenza imprevedibile e drammatica per le nostre imprese”, ha riconosciuto Di Maio allarmato per come l’epidemia stia incidendo negativamente sui principali settori dell’Industria Italiana: “È probabile che i fondi stanziati e le misure che qui decideremo di prendere per sostenere l’export non basteranno, perché ci troviamo di fronte a un pericolo imprevedibile e mai come in questi casi c’è bisogno di flessibilità e di ascoltare le proposte di chi rappresenta il sistema industriale italiano”, ha detto il ministro ai presidenti delle associazioni imprenditoriali riuniti nella Sala Conferenze della Farnesina.

Di Maio si è scagliato, seguito dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, contro le pratiche “inaccettabili di alcuni Paesi che stanno interrompendo i collegamenti con tutta l’Italia, quando abbiamo dimostrato che solo una minima parte del Paese è interessata da misure di emergenza per reprimere i focolai del virus, il resto d’Italia continua ad avere scuole uffici e aziende aperte non vedo perché quindi non possono continuare ad arrivare turisti e imprenditori per fare business”. Ci sono casi in cui a manager italiani è stato impedito il rientro sul lavoro nelle sedi all’estero delle nostre aziende o viene interdetto l’accesso a Paesi in cui deve poter fare business.

“Ciò è inaccettabile – ha detto ancora Di Maio – stiamo mettendo a punto un protocollo con le ambasciate degli altri Paesi in Italia che consentirà a chi è negativo al virus di continuare a viaggiare per lavoro come è giusto che sia”. Ma ciò che è ancora più grave per il ministro è il blocco delle merci italiane o peggio la richiesta di un bollino virus Free sulle merci provenienti dall’Italia che le dogane di alcuni Paesi stanno richiedendo, in assenza di qualsiasi direttiva internazionale, per consentire l’ingresso di prodotti made in Italy. “Si tratta di casi di concorrenza sleale e pratiche scorrette a favore del finto made in Italy che respingiamo e combatteremo con tutte le forze” ha affermato.

Ed è ancora fresco il caso dello spot della Tv francese sulla pizza al coronavirus che è al centro delle critiche del ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova: “È vergognoso quello che è accaduto in Francia, il cibo made in Italy è sano e non può subire questi vili attacchi che stanno mettendo in ginocchio le nostre aziende già piegate dagli effetti dell’epidemia. Abbiamo problemi a far partire i camion di prodotti alimentari dalla Sicilia e dalla Calabria per il Nord Italia e il Nord Europa, i lavoratori stagionali degli altri Paesi si rifiutano di venire in Italia e la nostra agriocoltura è in ginocchio”.

Non va meglio sul fronte del turismo, le cancellazioni delle prenotazioni, i ristoranti e gli hotel delle principali città d’arte deserti sono segni preoccupanti per un settore in cui l’Italia è leader da sempre e su cui si scatenano le mire di Paesi competitor che vorrebbero soppiantare l’Italia tra le mete turistiche più ambite “L’Italia è sana, dobbiamo investire in Comunicazione”, l’appello all’unisono dei ministri. E allora ecco le prime misure: L’Ice, Istituto del Commercio Estero rimborserà i costi alle aziende che hanno dovuto cancellare la loro partecipazione alle fiere, e le aziende Italiane potranno partecipare gratuitamente alle oltre 200 partecipazioni collettive di Ice nei mercati esteri fino a marzo 2021. Basterà a salvare il made in Italy dagli sciacalli del coronavirus?

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